Le
tre chiavi d’accesso
a un mondo plurale
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di Renato Zilio*
«Vedi,
ho buttato via l’orologio – mi fa, mostrandomi l’avambraccio sinistro – ho
imparato dagli africani. Qui in Africa, si vive solo il presente, ma
intensamente». Parola decisa, quella di padre Pierre, missionario. In terra
africana, infatti, non si è preoccupati del dopo, di ciò che viene in seguito,
come da noi... e che ci fa esclamare: «Presto, ho altro da fare!». Questo
missionario, così, ha cambiato ritmo, ha cambiato campo. Quando incontra
qualcuno prende tutto il tempo che serve, lasciando perdere il nostro gioiello
al polso, l'orologio! Mi viene da sorridere al paragone, pensando quando – in
vacanza nella mia terra veneta – mi presento alla porta di una parrocchia.
«Scusami, stavo proprio uscendo!» mi fa a volte il prete e... scompare! Non
prende neppure il tempo di estrarre l’agenda e fissarmi un appuntamento per un
altro giorno, come succede all’estero. «Il Signore bussa alla nostra porta»,
direbbe sant’Agostino «ma noi siamo spesso fuori casa!». In Africa, invece,
l’incontro – anche quello imprevisto – è sacro. Oscar Wilde commenta: «Le cose
vere della vita non si studiano né si imparano, ma si incontrano». Tempo fa,
ascoltavo estasiato, padre Michel, in Marocco da anni, che mi confessa: «Dormo
poco, sai, ma nella notte, quando mi sveglio, mi metto in ginocchio davanti
all’armadio. Naturalmente, dopo averlo aperto: dentro c’è il Santissimo!» In un
Paese dove la preghiera è costante e onnipresente, lo trovo per davvero un
bell'esempio, per dire, di inculturazione. Qui, infatti, ti può sorprendere dietro
un’auto parcheggiata, qualcuno su un tappeto in preghiera... o il bigliettaio
della stazione dei bus scomparso brevemente per lo stesso motivo.
Viviamo
spesso al giorno d’oggi in uno spazio interculturale. Dove mondi differenti,
modi di vivere diversi si incontrano, si scontrano, si osservano, si imitano o
si intrecciano. «I sistemi si oppongono, gli uomini si incontrano» afferma
giustamente una massima. Ma quale è la regola d'oro per vivere in un mondo così
complesso e plurale? Fare lo stesso lavoro delle api, suggeriva Antonio
Perotti, grande esperto di sociologia. Di un viaggio, un incontro, un’idea
differente, un’esperienza nuova... si coglie e si raccoglie il meglio. «Come le
api fanno con i fiori – concludeva –, così io di tutto quello che incontro
faccio il “mio” miele!». La differenza, in questo modo, arricchisce per
davvero! «La nostra ricchezza è fatta dalla nostra diversità – spiegava il
biologo francese Albert Jacquard – l’altro ci è prezioso nella misura in cui ci
è diverso». Ma per entrare in un mondo fatto di tante differenze, per
arricchirsi in fondo dell'altro, quali sono le chiavi?
La prima è l'ascolto. Il
decentrarsi. Uscire da sé e dal proprio mondo. Prestare attenzione a ciò che è
unico nella vita degli altri. «Ricordando sempre che tu sei unico – sottolinea
qualcuno – esattamente come tutti gli altri!». Si diventa persone migliori
facendo proprie le conoscenze, i risultati, le conquiste degli altri che si
incontrano quotidianamente.
Altra
chiave è lo stupore. Cioè, rimanere nell'immobilità, come in attesa, in
suspense, senza ombra di condanna di fronte alla diversità dell’altro.
Attitudine questa che gli antichi chiamavano “epochè” sospensione del giudizio.
«Non giudicare sbagliato ciò che non conosci – ripeteva Pablo Picasso, immerso
nel mondo dei colori –, cogli l’occasione per comprendere».
Altra
ancora, l'arte della curiosità. A lungo considerata un comportamento negativo
la curiosità è oggi sinonimo di cammino intelligente, di un sentimento che non
si arresta davanti al reale, ma guarda le cose diversamente. Come un rabdomante
che cerca la sorgente d'acqua, la curiosità cerca il senso sotterraneo, il
“perché“ di un comportamento, di una tradizione differente o di un gesto. Per
questo essa è tolleranza, apertura alla diversità. La curiosità semina dubbi. E
il dubbio porta alla certezza, compresa quella che si esprime attraverso una
grande scoperta scientifica. L'unico modo, così, per andare a fondo delle cose
oltre l'apparenza è interrogarsi: cosa, come, perché, quando, quanto, in che
senso... «La curiosità e i problemi sono gli allenatori del pensiero».
(M.Trevisan) Infine, una chiave importante è sempre provare qualcosa di nuovo.
Essere aperti ad altri punti di vista, assaporare cibi differenti, esotici,
accogliere opinioni diverse dalle proprie, accettare che una risposta
inaspettata possa rivelarsi preziosa. Essere, infine, disposti a cambiare la
vostra stessa idea o atteggiamento. Se necessario.
In
tutto questo una grande umiltà, lo spirito del dialogo, il gusto del
raccontarsi sanno essere alleati formidabili. Per entrare in una nuova,
promettente dinamica: la cultura dell’integrazione, “il rendere normale domani
quel che ieri era impossibile”.
*Missionario
in Marocco
www.avvenire.it
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