HO VISTO GENTE MORIRE E
MEDICI AMMALARSI PER CURARE GLI ALTRI»
La risposta del cappellano della clinica Humanitas
Gavazzeni di Bergamo, don Claudio del Monte, alle parole dell’ex nunzio negli
Stati Uniti mons. Carlo Maria Viganò che ha accusato i medici di uccidere
deliberatamente i pazienti per imporre lockdown e mascherine: «Ho visto coi
miei occhi quello che è accaduto e sono inorridito. La fede cristiana non è per
creduloni, né appella al disimpegno ma alla responsabilità, al servizio,
all’amore, da incarnare nella storia. Di fronte a queste dichiarazioni deliranti
la gente onesta resta attonita. E pure la Chiesa e, credo, anche il Signore»
Nei
giorni scorsi, in un video trasmesso da Di martedì su La7 l'ex Nunzio apostolico
negli Stati Uniti, mons. Carlo Maria Viganò, ha negato
l'esistenza del Covid parlando di «psico-pandemia». «I media di regime»,
secondo l'arcivescovo, «tacciono sistematicamente» sul fatto che «ci hanno
ingannato per quasi due anni raccontandoci cose che non corrispondevano alla
realtà» e arrivando a dire che «uccidevano deliberatamente i contagiati per
farci accettare mascherine, lockdown, coprifuoco». E quindi fa bene la gente a
protestare, anzi «ci siamo svegliati un po' tardi», ha detto Viganò concludendo
il suo videomessaggio con una benedizione.
Ecco la
riflessione, che pubblichiamo integralmente, di don Claudio Del
Monte che da cappellano della clinica Humanitas Gavazzeni di Bergamo è
entrato tutti i giorni, nella primavera del 2020, nei reparti per confortare i
malati e i medici che li assistevano e pregare per i defunti: «Queste righe»,
spiega don Claudio, «le ho condivise con un amico medico, conosciuto in terapia
intensiva a Bergamo nel mese di marzo 2020. Beppe, questo è il suo nome, chiama
il “dito di Dio” la cicatrice della tracheostomia che gli hanno fatto per
salvarlo dalla terribile crisi respiratoria indotta dal Covid. Lui ce l’ha
fatta. Altri suoi colleghi medici, purtroppo no».
Le parole di
mons. Carlo Maria Viganò in un recente video divenuto “virale”, hanno suscitato
in me profonda amarezza. A Bergamo, durante la terribile pandemia Covid di
marzo-maggio 2020, ho visto centinaia di ammalati. Tantissimi di questi sono
morti. La clinica Humanitas Gavazzeni, presso la quale ho svolto il mio
servizio di cappellano, nelle settimane più critiche aveva giornalmente dai
quindici ai venti decessi (un giorno persino ventisette).
Nei periodi
ordinari i decessi sono un paio alla settimana. Nel video citato, la pandemia
Covid è relegata a “psicopandemia”. No. La pandemia non è questione “psichica”.
Il Covid ha realmente mietuto tante vittime e ritengo abbia avuto come denominatore
comune la solitudine.
Solitudine
delle famiglie, rinchiuse nelle loro abitazioni.
Solitudine
dei malati, molti dei quali ricoverati nei reparti ospedalieri e spesso con
forti problemi di natura respiratoria.
Solitudine
dei defunti, rinchiusi frettolosamente nelle bare, senza alcuna prossimità
famigliare, senza cordoglio, senza funerale.
Solitudine
del personale sanitario: -nelle corsie. I dispositivi anticontagio erano così
invasivi da impedire il reciproco riconoscimento. Occorreva un pennarello per apporre
il proprio nominativo sulle tute bianche che trasformavano il personale,
fortemente provato, in una sorta di astronauti in mezzo ad un universo di
dolore: i reparti erano infatti pieni come non mai e il personale era ridotto
per la pandemia in atto.
-Nelle
proprie case. Per paura di contagiare i propri famigliari, spesso medici,
infermieri e Oss mangiavano e dormivano in luoghi appartati, riducendo al
minimo indispensabile i contatti con i propri cari.
-In ambito
professionale. Ci si trovava a combattere un virus privi di un’articolata
letteratura scientifica e dunque di validi e codificati protocolli
comportamentali. La comunicazione con le famiglie dei degenti era esposta a
grossi rischi: talora infatti i parametri vitali inducevano ad un cauto ottimismo,
ma improvvise, imprevedibili e letali crisi respiratorie rettificavano tutto,
vanificando qualsiasi percorso terapeutico.
Avendo
visto coi miei occhi tutto questo, io inorridisco quando nel video menzionato,
sento dire che negli ospedali erano pianificati omicidi di massa per il mero
scopo di imporre al popolo lockdown e mascherine. Mi chiedo: da dove viene questa
malafede? Perché vedere ovunque e sempre inganni e complotti?
La
solitudine che il Covid ci imponeva oggi è superata grazie alla campagna
vaccinale. Diversamente
da quanto accadde mesi fa, oggi frequentiamo amici, usciamo a cena, abbiamo
scuole e uffici aperti, visitiamo i nostri cari, celebriamo comunitariamente la
liturgia e la catechesi, aiutiamo i ragazzi nel doposcuola. Vaccinarsi è allora
realmente atto d’amore, perché consentendo la prossimità tra le persone,
interrompe l’isolamento indotto dal virus e perché oggi gli ospedali non sono
più sotto pressione e possono prendersi cura di malati con altre patologie.
Lo scopo del
vaccino non è curare il singolo ma curare tutta la società, consentendole di
superare l’atroce dubbio che nelle relazioni tra persone, l’altro possa essere
un pericoloso nemico da cui guardarsi bene. Il vaccino ci aiuta pertanto a
curare la diffidenza degli uni verso gli altri.
La primavera
scorsa siamo stati tutti, giustamente, scossi dalla tragedia della funivia sul
Mottarone. Ci furono 14 decessi. Il dramma è stato collettivo. Per il Covid i
decessi giornalieri sono ben più numerosi: come se ogni 48 o 72 ore
precipitasse un aereo. E qualcuno si ostina a chiamarla “psicopandemia”,
ascrivendola a comune influenza quando il tasso di mortalità è almeno dieci
volte maggiore.
Nel video
più volte citato, mons. Viganò ha sullo sfondo una “Pietà”: nel volto della
Madre che tiene sulle ginocchia il Figlio morto, rivedo personalmente il dramma
vissuto nelle famiglie, nella nostra società e nella Chiesa. Ma parlando in questo modo e lanciando queste accuse, la Pietà non
solo resta sullo sfondo, ma alla Pietà realmente si volge le spalle, non
intercettando il dolore vissuto da tantissime famiglie.
La
colonna di camion dell'Esercito carichi di bare lascia la città di Bergamo il
19 marzo 2020
Presumere che quanto divulgato dalla
comunità democratica sia per forza fasullo e ingannevole e appellare a Internet
per dare credito a una presunta verità che non ha né riscontro scientifico né
fattuale, non solo costituisce un danno alla collettività, ma anche alla
Chiesa. Farlo poi in abiti talari confonde il popolo di Dio.
Il passo di Isaia 11,3 –
lo proclameremo più volte nel tempo di Avvento ormai prossimo – dice che il servo di Dio “non giudicherà secondo le apparenze, né prenderà
decisioni per sentito dire”. Attenersi a fonti affidabili, a
riscontri scientifici, a dati ufficiali di uno Stato democratico è segno di
quella sapienza e di intelligenza che ci attendiamo da un vescovo, portatore
della pienezza del sacramento dell’Ordine.
La fede cristiana non è per creduloni, né
appella al disimpegno. Essa invece appella alla responsabilità, al servizio,
all’amore, da incarnare nella storia.
Stiamo concludendo l’anno in onore
di San Giuseppe: questo uomo giusto, interpellato da Dio
nella notte, poteva rigirarsi tra le coperte, nella presunzione che Dio avrebbe
salvato il bimbo dalla tracotanza di Erode attraverso l’intervento di intere
legioni angeliche, pronte a scendere dal cielo... Non ha fatto così. San
Giuseppe sveglia subito Maria e Gesù e a notte fonda, senza nemmeno attendere
l’alba, parte in gran fretta per l’Egitto.
La fede sollecita, dunque, il nostro agire
responsabile. Non legittima né al disimpegno, né alla violenza sulla base di
presunte congetture. E per discernere quale agire responsabile, è decisivo leggere la
realtà nella sua concretezza, avvalendosi pure – e in questo caso davvero
occorrono – dei parametri scientifici.
Un giorno il vaccino anti Covid
scomparirà. Ciò avverrà quando avrà esaurito il suo compito. Così è stato anche
per il vaccino del vaiolo.
Quando ciò accadrà, quanti non avranno potuto vaccinarsi in questi mesi,
ringrazieranno tutti gli altri che, per un gesto di amore e di prossimità, lo
avranno fatto anche a nome loro.
Un’ultima considerazione sul video più
volte citato: mi dispiace vedere una triplice benedizione al termine di un
video così maldestro. È fuori luogo. La gente onesta resta
attonita. E pure la comunità ecclesiale. E, credo, anche il Signore.
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