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venerdì 7 luglio 2023

POVERI DI SENSO


 LA TRAPPOLA 

DELLA POVERTÀ DI SENSO

UN NEMICO 

CHE VA TENUTO LONTANO



La via della generatività inizia con una rivoluzione interiore che ci spinge a essere il cambiamento che vogliamo vedere nella società. 

La responsabilità individuale è il pilastro di questa rivoluzione. 

- di LEONARDO BECCHETTI

 

Le devastazioni francesi di questi giorni dimostrano come una scintilla grave come l’uccisione di un giovane da parte di un poliziotto a un posto di blocco sia capace di far scoppiare un incendio nella foresta di una società dove troppe persone sono morte dentro.

La povertà di senso del vivere di troppi che non riescono a fare la rivoluzione dentro di loro e a diventare cittadini attivi e generativi è la malattia profonda delle nostre società occidentali (meno di quella italiana dove qualche anticorpo in termini di relazioni e valori ancora tiene).

C’è poco da rallegrarsi se masse di giovani diciassettenni in Francia mettono a ferro e fuoco città saccheggiando negozi di marca per portare via felpe e vestiti firmati. Anche la forma della rivolta è un segno della devastazione morale dei nostri tempi.

Le opinioni di destra e di sinistra si dividono nel sottolineare da una parte l’aspetto della responsabilità personale, dall’altra quello delle diseguaglianze sociali e delle difficoltà d’integrazione di cittadini stranieri di prima, seconda o terza generazione. Entrambe le questioni sono importanti. Gli studi su milioni di osservazioni in tutto il mondo ci dicono che la trappola della povertà di senso del vivere dipende da un insieme di fattori: basso reddito, basso livello d’istruzione, fallimento della vita di relazioni e delle istituzioni formative (ben lontano dal nostro traguardo delle comunità educanti) dove cause scatenanti personali e sociali si mescolano. Quando si precipita nella trappola l’orizzonte del futuro diventa nero e basta una scintilla per trasformare, quando si pensa di non avere nulla da perdere, la depressione individuale in rabbia sociale.

Il monito per noi è chiaro e lampante. Dobbiamo sforzarci giorno dopo giorno di costruire percorsi di ricchezza di senso del vivere allargando gli spazi di partecipazione, cittadinanza attiva, formazione, esperienze di volontariato sociale che costruiscano molteplici piste e sentieri di generatività dove la vita può fiorire. Nessuno deve sentirsi in una strada a un senso unico dove l’esclusione è l’unico destino.

Non si tratta però soltanto di un problema sociale né tanto di un problema di allargamento dei diritti perché la via della generatività inizia con una rivoluzione interiore che ci spinge a essere il cambiamento che vogliamo vedere nella società. La responsabilità individuale è il pilastro di questa rivoluzione. Il successo delle istituzioni formative (famiglia, scuola, comunità educanti) nel mettere in moto la responsabilità individuale è da questo punto di vista essenziale.

In un pezzo recente su “Avvenire” (tinyurl.com/36s5pbph) si sottolineava come nella società opulenta digitale il conflitto tra beni di comfort (che inebetiscono e creano dipendenze) e beni di stimolo (esperienze formative, di volontariato, spirituali) che allenano e consentono di godere della varietà e ricchezza della vita è diventato più aspro e fa molte più vittime tra i giovani quando le istituzioni formative sono carenti o assenti.

L’Italia è una miniera di buone pratiche da cui dobbiamo prendere spunto ed esempio, come quella di presidi e istituzioni scolastiche coraggio che in periferie invase dalla criminalità hanno costruito sentieri concreti di formazione delle competenze e di riscatto sociale. Ho avuto la fortuna di conoscerne a fondo uno come l’Istituto Superiore “Francesco Morano” di Caivano (Napoli) dove accanto al caos della piazza dello spaccio sorgono scuole tecniche modello che ogni anno inseriscono nella vita e nel mondo del lavoro centinaia di ragazzi che non si rassegnano e si “ribellano” non saccheggiando vetrine ma trasformando la loro vita in occasione di riscatto personale e sociale.

L’Italia non è ancora la Francia, ma non è detto che sia così per molto e sempre. Investiamo con generosità e forza, uniti e senza distinzione di colori politici, nella direzione dell’eliminazione delle barriere sociali e nello stimolo delle responsabilità individuali per costruire quella società ricca di vie d’uscita ed opportunità di fioritura che i giovani disperati che mettono a ferro e fuoco le città francesi vorrebbero.

www.avvenire.it

 

 

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