Un
modo di introdurre i bimbi alla verità cristiana nato negli anni Cinquanta a
Roma, ora diffuso nel mondo
Fu
opera di Sofia Cavalletti, biblista e studiosa di ebraismo, e dell’educatrice
Gianna Gobbi, che si trovarono a preparare i piccoli alla Prima comunione
di GIANCARLO PANI
Ritornare
alle origini è utile per capire, ma è sempre necessario per cogliere come una
certa esperienza sia arrivata fino a noi e si mantenga tuttora viva. A
Barcellona, circa un secolo fa, nel primo dopoguerra, un’insegnante, per far
capire ai bambini delle prime classi elementari le addizioni e sottrazioni,
aveva scoperto un metodo semplice, ma efficace: usare piccoli cubi di legno da
sovrapporre o separare. Sovrapporre i cubi significa 'l’addizione', separarli
invece 'la sottrazione', e così via. L’insegnante, che era cattolica, si trovò
a partecipare a un Congresso liturgico e chiese a uno dei relatori, l’abate dei
benedettini di Monserrat, che cosa fosse importante per iniziare i bambini alla
realtà della fede e della preghiera. L’abate rispose prontamente: «La Bibbia e
la liturgia, in particolare la Messa». M a come insegnarle ai
bambini? Frequentare la Messa con i genitori era certamente fondamentale, ma
non aiutava a coinvolgere i piccoli a partecipare attivamente alla liturgia.
Prese l’avvio così una ricerca per interessare i bambini alla comprensione
della Messa: si pensò di presentarla con qualche materiale di lavoro idoneo a
farne capire le parti. In qualche modo entrava in gioco il tipo di materiale
impiegato per il metodo matematico. L’impresa non era facile, eppure portò alla
scoperta dell’attitudine dei piccoli a comprendere i misteri della fede. Di lì
iniziò una ricerca per la catechesi che ha poi preso il nome di 'Catechesi del
Buon Pastore'.
L’insegnante
si chiamava Maria Montessori, era medico (una delle prime donne laureate alla
'Sapienza' di Roma), neuropsichiatra infantile, pedagogista, e aveva una
straordinaria passione per la formazione e l’educazione dei bambini,
soprattutto emarginati e disabili. Aveva scoperto l’importanza di catturare
l’attenzione dei piccoli e renderli protagonisti della loro vita. In
particolare, era rimasta attratta e meravigliata dalle capacità spirituali
dell’infanzia fin dai primi anni di vita: «I bambini sono così capaci di
distinguere fra le cose naturali e soprannaturali, che la loro intuizione ci ha
fatto pensare ad un periodo sensitivo religioso », periodo nel
quale i bambini hanno intuizioni e slanci religiosi che sono sorprendenti.
L’espressione può meravigliare, ma si rimane stupiti quando il Concilio Vaticano
II, nella Dichiarazione su L’educazione cristiana, afferma che
i bambini «fin dalla più tenera età sono in grado di percepire il senso di
Dio», e che il compito dei genitori è di «aiutarli a svilupparlo». L’ insegnamento
religioso apparve alla Montessori il culmine di quanto si viveva nelle 'Case
dei Bambini', e ne descrisse l’esperienza in tre libri, tra cui I
bambini viventi nella Chiesa, dove sostiene: «Il complemento
necessario dell’istruzione religiosa della prima età è la liturgia, resa
accessibile ai bambini». Il risultato fu sorprendente, come scrisse Cavalletti:
«Centrando l’educazione religiosa sulla liturgia, la Montessori
dimostra
di aver intuito l’importanza fondamentale del 'segno' nella catechesi. È
proprio del segno non tanto presentare alla mente delle verità da comprendere,
quanto piuttosto riprodurre delle situazioni, dei fatti, perché gli uomini di
tutti tempi possano esserne partecipi ed attori. La catechesi dei 'segni' è
quindi scevra da qualsiasi intellettualismo, ed è nel senso più pieno aiuto
alla vita religiosa del bambino. In questo indirizzo di fondo sta il valore
permanente dell’opera della Montessori in campo religioso ed è di questa
eredità preziosa che le è profondamente grata chi cerca, oggi, di continuarla».
Montessori
aveva scoperto che dalle sollecitazioni interiori del bambino scaturiva in lui
«un senso gratissimo di gioia e di nuova dignità », quella gioia che è
espressione di crescita interiore e quella dignità che impegna l’adulto a
rispettare il principio di 'dare ai più piccoli le cose più grandi', secondo
l’insegnamento del Signore: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della
terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate
ai piccoli» (Mt 11,25). Da Barcellona a Roma, nel 1954. Per diverse
vicende personali, la Montessori non riuscì a completare le sue ricerche in
campo religioso, che furono proseguite e prese a cuore dalla sua allieva e
collaboratrice, Adele Costa Gnocchi, nella 'Casa dei Bambini' a Roma, vicino
alla Chiesa Nuova. L’educatrice abitava in un palazzo di fronte a quello di
Sofia Cavalletti, che conosceva molto be- ne e di cui era amica. Le chiese
di preparare alcuni bambini per la Prima comunione. La Cavalletti era
assistente, all’Università di Roma, dell’ex- rabbino Eugenio Zolli ed era
impegnata nello studio dei trattati talmudici. N ella nuova
esperienza venne affiancata dalla pedagogista montessoriana Gianna Gobbi. Il
loro lavoro parte dalla lettura della Bibbia, in particolare delle parabole,
perché nei Vangeli si afferma che questo era il genere di insegnamento privilegiato
da Gesù; per la liturgia, invece, si spiegano le parti della Messa, in modo che
i bambini possano capirne il significato. La Scrittura e la liturgia sono
proprio le fonti che la Chiesa lungo la sua tradizione e la sua storia
bimillenaria ha sempre riconosciuto fondamentali per la vita di fede del
cristiano.
Scrive la Cavalletti: «La risposta che i bambini danno
all’esperienza religiosa è tale che sembra coinvolgerli nel profondo, in un
appagamento totale. […] La facilità e la spontaneità dell’espressione religiosa
e della preghiera del bimbo fanno pensare a qualcosa che sgorga dal profondo,
quasi fosse connaturale al bambino». I l punto centrale della
catechesi è la verità più importante del cristianesimo: la relazione vitale tra
Dio e le sue creature, in termini biblici 'l’alleanza'. I bambini mostrano di
scoprirla e sperimentarla attraverso l’ascolto diretto della Parola. Il metodo
per presentarla è semplice: si legge il testo biblico, poi si lascia ai bambini
il tempo di assimilarlo. Fra i testi biblici, particolare attrazione esercita
la parabola giovannea del Buon Pastore. Tra gli aspetti poliedrici del testo, i
bambini ne privilegiano uno: «Il Pastore chiama le sue pecore per nome» (Gv
10,3) ed esse ascoltano la sua voce e lo seguono. Lo straordinario incanto che
tale versetto suscita nei bambini è documentato dalla quantità e qualità delle
loro 'risposte', sia in espressioni sia in disegni. [...] Poiché la Scrittura
trova la sua compiutezza nella liturgia, la Bibbia si vive nella celebrazione liturgica,
dove ci si nutre 'dalla mensa sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo'.
Nella catechesi del Buon Pastore la liturgia diventa quindi l’altro fondamento
su cui il bambino
può costruire la sua personale relazione con il Signore .[...] L a catechesi
del Buon Pastore inizia dai tre anni: è il primo livello.
Oggi i pedagogisti
hanno dimostrato che i primi anni di un bambino sono fondamentali per tutto il
resto della vita. La catechesi si sviluppa durante la fanciullezza e
l’adolescenza, sempre attraverso l’approfondimento biblico e liturgico. Dopo i
sei anni, la crescita del bambino richiede un ampliamento dei temi: è il
secondo livello. Inizia l’esigenza morale del fare e del comportamento. In
conclusione, va rilevata anche un’altra caratteristica: il servizio del
catechista. Questi «non cercherà di fermare su se stesso, sulle sue opinioni ed
attitudini personali l’attenzione e l’adesione dell’intelligenza e del cuore di
colui che sta catechizzando; e, soprattutto, non cercherà di inculcare le sue
opinioni ed opzioni personali, come se queste esprimessero la dottrina e le
lezioni di vita di Gesù Cristo». [...]
Dagli anni Sessanta in
poi, accanto all’attività con i bambini si sono svolti anche i corsi di
formazione per gli adulti: corsi che spesso si concludono con esami e consegna
dei diplomi riconosciuti dall’Ufficio catechistico del Vicariato di Roma.
Un elemento non certo marginale di questa catechesi è la rapidità con cui si è
diffusa non soltanto in parrocchie, centri di formazione, scuole religiose, ma
anche in altre nazioni e continenti. Si è estesa all’Europa centrale e
orientale, ha attraversato l’Oceano per giungere in Messico tra gli indios,
negli Stati Uniti fra gli amerindi, e ha conosciuto anche uno sviluppo
ecumenico. Soprattutto negli Stati Uniti, ha incontrato grande accoglienza tra
gli episcopaliani e i protestanti, cui si sono aggiunti gli ortodossi: il segno
del Vangelo che unisce. Oggi la catechesi del Buon Pastore è stata accolta
anche dalle Missionarie della carità, le suore di Madre Teresa di Calcutta. Nel
2015 si è tenuto a Phoenix, in California, un Convegno internazionale della
catechesi del Buon Pastore: vi hanno partecipato 856 catechisti, rappresentanti
di 26 nazioni dei cinque continenti. Due anni dopo, in Messico, nello Stato del
Chiapas, a San Cristóbal de Las Casas, è stato organizzato un convegno con i
catechisti messicani cui hanno preso parte circa 450 persone.
La
pedagogista aveva scoperto l’importanza di catturare l’attenzione dei piccoli e
renderli protagonisti della loro vita, anche nella religione.
Nessun commento:
Posta un commento