Vanno vietati i social fino a 12 anni»
Lo psichiatra e sociologo: «Cambiamento in atto da anni ma non abbiamo voluto accorgercene.
Genitori troppo permissivi, hanno concesso ai propri figli la patente di adulti».
di
Riccardo Bruno
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«Non
si dica che è una cosa recente, sono cambiamenti in atto da anni, anche
decenni, ma di cui non ci siamo voluti accorgere. Lo dico chiaramente, anche a
costo di essere considerato retrogrado o peggio: io non penso che a una
ragazzina o un ragazzino si debba concedere di fare una seratona, con alcol,
droga e sesso. A 13 anni mica diamo la patente per guidare, invece abbiamo dato
ai nostri figli la patente di adulto».
«La
prima avvisaglia è arrivata con la tv — ricorda —, siamo passati dalla nonna
del Corsaro nero ai cartonati animati giapponesi senza colpo ferire. Poi è
arrivata la Playstation, ma adesso con i social è come aver fatto un salto da
una 500 alla Formula 1».
Tutta colpa dei social?
«Sono
stati dei moltiplicatori di violenza incredibili».
«Credo
che i telefonini andrebbero vietati almeno fino a 12 anni. Su questo mi ha
chiesto un parere anche il ministro dell’Istruzione Valditara, sono d’accordo
su tutta linea a una decisione di questo tipo».
«Io
su questo sarei più cauto. Più che alla consapevolezza io credo
all’indifferenza. Forse ha solo preso paura».
«La
famiglia non c’è più, intesa anche in senso più contemporaneo, per intenderci
quella del Dopoguerra. I genitori non sanno cosa fare, l’unica cosa che hanno
capito è che bisogna concedere tutto ai figli, aprire totalmente la diga. I
genitori di questi dodicenni hanno 40-45 anni, e sono i peggiori della storia,
perché sono cresciuti con l’idea che mettere limiti è una cosa riprovevole, che
va agevolata la vita dei ragazzi in tutti i modi».
«Chi
ha inventato la comfort zone? I quarantenni, non certo i nonni. Rappresentano
una generazione privilegiata, sono persone che rifiutano la fatica. E sono
quelli che vogliono abolire tutti i voti scuola. Strano a dirsi che nell’Italia
della Montessori, di don Milani, siamo diventati così ignoranti, così
indifferenti nei confronti dei nostri figli più piccoli».
«È
sparita come la famiglia. I professori che sento o che mi scrivono, quei pochi
che ancora hanno amore per la loro professione, mi dicono che sono imbarazzati,
intimoriti perfino atterriti perché hanno paura di fare qualsiasi cosa. Perché
vengono emarginati, derisi, diventano oggetto di violenza. Anche nella scuola
materna i bambini sono abituati a comandare. E se i maestri li puniscono,
arriva un genitore a protestare: “Come si permette di trattare così mio
figlio?”».
«Lo
ripeto, togliere i social ai più piccoli. Credo che avrebbe un enorme impatto
mediatico, una decisione forte, ma alla mia età non sono ingenuo. Mi chiedo
quanti sarebbero d’accordo, anche tra i leader politici, e quanti invece
inizierebbero a eccepire dei se e dei ma. Penso più a questa seconda
possibilità, espressione della nostra resa generale, anche della nostra
pavidità».
«No,
sono ben informato. È una cosa diversa».
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