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giovedì 4 agosto 2022

CARO ALIKA, PERDONACI


 - di Angelo Moretti*

 

Caro Alika, perdonaci.

Quell’uomo che ti è saltato sul petto e sul tuo volto, cercando di cancellarti dalla faccia della terra, trasformando la tua stampella in un’arma contro di te, quello non siamo noi.

Quello è il veleno della terra, è la violenza che alberga da sempre nell’ umanità, è una terribile zizzania che cresce insieme al grano e che ancora non siamo stati capaci di estirpare, come la guerra e la morte per fame.

Noi siamo quelli che ti riprendono con il telefono mentre il tuo aggressore ti toglie la vita e che restano impotenti ed attoniti.

Come se ciò che stiamo vedendo con i nostri occhi in realtà non fosse vero.

Qualcuno ci ha ben detto che siamo nell’epoca della post-verità, in cui la costruzione artificiale di notizie e video confonde facilmente gli occhi ed i cuori.

Ma siamo anche nell’epoca della “verità dei post”: è vero solo ciò che si può postare e commentare, e forse quei cameraman improvvisati, che non sono intervenuti a fermare l’aggressione, pensavano, a loro modo, di offrire un servizio alla verità riprendendo in diretta la violenza che avrebbe messo fine alla tua vita.

Perdonaci perché nessuno “di noi”, nessuno di coloro che la storia accidentalmente interpone tra un violento ed un violato , come già accadde con Willy e tanti altri, da più valore all’importanza che può avere un “corpo presente”.

Abbiamo dimenticato che una mano fisicamente presente può essere determinante per ridurre il danno, per far terminare l’aggressione.

Alika perdonaci perché qualcuno di noi, “gente normale” ai bordi della tua strada, avrà contribuito con le sue parole ed i suoi social far sentire impunibile ed invincibile quel Filippo, che avrà ritenuto di aver ricevuto da tutti noi silenti il potere di toglierti la vita come un boia di stato, alle due del pomeriggio, mentre tua moglie ed i tuoi figli ti aspettavano a casa per la sera.

Alika perdonaci perché qualcuno di noi, mentre era intento a riprenderti, avrà pensato “ che cosa fosse successo davvero” e quali ragioni aveva Filippo per aver reagito in quel modo, come se fosse nostro compito di fratelli e sorelle attribuire ragioni e torti e non difendere sempre e comunque la ragione della vita sulla morte.

Alika perdonaci domani , quando la tua notizia non farà più rumore perché già dimenticata o ingoiata nella campagna elettorale.

A noi che siamo ai bordi della sofferenza di tua moglie non tocca che impegnarci a tenere memoria della tua vita e della tua morte e chiedere fin da ora a tutti i politici che intendono guidare il Paese di dichiarare apertamente da che parte stanno, se accanto alla rabbia di chi ti ha ucciso o accanto ai tuoi figli che dovranno crescere senza paura e senza rabbia in questa Italia della next generation, in cui anche i tuoi ragazzi dovranno avere futuro.

Perdonaci se dopo dieci anni che sei presente tra di noi non ti abbiamo ancora messo in condizione di poterti sentire “italiano”.

Con il nostro corpo presente ci toccherà chiedere e vigilare sulla tua memoria, non con i nostri telefonini, ma con le nostre azioni quotidiane.

 * pubblicato dal magazine Vita

 

 

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