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lunedì 14 settembre 2020

IL NUOVO LIBRO CUORE DELLA SCUOLA ITALIANA


di Luigi Sanlorenzo

 In questi giorni di intenso dibattito sulla scuola italiana non posso fare a meno di associare l’archetipo contenuto nel  libro Cuore,  scritto dal socialista Edmondo De Amicis,  pubblicato nel 1886 dall’editore Treves Milano  e divenuto un secolo dopo una seguitissima mini serie televisiva con la regia di Luigi Comencini. Nel cast, tra  Johnny Dorelli, Giuliana De Sio, Andréa Ferréol, Ugo Pagliai e, perfino, Eduardo De Filippo e Pier Paolo Pasolini, la parte del piccolo Enrico Bottini, sintesi delle  virtù umbertine da coltivare fin dall’infanzia,  fu affidata al nipotino undicenne del regista,  Carlo Calenda,  oggi deputato europeo.

 L’opera, capo saldo, insieme al coevo Pinocchio di  Collodi,  di quella che un tempo era chiamata letteratura per ragazzi,  ebbe immediato successo nell’ italietta  fin de siecle che celebrava i primi 25 anni di unità nazionale di cui la scuola, di stampo umbertino,  sarebbe dovuta essere la fucina del futuro, riprendendo il monito attribuito a Massimo D’Azeglio “fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”. Vasto programma,   tuttavia preso molto sul serio in quegli anni di grandi speranze e di molte ingenuità da parte di una giovane nazione  che presto avrebbe cominciato ad aprire gli occhi  dopo i cannoni del Generale Fiorenzo Bava Beccaris, l’uccisione a Monza dell’ erede di Vittorio Emanuele II, la Grande Guerra, il Fascismo.

 Quegli eventi erano ancora lontani. Torino era stata la capitale provvisoria del regno e malvolentieri si era rassegnata a lasciare il posto a Roma nel 1870, dopo il breve interludio di Firenze. In quell’ultimo scorcio del XIX secolo la città rischiava di tornare nell’ombra della provincia da cui Cavour l’aveva tratta per portarla in Europa e nel mondo moderno.

 Città laica ed esoterica,  era animata da un consistente anticlericalismo e permeata da una significativa influenza massonica che non a caso aveva voluto la nascita del Museo Egizio, il primo al mondo,  già nel 1824; città caserma,  presto ne  avrebbe mutuato  lo stile impiantando la Fabbrica Italiana di Automobili Torino che per oltre un secolo le  restituì un nuovo  ruolo regio,  con tanto di dinastia regnante e abilissimi “primi ministri” quali Vittorio Valletta e Cesare Romiti.

 Nell’anno scolastico 1881-1882 che racchiude le vicende narrate da De Amicis, cresceva dunque una nuova generazione, all’insegna della preminenza assegnata all’istruzione pubblica, luogo di integrazione sociale non solo tra ceti ma anche con i primi e numerosi immigrati provenienti dalle regioni meridionali, dove il tasso di analfabetismo era dell’81% a fronte del già grave 57% nazionale.

 In tale scenario, molteplici erano gli scopi dell’istruzione pubblica  ......

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