Una
piccola finestra su un mondo possibile, con giovani che studiano le situazioni
di Paesi lontani, in atteggiamento inclusivo, responsabile, attivo verso le più
grandi sfide del mondo, sebbene in modo simulato. Le delegazioni erano
assolutamente equilibrate dal punto di vista del genere, una in particolare,
che simulava la Commissione sulla condizione delle donne (Csw),
organo del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (Ecosoc),
doveva approfondire strategie per implementare la parità di genere e
l’avanzamento dei diritti delle donne.
Questa
commissione è il principale organismo intergovernativo globale e si dedica alla
verifica della realizzazione dei punti della Dichiarazione di Pechino (1995)
dedicata alla promozione delle donne e dell’uguaglianza di genere.
Approfondendo tali tematiche delle giovani donne potrebbero farsi delle domande
rispetto alla distanza di molte posizioni ecclesiali da quelli che vengono
considerati diritti da promuovere.
Il
cammino delle donne verso una piena e paritaria partecipazione nella società e
nella Chiesa è uno dei grandi temi del nostro tempo. È un percorso segnato da
conquiste significative. Come un fiume che scorre verso il mare, questo
movimento ha conosciuto rapide impetuose e anse placide, ha incontrato dighe e
deviazioni, ma non ha mai smesso di avanzare.
Guardando
indietro, non possiamo non riconoscere i passi da gigante compiuti nelle ultime
decadi. Nelle società occidentali, le donne hanno conquistato diritti
fondamentali: dal voto all’istruzione, dall’accesso alle professioni alla
tutela contro le discriminazioni. Oggi vediamo donne ai vertici di aziende, in
parlamento, nelle aule dei tribunali e nei laboratori scientifici. La cultura
stessa si è evoluta, mettendo in discussione stereotipi di genere radicati da
secoli.
Un
esempio significativo di progresso legislativo recente è la Direttiva Ue sulla
trasparenza salariale, approvata nel 2023. Questa legge obbliga le aziende con
più di 100 dipendenti a fornire informazioni sulla differenza retributiva tra
uomini e donne, imponendo misure correttive in caso di divario superiore al 5%.
Sarebbe
ingenuo tuttavia pensare che il cammino sia compiuto. Le statistiche ci
ricordano impietosamente che la parità salariale resta un miraggio in molti
settori. La violenza di genere continua a essere una piaga sociale, alimentata
da pregiudizi duri a morire. Molte donne si trovano ancora costrette a
scegliere tra carriera e famiglia, in un sistema che fatica a riconoscere il
valore sociale della paternità e della cura.
Volgendo
lo sguardo alla Chiesa, il quadro si fa ancora più complesso.
Papa Francesco ha compiuto gesti significativi,
nominando donne in ruoli di responsabilità mai ricoperti prima all’interno
della Curia Romana. Il dibattito sul diaconato femminile, riaperto dal Pontefice, è segno di una Chiesa che si interroga e cerca
nuove strade.
In
Svizzera, la diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo ha nominato nel 2021
Marianne Pohl-Henzen come vicaria episcopale, la prima donna a
ricoprire questo ruolo di alta responsabilità nella Chiesa cattolica svizzera.
Con tale incarico ha un’autorità significativa nella gestione pastorale e
amministrativa della diocesi.
Fuori
dall’Europa, in Amazzonia, suor Laura Vicuña Pereira Manso è stata nominata nel
2022 amministratrice ecclesiastica della Prelatura di São
Félix do Araguaia in Brasile, in assenza di un vescovo. Questo ruolo le
conferisce la responsabilità di guidare la prelatura, ruolo tradizionalmente
riservato al clero maschile.
IL
FRENO A MANO ANCORA TIRATO
Tuttavia,
non possiamo ignorare le resistenze che ancora persistono. Certe mentalità
tradizionaliste faticano ad accettare un ruolo più incisivo delle donne
nella governance ecclesiale. Nel campo della teologia e
dell’insegnamento, se pur con notevoli eccezioni, la voce femminile stenta
ancora a trovare piena cittadinanza.
Che
fare, dunque? La strada da percorrere è ancora lunga, ma non impossibile. Nella
società, è necessario continuare a lavorare per una vera parità di opportunità,
che passi attraverso politiche concrete di sostegno alla genitorialità, di
contrasto alla violenza, di promozione dell’educazione. Servono leggi, certo,
ma ancor più serve un cambiamento culturale profondo, che riconosca nella
diversità una ricchezza e non una minaccia.
Nella
Chiesa, il cammino sinodale, seppure con varie disillusioni, è ancora
un’occasione preziosa per smuovere le acque. Si tratta di riconoscere i carismi
affidati alle donne come agli uomini come dono dello Spirito per l’intera
comunità e, dunque, nei casi opportuni, da rendere ministeri stabili. La sfida
è quella di una Chiesa che, almeno alle nostre latitudini, si fa numericamente
più piccola, ma dove la corresponsabilità tra uomini e donne è vissuta come
espressione autentica del Vangelo e ricerca di autenticità e pienezza umana.
Come ci ricorda Papa Francesco, “l’alleanza dell’uomo e della donna è
chiamata a prendere la regia della società nel suo complesso” (Amoris
Laetitia, 201).
Beati
quelli e quelle che con pazienza e determinazione sapranno riconoscere i
pregiudizi che ci abitano nel profondo, affrontare con coraggio le resistenze e
accogliere con umiltà il nuovo: saranno testimoni e artefici di una cultura del
vero rispetto e della valorizzazione reciproca.
IMPLICAZIONI
PER IL FUTURO
Ogni
volta che una donna viene riconosciuta per le sue capacità e non per il suo
genere, ogni volta che un uomo si fa carico della cura familiare senza sentirsi
sminuito, ogni volta che nella Chiesa si ascolta con rispetto la voce profetica
di una donna, facciamo un passo avanti verso il «tutti voi siete uno in Cristo
Gesù» (Gal 3,28) che annuncia Paolo.
Le
implicazioni teologiche di una maggiore partecipazione femminile nella Chiesa
sono profonde. La teologia femminista ha già arricchito la riflessione
ecclesiale, offrendo nuove prospettive sull’interpretazione delle Scritture e
sulla comprensione dei dogmi.
La
stessa immagine di Dio in prospettiva femminile si arricchisce
di sfumature. Se sia l’uomo che la donna sono creati a immagine di Dio, come
possiamo riflettere più pienamente questa realtà nelle strutture e nei
ministeri ecclesiali? Si tratta di riconsiderare la natura dell’autorità nella
comunità cristiana e questo si riflette anche in una nuova visione dell’umano
all’interno dell’intera creazione.
La
questione tocca il cuore della nostra comprensione dei sacramenti e dei
ministeri, compresi quelli ordinati alla cura e guida della comunità, a partire
dal sacerdozio battesimale, ancora concetto misterioso per molti fedeli.
Il
cammino verso una piena partecipazione delle donne nella Chiesa e nella società
è un segno dei tempi che non possiamo ignorare. Ciascuno di noi, uomo o donna,
si senta interpellato a fare la propria parte, con fiducia e speranza, per
costruire una Chiesa e una società più giuste, più inclusive, più conformi al
sogno di Dio per l’umanità.
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