Nel messaggio per la Giornata mondiale dedicata ai nonni e a chi è nella parte finale della vita (27 luglio) il richiamo al bene sempre da compiere: «Trasmettiamo la fede che abbiamo vissuto per tanti anni, in famiglia e negli incontri quotidiani»
Il
Papa: «Anziani, siete segni di speranza L’amore e la preghiera non hanno età»
«Ogni
parrocchia, ogni associazione, ogni gruppo ecclesiale è chiamato a diventare
protagonista della “rivoluzione” della gratitudine e della cura, da realizzare
facendo visita frequentemente agli anziani»
- di TOMMASO PICCOLI
- «Se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno ». Queste parole di san Paolo ai cristiani di Corinto sono l’ultima citazione del messaggio scritto da Leone XIV per la quinta Giornata mondiale dei nonni e degli anziani (27 luglio) e diffuso ieri. L’ultima citazione ma la più pregnante, perché è l’avvicinarsi alla risurrezione e alla beatitudine senza fine il vero motivo della speranza di cui è intessuto il messaggio stesso fin dal titolo Beato chi non ha perduto la sua speranza (cfr Sir 14,2).
«Nella Bibbia – scrive il Pontefice – Dio più volte mostra la sua provvidenza rivolgendosi a persone avanti negli anni. Così avviene, oltre che per Abramo, Sara, Zaccaria ed Elisabetta, pure per Mosè, chiamato a liberare il suo popolo quando aveva ben ottant’anni (cfr Es 7,7). Con queste scelte, ci insegna che ai suoi occhi la vecchiaia è un tempo di benedizione e di grazia e che gli anziani, per Lui, sono i primi testimoni di speranza. “Cos’è mai questo tempo della vecchiaia?” – si domanda al riguardo sant’Agostino – Ti risponde qui Dio: “Oh, venga meno per davvero la tua forza, affinché in te resti la forza mia e tu possa dire con l’Apostolo: Quando sono debole, allora sono forte” ( Super Ps. 70, 11)».
Ancora:
«Nel libro della Genesi troviamo il commovente episodio della benedizione data
da Giacobbe, ormai vecchio, ai suoi nipoti, i figli di Giuseppe: le sue
parole li spronano a guardare con speranza al futuro, come al tempo delle
promesse di Dio (cfr Gen 48,8-20). Se dunque è vero che la
fragilità degli anziani necessita del vigore dei giovani, è altrettanto vero
che l’inesperienza dei giovani ha bisogno della testimonianza degli anziani per
progettare con saggezza l’avvenire».
Il
Papa ricorda che il Giubileo, fin dalle sue origini bibliche, ha rappresentato
un tempo di liberazione e «guardando alle persone anziane in questa
prospettiva giubilare, anche noi siamo chiamati a vivere con loro una
liberazione, soprattutto dalla solitudine e dall’abbandono». Per questo motivo
«ogni parrocchia, ogni associazione, ogni gruppo ecclesiale è chiamato a
diventare protagonista della “rivoluzione” della gratitudine e della cura,
da realizzare facendo visita frequentemente agli anziani, creando per loro e
con loro reti di sostegno e di preghiera, intessendo relazioni che possano
donare speranza e dignità a chi si sente dimenticato ». A tale riguardo Leone
XIV fa presente una particolarità di questo Giubileo, normata dalla
Penitenzieria apostolica, ovvero che quanti non potranno venire a Roma
quest’anno in pellegrinaggio, possano anche «conseguire l’Indulgenza giubilare
se si recheranno a rendere visita per un congruo tempo agli anziani in
solitudine, [...] quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in
loro (cfr Mt 25, 34-36)».
Il
Papa riprende infine il libro sapienziale che ha ispirato il tema della
Giornata di quest’anno, il Siracide, che «afferma che la beatitudine è di
coloro che non hanno perso la propria speranza (cfr 14,2), lasciando intendere
che nella nostra vita – specie se lunga – possono esserci tanti motivi per
volgersi con lo sguardo indietro, piuttosto che al futuro. Eppure, come scrisse
papa Francesco durante il suo ultimo ricovero in ospedale, “il nostro fisico è
debole ma, anche così, niente può impedirci di amare, di pregare, di donare noi
stessi, di essere l’uno per l’altro, nella fede, segni luminosi di speranza” ( Angelus, 16
marzo 2025). Abbiamo una libertà che nessuna difficoltà può toglierci: quella
di amare e di pregare. Tutti, sempre, possiamo amare e pregare». Così «il bene
che vogliamo ai nostri cari – al coniuge col quale abbiamo passato gran parte
della vita, ai figli, ai nipoti che rallegrano le nostre giornate – non si
spegne quando le forze svaniscono. Anzi, spesso è proprio il loro affetto a
risvegliare le nostre energie, portandoci speranza e conforto».
Questa
l’esortazione conclusiva di Leone XIV: «Soprattutto da anziani, dunque,
perseveriamo fiduciosi nel Signore. Lasciamoci rinnovare ogni giorno
dall’incontro con Lui, nella preghiera e nella santa Messa. Trasmettiamo con
amore la fede che abbiamo vissuto per tanti anni, in famiglia e negli incontri
quotidiani: lodiamo sempre Dio per la sua benevolenza, coltiviamo l’unità con i
nostri cari, allarghiamo il nostro cuore a chi è più lontano e, in particolare,
a chi vive nel bisogno. Saremo segni di speranza, ad ogni età».
Leggi: MESSAGGIO DEL SANTO PADRE LEONE XIV PER LA V GIORNATA MONDIALE DEI NONNI E DEGLI ANZIANI
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