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giovedì 24 dicembre 2020

LE VIRTU' NEL TEMPO DELLA PANDEMIA

 Per vivere bene il distanziamento riscoprite le virtù cardinali

 

di ILARIO BERTOLETTI

 Sono domande che ci accompagnano da mesi: accettare il disciplinamento dall’alto, ribellarsi, o cercare una morale condivisa per far pronte all’andamento sconcertante della pandemia? Tre possibilità per affrontare i dilemmi del distanziamento sociale. È forse sulla terza che vale la pena soffermarsi, partendo da ciò che accumuna morale laica e morale di ispirazione religiosa: l’attenzione alle virtù cardinali. Modelli di comportamento che, di origine platonica e aristotelica, sono state fatte proprie da Tommaso e dalla tradizione cristiana. Modelli che nei secoli sono stati forme di educazione alla libertà interiore. Cardinali perché orientano a cooperare con gli altri. Cooperazione che porta con sé, per rendersi stabile, il mutuo riconoscimento che si è, al contempo, soggetti “agenti” e “pazienti” (sofferenti).

Un riconoscimento sotto la costellazione delle quattro virtù cardinali – temperanza, fortezza, giustizia, prudenza – che, a ben vedere, sono figure del disciplinamento della “tendenza”, presente in ciascuno, al male morale.

I vizi – gli opposti delle virtù: intemperanza, timore in quanto fuggire dal proprio dovere, ingiustizia e imprudenza – sono gradi della falsificazione della relazione intersoggettiva. E innanzitutto manifestazione del male è quella forma di autoinganno che è la presunzione d’innocenza da parte del soggetto. Una deriva perfettista – da “fanatismo morale” – da evitare ricordando che «l’unico stato morale in cui l’uomo possa venirsi a trovare è quello della virtù, ossia dell’intenzione morale in lotta, e giammai quello della santità, sul presupposto del possesso di una purezza perfetta» (Kant). Un lavoro su di sé, mai finito, per contenere “la macchia impura” (l’egoismo) che inerisce alla volontà, a maggior ragione nel contesto del rischio pandemico. 

Un lavoro attraverso le singole virtù. La temperanza, come contenimento del desiderio cieco di affermazione. La fortezza, quale determinazione di fronte alle difficoltà delle decisioni da prendere. La giustizia, come volontà ferma di rispetto dei doveri e dei diritti, che possono tra loro collidere. Il che implica la prudenza, lo sguardo freddo sulle circostanze e le conseguenze, che calcola gli effetti anche involontari delle scelte.

Virtù cardinali che portano ordine interiore, in specie nelle situazioni di tragica incertezza, quale la nostra. Un ordine che preserva la libertà di ciascuno, senza bisogno dello Stato paternalista, che è l’altro volto dell’anarchia del risentimento.

www.avvenire.it

 

 

 

 

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