Il Volontariato è innanzitutto fraternità. E’ evidente che caratteristica
peculiare del Volontariato è la gratuità tanto spesso perduta nel nostro mondo
insieme alla fraternità. Nel nostro mondo tutto ha un prezzo, e tutti siamo
portati a valutare il nostro successo in base a quanto possiamo comprare e consumare.
Nella dimensione ecclesiale del gratuito che la parola
“volontariato” già racchiude in sé, vi è qualcosa di evangelico che parla
eloquentemente al cuore dei giovani e non giovani del nostro tempo, consapevoli
di quanto ci siamo impoveriti facendo del denaro e del corrispettivo
“commerciale” il metro del valore, il criterio d’azione.
In questo compito di denuncia e di speranza il Volontariato
diventa un segno, una lampada messa sul candeliere, un lievito disperso nella
pasta che non può non agire, che non lascia più le cose come sono e soprattutto
che cambia le persone.
Diventa lievito, sale e luce di cui il mondo ha bisogno, che
il mondo reclama da noi e del cui dono siamo responsabili.
Occorre allora dire che il Volontariato non è un lusso per il
cristiano o un ornamento per le nostre comunità, ma è un dovere che scaturisce
dal dono della fede.
In fondo il volontariato cristiano butta, in silenzio e
gratuità, sul piatto della bilancia del tempo e dello spazio, il grande valore
del dono, l’unico che sa entrare in profondità dentro l’altro uomo, dentro la
storia, dentro la realtà delle cose, per farle esistere nell’armonia ricercata
e pacificata di una giustizia e di una fraternità universale.
+ Carlo Maria Martini
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