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venerdì 20 giugno 2025

ADOLESCENTI E VALORI


 
 Per adolescenti 

in deficit emotivo

nuove risposte educative 

sui valori

 

Centinaia di giovani sondati per ascoltarne gli stati d’animo e cogliere i princìpi ai quali ispirano la vita. Con alcune sorprese.

I quattro profili dallo studio dell’Osservatorio legato all’Università Cattolica: ambiziosi bilanciati, leader socialmente orientati, altruisti prudenti e indipendenti distaccati

Una generazione che fatica a governare i suoi sentimenti mostra di essere felice solo quando unisce obiettivi personali e apertura agli altri

La fotografia dell’Istituto Giuseppe Toniolo

 -         di ELENA MARTA*

-          I fatti di cronaca delle ultime settimane hanno prepotentemente costretto la società civile, le istituzioni, le famiglie a soffermarsi a riflettere su come stiano vivendo l’adolescenza i ragazzi e le ragazze e hanno messo in luce una crescente emergenza emotiva, che si manifesta in diversi ambiti e modalità e che sottende una preoccupante emergenza educativa.

Nella società dell’analfabetismo emotivo e dell’iperconnessione digitale si parla spesso della necessità di educare ai sentimenti. Ma con quali strumenti? Una nuova ricerca dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, pubblicata nel Rapporto Giovani 2025 (ed. Il Mulino), suggerisce una strada concreta e forse inaspettata: partire dai valori. Capire, cioè, quali princìpi guidino la giovane generazione nelle sue scelte quotidiane e come questi orientamenti si intreccino con il suo benessere emotivo. Il capitolo, firmato da Iori, Ellena, Marzana, Martinez Damia e Marta, si basa su un’indagine condotta su un campione rappresentativo per età, genere, area geografica e tipo di scuola, composto da 800 adolescenti. La ricerca si è servita di un questionario basato sulla teoria dei valori di Schwartz, che individua dieci domìni valoriali (tra cui potere, successo, edonismo, stimolazione, autodirezione, universalismo, benevolenza, tradizione, conformismo e sicurezza), che possiamo considerare un po’ come “motori” dell’agire umano.

I quattro gruppi

L’ analisi ha permesso di identificare quattro gruppi di adolescenti, ognuno con un proprio profilo valoriale differente.

- Il gruppo di ambiziosi bilanciati: sono ragazzi e ragazze che puntano al successo e all’indipendenza, ma senza trascurare la stabilità e il rispetto per gli altri. Potremmo immaginarli come studenti determinati a ottenere buoni risultati scolastici, ma attenti anche al clima di classe e al proprio equilibrio personale.

- Il gruppo di leader socialmente orientati: sono giovani molto ambiziosi, che vogliono farcela nella vita, ma attribuendo valore alla collaborazione, alle regole e alla giustizia sociale. Sono quelli che partecipano con entusiasmo, guidano progetti scolastici e si mettono a disposizione degli altri.

- Il gruppo di altruisti prudenti che mostrano poco interesse per la competizione o il potere. Cercano ambienti sicuri, relazioni affidabili e agiscono per il bene comune. Magari non alzano la voce, ma sono quelli su cui si può contare davvero.

- Il gruppo di indipendenti distaccati, infine, appaiono più disillusi: danno poco peso sia alle ambizioni personali sia ai valori sociali. Tendenzialmente meno coinvolti, fanno più fatica a trovare un orientamento valoriale chiaro, e anche emotivamente si mostrano più spenti. T ra le variabili demografiche analizzate, solo la tipologia di scuola frequentata ha mostrato una relazione significativa con i profili valoriali: gli istituti tecnici tendono ad accogliere più “ambiziosi bilanciati”, i professionali più “leader socialmente orientati”, mentre nei licei prevalgono gli “altruisti prudenti”. Questo fornisce un dato empirico a un sentire comune: anche i percorsi formativi hanno una relazione con i valori. Ma ciò che colpisce maggiormente è il forte legame tra valori e stati emotivi (disperazione, ottimismo, gioia, speranza, desiderio di lottare). Il dato forse più sorprendente (ma neanche così tanto, a pensarci bene)? I giovani e le giovani che provano più ottimismo, gioia, speranza e desiderio di lottare appartengono al gruppo di leader socialmente orientati; non sono quindi le persone più egocentriche quelle che stanno meglio, ma quelle che sanno coniugare i propri obiettivi con l’apertura verso l’altro. Al contrario, chi è più distaccato mostra meno positività. Una lezione preziosa, che va in controtendenza rispetto ai miti dell’individualismo contemporaneo. La speranza – sentimento oggi tanto fragile nella giovane generazione – sembra germogliare proprio là dove si coltivano valori di cura e rispetto.

Questo porta a una riflessione operativa: di fronte al disagio emotivo degli adolescenti non bastano risposte cliniche o individuali. Servono anche prospettive educative, comunitarie, preventive. Parlare di emozioni, oggi, significa anche interrogarsi su quali valori collettivi vogliamo trasmettere. Valori che aiutino i ragazzi e le ragazze a sentirsi parte di qualcosa di più grande, che diano senso alle difficoltà, che accendano fiducia. Possiamo garantire interventi di questo tipo, insieme a quelli terapeutuci?

Educare ai valori

Ecco allora un messaggio potente: educare ai sentimenti significa anche educare ai valori. Coltivare valori come la cura, la solidarietà, la giustizia e l’empatia non è solo una questione etica, ma una via concreta per nutrire benessere emotivo e speranza. In un tempo in cui molti e molte adolescenti si sentono smarriti/ e o schiacciati/e da aspettative e solitudini, ripartire da una riflessione sui valori del nostro tempo è forse il gesto educativo più urgente e più necessario. P erché questa riflessione sia efficace e si traduca concretamente in un cambiamento, come è stato evidenziato nel volume Adolescenti e vita emotiva (ed. Vita e Pensiero, a cura di Iori, Ellena, Marta), sono ormai non solo necessarie ma urgenti alcune azioni. In primo luogo, è necessario mettere in atto un ascolto reale della voce dei giovani, progettare e realizzare azioni con loro e non per loro. Si tratta di favorire occasioni, luoghi, esperienze che facilitino la costruzione di progetti di sé e di senso per la propria esistenza. Occorre poi offrire spazi fisici e di senso, guidati da professionalità capaci e riconosciute, in grado di ricevere le domande degli stessi adolescenti e di offrire incontri e relazioni intergenerazionali. In secondo luogo, è importante superare un concetto di genitorialità intesa in modo privato per accedere a una genitorialità e generatività sociali. Occorre supportare i genitori nell’andare oltre stili educativi incerti e contraddittori che producono comportamenti soffocanti o eccessivamente tolleranti e comunque incapaci di negoziare i divieti. È però anche importante attivare progetti non solo focalizzati su temi strettamente “genitoriali” ma ricordarsi che i genitori sono uomini e donne, con i loro bisogni, fatiche e desideri. È bene, quindi, offrire anche occasioni e momenti di incontro spontaneo, “leggero” tra adulti che sono anche genitori. I n terzo luogo, nella consapevolezza che la scuola è un elemento fondamentale nella vita degli /delle adolescenti anche per la sua capacità/ possibilità di sviluppo di comunità, è indispensabile aiutare questa istituzione a compiere scelte coraggiose che la configurino non solo come agente di trasmissione di conoscenze e saperi ma anche come agenzia educativa in senso pieno, attenta alla formazione esistenziale ed emotiva.

Patti educativi

Infine, è necessario ricostruire patti educativi e comunità educanti che coinvolgano scuole, Pubbliche Amministrazioni, Regioni, Comuni, Asl, Terzo settore, il Privato sociale (e non), Parrocchie, Oratori, Centri sportivi e altre realtà aventi finalità educative, servizi socioeducativi per ri-fare comunità, contrastare l’isolamento e l’indifferenza reciproca, recuperare il senso del “noi”, costruire un “abitare insieme” il mondo, che promuova empatia, solidarietà, fiducia e speranza.

 

*Docente di Psicologia sociale e di comunità all’Università Cattolica Membro del Comitato scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi superiori

 

www.avvenire.it

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