TACI ed ESCI !
- IV Domenica del Tempo Ordinario B
Vangelo: Mc 1,21-28
Commento di S. E. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme
Domenica scorsa abbiamo ascoltato l’invito di Gesù a
convertirci (Mc 1,15), a muovere i primi passi di una vita nuova. Abbiamo detto
che questo è possibile, per tutti, e che proprio questa è la buona notizia che
Gesù è venuto ad annunciare.
Ebbene, questa conversione assume nel Vangelo di oggi (Mc
1,21-28) un tratto particolare.
Vediamo infatti che fin dall' inizio della sua vita pubblica,
Gesù si incontra e si scontra da subito con una questione centrale per la vita
dell'uomo, ovvero il problema del male.
L’evangelista Marco mette in chiaro che Gesù dovrà affrontare
questo nemico, e che la lotta sarà dura.
Di questo Vangelo ci soffermiamo su alcuni elementi.
Gesù, entrando nella sinagoga di Cafarnao, trova un uomo
posseduto da uno spirito impuro, il quale, alla vista di Gesù, esce allo
scoperto e inizia a gridare.
L’uomo, innanzitutto, è posseduto dallo spirito impuro. Cioè
è abitato da uno spirito che lo tiene prigioniero, che non lo lascia libero di
essere se stesso, che lo tiene lontano dalla vita.
Allora capiamo subito qual è la battaglia che Gesù deve
affrontare: la battaglia è quella per riportare l’uomo alla signoria di Dio,
per riportarlo dentro quel Regno che si è fatto vicino, che si è aperto per far
rientrare l’uomo smarrito e lontano. La battaglia di Gesù è quella per
restituirci la libertà, perché nessuno ha il diritto di tenerci prigionieri, di
possedere la nostra vita.
Il contrario di possedere, potremmo dire, è la modalità con
cui Gesù ama, che nel brano di oggi è riassunta in un termine che torna due
volte, ovvero la sua autorità (Mc 1,22.27). L’amore di Gesù è un amore
autorevole, che fa crescere; non possiede, ma libera, e libera in ciascuno la
sua parte migliore, mette in moto la sua conversione.
Lo spirito impuro, che possiede l’uomo, grida, parla, e ciò
che dice ci rivela quale logica, quale pensiero sottostà l’esperienza del male:
“Che vuoi da noi, Gesù nazareno? Sei venuto a rovinarci?” (Mc 1,24).
Lo spirito impuro dice tutte cose giuste, perché è vero che
Gesù è venuto proprio per mandare in rovina l’impero del male, la sua signoria
sull’uomo. Ma le sue parole dicono anche altro.
Infatti, cos’è il male se non pensare a Dio come a qualcuno
che rovina, che sia nemico dell’uomo; cos’è il male se non il sospetto che Dio
sia contro di noi?
Tutta la storia della relazione dell’uomo con Dio è abitata
da questo sospetto, da questo spirito impuro, che vede il male dove non c’è,
che non si fida del bene che è in Dio.
La liberazione da questo sospetto non è indolore: questo è
molto chiaro nel brano di oggi, così come ciascuno di noi sa bene che la
nascita in noi di qualcosa di nuovo ha in qualche modo sempre un prezzo da
pagare, qualcosa da lasciare. Qualcosa deve morire perché nasca il nuovo.
Gesù si rivolge allo spirito impuro parlandogli severamente,
letteralmente “sgridandolo”, un termine che l’evangelista Marco utilizza altre
volte per dire di una parola che rimette le cose in ordine (cfr Mc 8,33), che
rimette le cose al proprio posto.
Da una parte, dunque, c’è lo spirito impuro che grida forte,
che crea caos e confusione. Ma dall’altra c’è Gesù che sgrida, che rimette in
ordine, che riporta vita.
Lo fa con due imperativi: taci ed esci (Mc 1,25).
Innanzitutto, Gesù vuole far tacere tutto ciò che in noi dice
altro da quanto Lui vuole dirci, tutto ciò che ci impedisce di ascoltarlo. Il
primo passo per un cammino di liberazione è riaprire il canale dell’ascolto, è
liberarlo da tutte quelle interferenze che confondono la voce del Signore e la
sua Parola.
Poi lo spirito impuro deve uscire. Non può rimanere dentro
l’uomo, perché l’uomo non sarà libero finché questi non sarà fuori di lui.
Lo spirito esce dall’uomo straziandolo: c’è un dolore in
questa liberazione, che è come il dolore di un parto; se non si passa
attraverso di esso, non si cresce verso la libertà.
Ecco, dunque, cos’è la conversione: essenzialmente un
lasciarsi liberare da Colui che viene a dimorare in mezzo a noi, dentro di noi.
+Pierbattista
Patriarcato L. di Gerusalemme
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