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lunedì 11 luglio 2022

LIBERTA' e RESPONSABILITA'



-      -   di Claudia Cremonesi

La scelta.

È impegno di ogni istituzione educativa promuovere la crescita di cittadini adulti, autonomi ed in grado di compiere scelte consapevoli, alla luce di un sistema di valori che, per noi cristiani, trova il suo significato ultimo nel Vangelo.

Credo che sia sotto gli occhi di tutti che il contesto nel quale viviamo non promuove la crescita e lo sviluppo delle competenze e del sistema di valori associati all’adultità.

Essere adulti oggi è un concetto annacquato, un tema sul quale non si interroga nessuno, una dimensione dimenticata. Paradosso!

Infatti, se guardiamo la nostra società, colpisce la totale mancanza di adulti capaci di stare in piedi di fronte alle sfide del nostro tempo e porsi quindi come punti di riferimento solidi per i più giovani.

Ci sono età della vita che non vanno più di moda, l’età adulta è decisamente in testa.

Eppure, l’età adulta è anche l’età delle scelte mature, consapevoli, fatte per durare nel tempo e guidare la vita un po’ più in là del prossimo mese.

Scelte che impegnano su un piano personale, ma anche in una dimensione relazionale e comunitaria. Ci si impegna per gli altri e con gli altri.

Scelte che diventano testimonianze.

Quante volte abbiamo incontrato adulti capaci di tali testimonianze! E quanto il loro esempio ha contato nella nostra formazione! Oggi questo processo è decisamente più difficile. Non avviene certo in modo naturale, automatico, all’interno della società.

Bisognerebbe lavorarci, forse forzarlo un po’. Insomma, non abdicare ad un ruolo che, se in passato ha mostrato tutta la sua debolezza nell’autorità, oggi dimostra la sua totale inconsistenza nell’autoriferimento dell’individuo a se stesso.

Già, sono i due estremi del pendolo. Bisognerebbe cercare la famosa via di mezzo.

L’esperienza scout è interessante da questo punto di vista perché non si ferma alla giovinezza.  

Nel cammino educativo la riflessione sulla dimensione vocazionale deve essere predominante e le domande sul perché e il senso delle cose dovrebbero primeggiare sul come e il che cosa.

Una delle poche e rare proposte di lavoro formativo in una dimensione della vita sulla quale non lavora nessuno.

Quanta ricchezza!

Diventare adulti è un percorso che va oggi accompagnato, non si può dare per scontato.

Farlo in una comunità parrebbe quasi rivoluzionario.

Nella società tecnica l’individuo basta a se stesso, non ha bisogno di relazioni, se non di tipo funzionale al suo obiettivo, sempre personale, sempre individuale.

L’uomo diventa il paradigma di riferimento di tutto, perfino dell’intero pianeta.

La sua capacità tecnica aumenta il suo senso di onnipotenza. Tutto si risolve in un riferimento interno, con me stesso.

O meglio, con la mia libertà assoluta.  Questo è forse oggi il più grande male di tutti.

Siamo tutti d’accordo: senza la libertà non si può vivere pienamente.

La libertà

La libertà è il diritto della persona di respirare; senza libertà l’uomo è una sincope.

Qualcuno ha dato la vita per un bene così alto, altri, come noi, l’hanno ereditata e, forse, ne hanno equivocato il senso.

L’altro mi precede, mi dà un nome, il suo amore mi fa scoprire come persona che merita amore. Ed è quindi il noi ad aprire lo spazio dell’io.

L’io non scivola nella prepotenza, nell’arroganza, nella violenza solo quando è preceduto dal noi. È questo un tema assente dallo scenario: il contraltare della libertà.

La tanto antipatica responsabilità.

I due valori devono stare assieme, non possono essere presi come riferimenti assoluti, ma in una dialettica costante tra di loro che li porta a ridefinirsi continuamente, a negoziare lo spazio che uno prende sull’altro. Perché non ce ne sia mai uno che si pone come assoluto.

La libertà è il respiro, lo slancio, l’altezza, la creatività che la responsabilità non ha, mentre la responsabilità è la misura della libertà, è ciò che la dà una disciplina, che le impedisce di prendere tutto e che la mette a misura.

Troppo poco, non va bene.  Troppo, non va bene.

L’uomo che assume la sua libertà come assoluta vive in una vertigine di onnipotenza.

Lo sentiamo nel linguaggio ogni giorno: “puoi fare ciò che vuoi”, “basta che tu lo voglia”, “non c’è limite per una volontà determinata”, ecc...

Lo spazio della mia libertà porta con sé una quota altrettanto ampia di responsabilità.

Verso di me, ma soprattutto verso gli altri.

Ed è esattamente il momento della scelta che esplicita lo stretto rapporto tra queste due dimensioni.

Scelgo liberamente e subito mi assumo la responsabilità della mia scelta.

Le famose conseguenze.

In primis, di non aver scelto altro.  Ho scelto, non posso avere tutto, sono consapevole che una scelta comporta una rinuncia, fin da subito.

La scelta è lo spazio di prova della libertà e della responsabilità nella loro relazione.

Scelte vere, reali porteranno con sé responsabilità vere, reali.

Si può sbagliare, certo. Sono libero di sbagliare e me ne assumo la responsabilità.

La responsabilità è anche il mio impegno di fronte agli altri.

In un mondo in cui valgono solo performance e obiettivi individuali, la responsabilità ci ricorda che siamo responsabili di altri e verso gli altri.

Infatti, ad un certo punto della tua vita, devi uscire dal solipsismo individualistico e comprendere che stai creando delle relazioni, delle dipendenze.

Le libere scelte comportano il tuo esserci e un grado di responsabilità che non riguarda più solo te. Ma anche altri.

Da te dipendono altre scelte, altre vite.

La loro possibilità di libertà e felicità dipende dal tuo grado di responsabilità e di libertà. Quando si sceglie, si lanciano i dadi, non si torna indietro. Ma ciò non significa che la storia sia già scritta, già determinata.

La bellezza e la grandezza della vita ci portano a compiere scelte sempre più impegnative, ma dietro l’angolo c’è l’inatteso imprevisto, la sorpresa di un incontro, la gioia di una relazione che si apre al mondo.

Di scelta in scelta. Nella mia libertà e nella mia responsabilità.

Perché se senza libertà l’uomo è una sincope, senza responsabilità l’uomo è una vertigine.

 

RS-Servire

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