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giovedì 20 luglio 2023

NEL TEMPO CHE CI E' DATO


Si allena 
l’arte di ascoltare, discernere, decidere, 

per divenire consapevoli


- di don Enrico Palazzoli

 

La meteorologia di questi giorni – che ondeggia impazzita tra caldo torrido, grandinate, ‘bombe d’acqua’, frane, assomiglia al dilagare di parole che raccontano dieci secondi di palpeggiamenti, il rogo nella casa di riposo a Milano, la presunta violenza del giovane La Russa su una coetanea, la mamma accecata dalla depressione che uccide un figlio, le bombe a grappolo che ritrovano la loro oscena attualità (ma non erano state messe al bando?) nell’ennesima puntata del reality russo-ucraino.

L’anno scorso venivano emanati editti per risparmiare acqua. Quest’anno nemmeno l’ombra.

Pareva che fossimo tutti desiderosi di pace e un mondo migliore, ma nessuno è disposto a rinunciare ai propri privilegi in favore dei disagiati.

Tutti parlano, tutti commentano, tutti accusano, difendono, gridano e si sdegnano.

Non passa un secondo che non ci sia un evento da riportare in cronaca.

Non passa un minuto che qualcuno non faccia una dichiarazione che smentisce quella precedente.

E che si fa in questi casi?

La rivoluzione.

Non quella che ribalta i corpi e le storie altrui, sperando di modificare la storia e spesso tingendola solo di sangue.

Ma quella che, ribaltando noi stessi, continuamente converte parole e gesti guardando all’orizzonte della nostra dignità e responsabilità.

Si resta allora in silenzio e si attende che passi l’ondata per riuscire a guardare un po’ più lontano.

Si allena l’arte di ascoltare, discernere, decidere.

Si spegne il pc e si resetta la consapevolezza.

Si fa alleanza con altri uomini e donne desiderosi di rispetto e di condivisione, pronti alla fatica della custodia di ciò che è buono e vero, seppure fragile e incerto.

Si depone lo smartphone e si fa voto di consultarlo solo se arriva una chiamata.

Non per giocare con le immagini, le parole e i brandelli di vita che, lacerati e contusi, ci vengono sbattuti addosso come in una macelleria che serve frattaglie.

Molti adulti della generazione attuale usano il mondo come un invito ad accomodarsi e adattarsi, un luogo dove i figli stanno perdendo parecchie occasioni per crescere, perché costa meno vivere in una melassa di sensazioni che non conducono a nessun sentimento, nessuna decisione, nessuna libertà a caro prezzo.

Noi – cristiani imperfetti che percorriamo questo tratto del vivere umano – vorremmo dedicare energie, creatività, intelligenza a seminare qualcosa che porti frutto, disposti anche a rinunciare oggi per poter consentire al futuro di avere spazio.

Non per noi, ma per chi abbiamo generato e che deve poter accogliere la vita come dono non avariato.

Perché così Dio – con paziente intelligenza e lungimirante sapienza – ha disposto che accada: ma non tocca a Lui fare il nostro ‘mestiere’ di creature.

RS-SERVIRE

 

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