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martedì 14 dicembre 2021

BUONA SCUOLA con BUONI INSEGNANTI


 La buona scuola 
la fanno 
soltanto

i buoni maestri

Ricevendo il premio Nobel, Giorgio Parisi ha ringraziato il proprio maestro, come altri grandi personaggi avevano fatto prima di lui

Illustrazione Giancarlo---- di Nuccio Ordine

Caligarsi

Il conferimento di un Nobel può essere una preziosa occasione per rendere omaggio a un maestro. Giorgio Parisi ha dedicato il suo ambito riconoscimento a Nicola Cabibbo, grande fisico che quel premio avrebbe meritato più di ogni altro studioso. E nella seconda metà del Novecento, dopo l’annuncio di Stoccolma, l’ha fatto, a modo suo, anche Albert Camus. Lo scrittore francese, infatti, invia a caldo una commovente lettera di ringraziamento al suo insegnante delle scuole elementari di Algeri, Louis Germain: «Quando mi è giunta la notizia il mio primo pensiero, dopo che per mia madre, è stato per lei. Senza di lei, senza quella mano affettuosa che lei tese a quel bambino povero che io ero, senza il suo insegnamento e il suo esempio, non ci sarebbe stato nulla di tutto questo». Parole tenere e toccanti che esprimono l’importanza fondamentale degli appassionati insegnamenti di uno sconosciuto insegnante che sarebbe rimasto tale se non avesse ricevuto quell’epistola del suo ormai celebre allievo.

Ma, nel corso dei secoli, non si contano gli omaggi che, in forme diverse, gli allievi hanno reso ai loro maestri. Sul finire dell’anno dantesco, non posso fare a meno di ricordare l’incontro con Brunetto Latini, nel XV canto dell’Inferno: «ché ’n la mente m’è fitta, e or m’accora,/ la cara e buona immagine paterna/ di voi quando nel mondo ad ora ad ora/ m’insegnavate come l’uom s’etterna». Indipendentemente dalle diverse interpretazioni, Dante riconosce comunque la figura «paterna» di colui che gli ha insegnato come, sulla terra, si acquista la «fama» con le opere e la virtù. Ma si tratta di un ossequio che non investe solo i grandi maestri. Riguarda anche quei tanti maestri anonimi che, in una capanna africana o in un’aula di una ricca città, cambiano in silenzio la vita dei loro studenti. Oggi lo stiamo dimenticando: la buona scuola l’hanno fatta e la faranno solo i buoni insegnanti. Non le piattaforme digitali o i computer. Punto.

 

Corriere della Sera

 

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