VOCATI alla
GENERATIVITA'
-
di
LEONARDO BECCHETTI
L’estate è un tempo prezioso di pausa dalla routine
lavorativa e contemplazione della natura che ci porta a riflettere su ciò che è
essenziale nella nostra vita («Se non siamo alla ricerca dell’essenziale allora
cosa cerchiamo?», il bel titolo del Meeting di Rimini). Da un altro bellissimo
evento “in cammino”, quello della Route degli scout adulti italiani, arriva un
messaggio sintetico ma fondamentale per la nostra comunità, spesso afflitta in
tanti, troppi suoi membri da povertà di senso e depressione, oltre che
difficoltà economiche. La felicità esiste ma si conquista... con i piedi.
Ovvero senza mettersi in cammino è impossibile da raggiungere. Sono tutti
messaggi coerenti con quanto la frontiera delle scienze sociali e l’economia
civile oggi raccontano e hanno imparato dell’essere umano. Siamo cercatori di
senso del vivere, bisognosi di riconoscimento e affamati di relazioni. Nasciamo
da un dono genitoriale che ci spinge a ricambiare verso altri e siamo dunque
vocati alla generatività. I dati sugli individui in tutto il mondo confermano
che queste tre variabili (senso del vivere, qualità della vita di relazioni,
generatività) sono i tre capisaldi di una vita felice, soddisfacente e ricca di
senso.
Ma il ritorno alle nostre occupazioni farà scontrare molti
di noi con la dura realtà del fatto che gli ingranaggi sociali (vere e proprie
“strutture di peccato” o semplicemente percorsi che l’ingegno delle generazioni
passate non è riuscito a costruire migliori) ci allontanano da questa meta e
rendono spesso i nostri cammini di vita vie povere di senso. La domanda
“generativa” fondamentale alla ripresa delle attività diventa dunque questa:
come orientare la rotta nella direzione giusta superando gli ostacoli che
abbiamo davanti?
E come indicare vie di
soluzione personale e politica per i membri delle nostre comunità sulle grandi
sfide che ci aspettano (pace, transizione ecologica, intelligenza artificiale e
lavoro, demografia)? Ripartiamo in Italia forti di un metodo e di alcuni
capisaldi già collaudati. Abbiamo un ricco e ammirevole percorso di riflessione
scandito dai festival, reti virtuose di società civile al lavoro, know how che
nasce dalle esperienze sul campo di buone pratiche che si è incontrato e
consolidato in una visione/spartito e in un paradigma “relazional/personalista”
che colma un vuoto nella cultura contemporanea. L’obiettivo è quello di
dialogare in modo sempre più fecondo su questi temi con la classe politica e
con pezzi del Paese disperati, isolati e alla deriva. Per farlo, non possiamo
che partire laddove troviamo le persone, ovvero da risposte ai problemi di oggi
in grado di incarnare quella visione: dalla lotta alla povertà e alle
diseguaglianze, dalle politiche socialmente sostenibili sulla transizione ecologica,
alle strategie di de-escalation per i conflitti, alla distribuzione equa dei
benefici dell’innovazione dell’intelligenza artificiale, alle risposte in
sanità di fronte a una domanda che, in una popolazione che invecchia e con anni
non in buona salute che aumentano, rischia di diventare progressivamente
infinita.
Il dibattito di questi
giorni sullo ius scholae è un esempio di come questo possa avvenire fuori da
risse ideologiche portando avanti il progresso civile nel Paese. La demografia
manda in crisi la vitalità del mercato del lavoro, la tenuta dei sistemi previdenziali
e pensionistici. Ma in soccorso possono e devono arrivare più giovani stranieri
con meccanismi di selezione che premino coloro che con la loro vita
testimoniano volontà d’investimento ed integrazione ed aspirazione a migliorare
le loro opportunità nel nostro Paese. Le due parole chiave che possono tenerci
sul sentiero giusto sono partecipazione e generatività. La prima non è solo
condizione necessaria personale per una vita ricca, ma anche condizione
necessaria sociale per una democrazia in salute. La seconda è quella che nelle
edizioni passate del Festival Nazionale dell’Economia Civile, in collaborazione
con “Avvenire”, abbiamo trasformato in indicatore di benessere in grado di
offrire mappe di misurazione della capacità delle province italiane di creare
condizioni per la fioritura di vita delle persone.
Quante vie nuove di
generatività riusciremo a creare e quante delle esistenti ad allargare? Perché
è velleitario descrivere mondi ideali senza indicare in che modo concretamente
dai labirinti in cui ci troviamo è possibile muovere verso di esse. L’itinerario
dei grandi eventi festival prosegue e serve proprio per attivare risposte di
comunità e reti mettendo in moto processi creano condizioni favorevoli per
l’emersione di soluzioni non già precostituite durante il cammino. Anche la
verità e il progresso civile (come la felicità) si conquistano con i piedi.
www.avvenire.it
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