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sabato 3 agosto 2024

CERCARE IL SIGNORE


 Domenica 4 Agosto 2024

Commento al brano del Vangelo 

 Gv 6,24-35

 

Questa domenica prosegue la lettura del sesto capitolo del Vangelo  secondo Giovanni, che alcuni studiosi definiscono “il discorso eucaristico”. Gesù, infatti, ci prende per mano e dalla moltiplicazione dei  pani giunge a parlare di sé come pane della vita, capace di saziare l’anelito di infinito che portiamo nel cuore. Soffermiamoci in particolare  su due passaggi.

 Primo: perché cerco Gesù? Nel Vangelo la folla insegue Gesù e quasi lo  rimprovera per essere andato altrove dopo aver moltiplicato i pani. Gesù  ne svela il motivo: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché  avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete  saziati». Ecco il rischio: cercare il Signore soltanto per avere benefici  materiali o per risolvere i nostri guai, oppure seguirlo soltanto finché ci  dà quel che chiediamo. 

 È vero, spesso lo cerchiamo nell’ora del bisogno; molti se ne fanno una  colpa ma Gesù di certo non se ne stupisce, anzi, è una benedizione  cercarlo nell’ora dell’afflizione! Significa che, finalmente, iniziamo a  capire che da soli non ce la facciamo, che abbiamo bisogno del suo aiuto.  Il problema è se poi non facciamo il salto di qualità, aprendoci ad una  relazione vera con Lui, decidendoci a seguirlo. Come ci ha ricordato papa  Francesco: «tra le tante tentazioni ce n’è una che potremmo chiamare  tentazione idolatrica. È quella che ci spinge a cercare Dio a nostro uso e  consumo, per risolvere i problemi, per avere grazie a Lui quello che da  soli non riusciamo ad ottenere, per interesse. Ma in questo modo la fede  rimane superficiale e anche – mi permetto la parola – miracolistica:  cerchiamo Dio per sfamarci e poi ci dimentichiamo di Lui quando siamo  sazi.

 Al centro di questa fede immatura non c’è Dio, ci sono i nostri  bisogni… è giusto presentare al cuore di Dio le nostre necessità, ma il  Signore, che agisce ben oltre le nostre attese, desidera vivere con noi anzitutto una relazione d’amore. E l’amore vero è disinteressato, gratuito:  non si ama per ricevere un favore in cambio! Questo è interesse». Perciò  Gesù ci esorta: «Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il  cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà». C’è  un cibo che rimane per la vita eterna che Gesù dona: è la Sua Parola che  ci insegna ad amare, è la sua Presenza che ci dona la grazia di amare, è la grazia dello Spirito Santo che illumina il nostro cammino e ci aiuta a  scegliere ciò che vale, perché in fondo soltanto l’amore rimane, ed è  soltanto l’amore che potremo portare con noi nell’aldilà. Chiediamoci  dunque: io per cosa cerco il Signore? Gli chiedo un cuore nuovo? Di  rendermi capace di amare, di sopportare, di sostenere, di capire? 

 Secondo: la prima opera da fare è credere. La folla chiede cosa debba  compiere per fare le opere di Dio. Vi è qui la nostra tendenza: fare.  Ridurre la fede al fare. Pensare che la fede consista in opere sociali, in  iniziative pastorali… No, le opere servono, certo, ma non si parte dal  nostro fare, ma dal lasciare fare a Dio! A generazioni intere abbiamo  trasmesso una fede fatta di precetti, di cose da fare e soprattutto da non  fare, di divieti, di sforzi per meritare le grazie… fallendo miseramente.  Non si parte da noi ma da Dio, dal far esperienza del suo amore, della  sua potenza. Infatti, Gesù dice: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in  colui che egli ha mandato». Si parte da qui, dall’accogliere Gesù.

 

Cercoiltuovolto

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