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domenica 6 ottobre 2024

L'INNOVAZIONE EDUSOSTENIBILE


 L’evento di giorno 5 ottobre relativo alla 

“1^ EDIZIONE EXPO’ DELL'INNOVAZIONE EDUSOSTENIBILE 2024", 

organizzato dall’ AIMC Nazionale in occasione della giornata mondiale dell’insegnante, ha inteso porre l’accento sull’importanza dell’Educazione per affrontare le sfide della Sostenibilità e per plasmare un Futuro che apporti benessere alle generazioni presenti e future.  

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di - di Maria Torrisi                                                                                                 

In apertura, la Presidente AIMC, Esther Flocco, si è soffermata sull’importanza dell’educazione perseguibile attraverso l’integrazione e la sinergia tra i vari nuclei: ambiente, economia, società e cultura. Ergo, si deve puntare ad una educazione di qualità che guardi all’alleanza educativa tra scuola, famiglia, docenti, enti, associazioni culturali e sportive, Chiesa, organizzazioni non governative, aziende… Abbandonare, dunque, l’autoreferenzialità della scuola per convertirla in comunità educante, che insieme alle altre realtà territoriali,  uniscono gli sforzi in un “Patto educativo” per la co-progettazione, co-gestione e co-finanziamento di attività intese a combattere la povertà educativa e la dispersione scolastica. È fondamentale, ha sottolineato la presidente AIMC, puntare alla corresponsabilità dell’azione in vista della finalità ultima del benessere, della crescita educativa e formativa degli studenti e della costruzione del loro futuro. 

È questa la prospettiva anche del modello di Scuola Senza Zaino, i cui valori fondamentali, relativi a: ospitalità, responsabilità, comunità, sono stati illustrati dalle insegnanti referenti che hanno relazionato e organizzato laboratori ad hoc.

La “Scuola Senza Zaino”, la cui caratteristica è quella di essere una scuola a misura dell’allievo, si pregia di offrire agli alunni ambienti belli, colorati e accoglienti; dare spazio all’alunno per l’esplorazione, la ricerca, la curiosità; costituirsi quale luogo in cui la responsabilità viene a realizzarsi attraverso esperienze concrete, in autonomia di movimento e di scelta, perché hanno a disposizione le cosiddette Ipu  ovvero Istruzioni per l’Uso.  Le IpU, sono applicabili sia a livello didattico per quanto riguarda l’ambito cognitivo, riguardo i vari nuclei disciplinari, la risoluzione di probemi,… che a livello organizzativo-relazionale, per il lavoro di piccolo e grande gruppo, in agorà, nei tavoli a isole, durante le attività di routine; sia a livello logistico per la gestione delle classi, come registrare le presenze, riordinare il materiale, l’aula,…

Tutto si svolge all’insegna del confronto, della condivisione, della collaborazione, risolvendo problemi, superando sfide e perseguendo obiettivi comuni in un clima di classe che si prende cura degli studenti, favorisce la cooperazione, l’organizzazione e la comunità. Un “apprendimento attivo”, che parte dall’esperienza per “esperire i concetti con le mani”, come diceva Maria Montessori, per poi proseguire il lavoro per tematiche.  Una scuola, dunque, che ha a che fare con la soluzione di problemi, con lo sviluppo non solo di abilità intellettuali ma anche manuali, sociali, relazionali, comportamentali ed etiche.

Nel modello di Scuola Senza Zaino, che si ispira alla pedagogia di autori come Pestalozzi, Rousseau, Dewey, Freinet, Cousinet, Steiner, Montessori, Bruner, Vygotskij, Gardner, viene a rispecchiarsi la pedagogia di Don Milani, vivamente sostenuta da Edoardo Martinelli, allievo di Don Milani, che, partendo dalla scrittura collettiva come palestra di Educazione ha inteso far rivivere l’impegno, l’azione, la dedizione, che Don Milani metteva nell’insegnamento; non a caso l’ "I Care“, come “stemma” rappresentativo della Scuola di Barbiana. Attraverso i suoi racconti, Martinelli è riuscito a sviluppare una vera e propria “radiografia” di quello che era per Don Milani il rapporto educativo tra insegnante e studente, paragonabile a quello socratico, all’insegna di una dialettica complessa e aporetica, che esige dedizione, amore e cura ma che, al contempo, non rinuncia all’esercizio della propria autorevolezza.

Il “fare scuola” di Don Milani, caratteristico della sua pedagogia dell’emancipazione, finalizzata allo sviluppo di ogni individuo per “far fiorire” il proprio essere, per diventare cittadini consapevoli e attivi, ci insegna come realizzare un insegnamento/apprendimento, partendo in primis, dal contesto reale. Per Don Milani, qualsiasi contesto, ogni ambiente, ogni cosa a cui si presta attenzione e interesse, “il momento occasionale”, così come era chiamato dal priore, è cultura! L’educatore non deve “trasmettere” la conoscenza, perché la conoscenza se la crea l’alunno stesso, mattoncino sopra mattoncino, ha affermato Martinelli, per cui il vero insegnante “è quello che avendo programmato una cosa, esce dalla scuola avendo trattato tutta un’altra cosa da quella programmata!”

In questo percorso di emancipazione umana c’è l’idea dell’umanesimo integrale di Maritain, c’è l’attenzione sociale per una scuola di tutti, a servizio degli “ultimi”; di una scuola che non può e non deve lasciare indietro nessuno. Un’idea di scuola sostenuta da Giuseppe Desideri, Presidente della Fondazione AIMC, che nei suoi interventi ha confermato tali concetti, focalizzando l’attenzione sulla “edusostenibilità” intesa come “Educazione” a 360 gradi. Educazione come “agente di cambiamento” per scardinare le abitudini, al fine di realizzare una società più equa, sostenibile ed inclusiva, perché il futuro passa per le aule!

Necessità, pertanto, che anche i governi sostengano settori come la bioedilizia, l'architettura sostenibile per abbattere le barriere, nell’ottica di una piena inclusività, e la predisposizione di aeree verdi per garantire migliori condizioni di vita, supportate da città sostenibili ed eco-villaggi. È necessario, dunque, investire nell’istruzione, nella sicurezza sociale e nel benessere individuale e collettivo per poter sperare in un futuro equo e sostenibile.

Una Educazione che chiama in causa innovativi modelli di insegnamento/apprendimento, che avverte il docente di “non preoccuparsi solo di “istruire” dall’alto di una cattedra, ma che lo incita a scendere in campo, tra i tavoli, tra i discenti; che lo esorta a fare un passo indietro per consentire all’alunno di fare un passo avanti”. Una educazione che spinge anche alla realizzazione di modalità nuove di progettazione di attività interdisciplinare, all’acquisizione di valori, allo sviluppo del pensiero critico, ricerca e risoluzione di problemi, alle metodologie didattiche innovative e multimediali, a essere ognuno, parte attiva nella progettazione delle attività, nel comprendere i problemi globali a partire dal contesto locale. Perché Educare alla sostenibilità significa “assumere un’ottica multidisciplinare e globale, che coinvolge il tema della cittadinanza e dei diritti umani, del rispetto dell’ambiente e delle diverse culture”, i cui principali riferimenti sono l’Agenda ONU 2030 e le Linee guida per l’Educazione civica del Ministero dell’Istruzione. Utilizzare l’educativo, ha sottolineato Desideri, quale parametro di misurazione per l’impatto che una specifica azione viene a determinare, in qualsiasi contesto si viene ad operare, è lo strumento per eccellenza al fine di puntare dritto all’ultimo livello di una scala di 5 livelli così composta: 1.“very negative impact”, 2.“negative impact”, 3. “neutral impact”, 4.“positive impact”, 5. “development impact”. 

Una educazione di qualità, dunque, atta a garantire pari opportunità, intesa come equità, affinché ognuno abbia possibilità di sviluppo e partecipazione, alla luce anche del ruolo della tecnologia e dell’innovazione digitale. Pertanto, l’esigenza di puntare ad una adeguata formazione sia degli insegnanti che degli studenti, per quanto riguarda in modo particolare la sicurezza delle informazioni e della comunicazione, per impedire l’accesso a potenziali contenuti dannosi, in una scuola sempre più connessa e innovativa, è alta!

Con Davide Piccolo, si è parlato dell’attenzione che si deve rivolgere al digitale, sia per limitarne i rischi che per coglierne le opportunità. L’esperienza nei laboratori ha coinvolto i partecipanti nella sperimentazione di tecnologie di augmented reality, strumenti in grado di coinvolgere alunni e docenti in azioni didattiche innovative che andando al di là delle mura scolastiche, permettono di avere interconnessioni con ambienti esterni.

Una scuola, quindi, che deve adeguarsi ai cambiamenti della società, affinché gli studenti acquisiscano competenze spendibili nel mondo del lavoro e non vengano esclusi in contesti in cui l’IA diventa sempre più imperante. A tale scopo, ha concluso Piccolo, lo strumento tecnologico non deve rappresentare un ostacolo, un problema, ma deve essere considerato un aiuto, supportato eticamente.

I vari interventi e le attività che si sono succedute nel corso della giornata hanno, dunque, posto l’accento su una scuola che ha a cuore non solo l’istruzione, ma, anche e soprattutto l’Educazione, intesa come “educere”, che aderisce alla sua etimologia di tirar fuori, ciò che di meglio c’è nell’essere di ogni allievo.

Rendere i ragazzi protagonisti della loro formazione, attraverso esperienze concrete in grado di mobilitare le loro attitudini, abilità e capacità personali, in vista di un agire competente in qualsiasi contesto, favorendo la vita comunitaria, la condivisione, la cooperazione, la solidarietà, l’educazione ai valori, sono le finalità che la scuola deve perseguire insieme alle famiglie, enti, associazioni e imprese del territorio, allo scopo di costruire una effettiva comunità educante. Ma, ancor più, tornando alla giornata dedicata all’insegnante, la Presidente Esther flocco, ha ribadito che insegnare è la cosa più difficile e che una relazione positiva tra insegnante e alunno  è possibile se l’insegnante svolge il suo lavoro con passione o meglio se il suo lavoro è corroborato dal senso e dalla pienezza della “vocazione”. Vocazione che non si riferisce solo ad un particolare stato di vita religiosa, ma fa riferimento ad una condizione più ampia che è quella condizione che permette ad ognuno di trovare il senso della propria vita, trovando e attuando, appunto, la propria vocazione! 

Ripensare l’Educazione nel suo complesso e ripensare il ruolo dell’insegnante, di colui che lascia il segno, nell’ottica della Edusostenibilità, significa progettare il Futuro. Tema questo tanto caro a Papa Francesco, per il quale pensare all’educazione significa pensare al futuro dell’umanità.

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