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martedì 7 dicembre 2021

CORREZIONE E VALUTAZIONE NEI DSA


 La valutazione dei DSA certificati deve consentire di dimostrare effettivamente il livello di apprendimento conseguito.

 

-         Enrica Soffientini

-          Per la valutazione delle alunne e degli alunni con DSA certificato “le istituzioni scolastiche adottano modalità che consentono all’alunno di dimostrare effettivamente il livello di apprendimento conseguito, mediante l’applicazione di misure che determinino le condizioni ottimali per l’espletamento della prestazione da valutare --- relativamente ai tempi di effettuazione e alle modalità di strutturazione delle prove---riservando particolare attenzione alla padronanza dei contenuti disciplinari, a prescindere dagli aspetti legati all’abilità deficitaria”  (DM 12 luglio 2011 n° 5669, art. 6 comma 2), così recita la legislazione vigente.

   Indicazioni essenziali: troppo spesso la valutazione non fa che accrescere nel ragazzo DSA il livello di disistima personale, confermando la sua inadeguatezza nello studio. Eppure, questa realtà, presente sovente nelle nostre scuole, non può essere accettata. Essa è figlia di un sostanziale quanto tenace pregiudizio che dà per scontato l’idea che un DSA possa alla fine “recuperare” il proprio “svantaggio” se si impegna e qualora venga aiutato con le misure e gli strumenti compensativi adeguati. Il più delle volte il DSA viene visto come problema e intralcio per il lavoro didattico.

   Occupandomi di DSA so invece per esperienza che la presenza in una classe di tali alunni va vista come risorsa e quando i docenti se ne rendono conto, riconsiderando il proprio lavoro didattico e le metodologie usate, tutti gli alunni ne traggono beneficio e cresce la coesione fra loro.

   Una valida correzione e comprensione degli errori non può prescindere da una corretta preparazione delle attività richieste. Spesso si offrono agli alunni con dislessia schemi inadeguati, ricchi di stimoli confusivi, richieste generiche, fotocopie di difficile, se non impossibile lettura quando basterebbero pochi ma precisi accorgimenti per mettere questi ragazzi nella condizione giusta per comprendere ed eseguire un compito. (uso di caratteri grafici leggibili; richieste precise e chiare; utilizzo di immagini e colori…)  L’attenzione posta a tali elementi, tra l’altro, aiuta anche molti compagni con difficoltà di vario tipo e diventa quindi motivo di miglioramento per tutta la classe.

   Mi preme sottolineare come ci sia una correlazione tra valutazione e correzione e come sia “impraticabile la valorizzazione dell’errore…se il giudizio delle verifiche, invece di esprimere ulteriori indicazioni metodologiche su come proseguire per imparare, lascia e rafforza ambiguità, concetti negativi dell’Io (Sei un asino! Ecco non capisci niente!)”  (Mazzeo “La valutazione liberata”).

   Una volta eseguito un compito assegnato è poi indispensabile che gli alunni DSA ma anche i loro compagni, colgano le differenze fra i tipi di errori presenti negli elaborati. Solo in presenza di tale comprensione, infatti, si può parlare di correzione e valutazione formativa.

   È molto utile aiutare i ragazzi a distinguere gli errori dagli sbagli, una differenza che non sempre i docenti colgono e fanno cogliere quando la correzione diventa un mero esercizio burocratico volto all’assegnazione di un punteggio e conseguentemente di un voto.

Come sottolinea Mazzeo nel suo testo “La valutazione liberata” “ tra errori e sbagli c’è una differenza: lo sbaglio deriva da un’insufficiente attenzione o concentrazione, da una dimenticanza o da un ricordo difettoso, da un calcolo impreciso o affrettato “ e in un alunno DSA può essere legato alle sue caratteristiche mentali; l’errore, come il problema, pone invece di fronte ad una sfida intellettuale ed è l’esito dei tentativi di soluzione messi in atto dall’alunno e ciò interessa poiché, analizzandoli, si possono ricavare interessanti considerazioni e può essere aiutata l’autovalutazione.

   Per aiutare i ragazzi DSA a comprendere tali differenze occorre abituarli all’osservazione di sé e del proprio modo di apprendere, in altre parole, abituarli ad autovalutarsi e a conoscere il proprio stile di apprendimento: la modalità sensoriale mediante la quale percepiamo le informazioni. Esso è quindi legato ai canali sensoriali che ci permettono di percepire gli stimoli provenienti dall’esterno e nei DSA è necessario che essi siano tutti utilizzati.

Si tratta del canale visivo-verbale che va associato al visivo-non verbale, del canale uditivo e di quello cinestesico. La correzione con strumenti multisensoriali è estremamente valida perché aiuta ad individuare l’errore, ad analizzarlo, a cercarne le cause, a sottolineare i rimedi.

 

    L’alunno non deve aver paura dell’errore ma prenderlo sul serio come possibilità di crescita e di apprendimento di un metodo di lavoro fruttuoso che lo renda consapevole dei suoi passi: inutile sottolineare che tutto questo non è possibile se i docenti non condividono tale posizione.

Se invece tale impostazione è condivisa, è utilissima anche al docente per individuare proprio i percorsi mentali del ragazzo aiutandolo a conoscersi sempre più e a dirigere i passi dei futuri apprendimenti.

Ad esempio, la produzione di un discorso orale può essere pianificata servendosi di una scaletta e di altro materiale di supporto (mappe, schemi, organizzatori grafici per l’apprendimento, ecc.) predisposto anticipatamente per presentare in modo ordinato l’argomento e tenere sotto controllo la verbalizzazione del discorso. Anche in questo caso il riprendere e considerare gli eventuali errori guidano l’alunno alla possibilità di autovalutazione.

Va da sé capire che tali strumenti sostengono l’apprendimento di tutti gli alunni e non solo dei DSA e possono essere utilizzati dai docenti in tutto o in parte nella didattica e valutazione di tutta la classe.

 

   Oggi si discute parecchio di rubriche e della loro compilazione: per gli alunni con DSA e per le loro famiglie esse costituiscono uno strumento molto utile perché chiariscono quali siano i passaggi dai livelli iniziali a quelli attesi attraverso un processo di monitoraggio, di riflessione e di analisi condivisa. Lo studente sviluppa così una conoscenza di sé e di ciò che sa e che sa fare.

Perché ciò avvenga occorre avere uno sguardo trifocale sull’apprendimento: soggettivo (i significati personali); oggettivo (le evidenze osservabili); intersoggettivo (il sistema di attese dell’ambiente).

Gli strumenti idonei implicano diario di bordo, autobiografia e questionari autovalutativi, compiti autentici e prove di verifica, osservazioni in itinere, commenti docenti e genitori, interazioni tra pari.

   Ciò che importa è che i DSA siano a pieno titolo trattati e seguiti come i loro compagni e siano visti come stimolo alla creatività del docente e al suo desiderio di offrire pari opportunità a tutti i suoi alunni.

Il  sussidiario

  

 

 

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