Didattica a distanza, nuove responsabilità: dirigenti,
docenti e genitori devono vigilare sul corretto utilizzo dei dispositivi
informatici
Il nuovo modo di fare scuola attraverso l’utilizzo di
un pc ha favorito e sviluppato nella figura del docente una nuova dimensione
della responsabilità digitale. I casi di cyberbullismo sono legati all’utilizzo
delle nuove tecnologie digitali e la vera emergenza è quella di attuare una
serie di precauzioni nell’uso dei dispositivi (pc, tablet, cellulare).
Il prolungamento dell’esposizione in rete ha fatto
registrare una serie di fenomeni legati al cyberstupidity come l’happy
slapping, flaming, spamming, stalking, harassment e sexting. Questo, purtroppo,
è il volto nascosto dell’errata idea di cittadinanza digitale.
La legge 71 del 2017 in riferimento al fenomeno del
cyberbullismo è diventata uno strumento flessibile per rispondere alle sfide
educative e pedagogiche legate alla costante evoluzione delle nuove tecnologie.
Oggi tutto è in rete, quindi per un docente è fondamentale esserci e se è il
caso avere, in qualità di mediaeducator, un ruolo d’accompagnamento, di
controllo e di censura.
Dalle recenti statistiche risulta che il 45% dei
ragazzi dai 9 ai 17 anni sono vittima di cyberbulling, ma nessuno ne parla. Per
paura? Vergogna? Conseguenze?
Dirigenti e docenti di tutta Italia hanno cercato di
mettere in campo qualsiasi modalità di prevenzione e di sicurezza digitale per
evitare che gli studenti possano entrare nelle stanze virtuali o accedere alla
video-lezione senza il controllo dell’adulto. Per alcuni docenti anche
l’utilizzo delle piattaforme digitali risulta grezzo e limitato. Zoom,
Classroom, Google meet e tante altre piattaforme hanno garantito la formazione
di ambienti d’apprendimento virtuali, che da una parte hanno garantito di
vincere la scommessa che si fa scuola lo stesso, ma dall’altra hanno indebolito
le relazioni sociali e causato l’aumento dei fenomeni di cyberbulling.
Anche i docenti spesso sono stati presi di mira dagli
alunni e hanno cercato di tutelare la loro privacy casalinga installando app
esterne. Molto spesso si è convinti che dietro ad un pc o a una tastiera
ci si permette di dire o fare di tutto.
Perché si è ancorati all’idea dell’anonimato e alla
diminuzione del senso di responsabilità civica.
In questo caso, qual è il ruolo del docente? Egli, ora
più che mai, deve aiutare il ragazzo che si trova in difficoltà perché oggetto
di prevaricazione online e deve sensibilizzare ed informare tutti gli altri
studenti su quelli che sono i rischi della rete nel subire comportamenti che
fanno del male. Nessun alunno, nello svolgimento dell’attività scolastica o
parascolastica, deve esporsi a una situazione di pericolo, mentre la vigilanza
digitale è un obbligo degli insegnanti, anche perché si è in presenza di
minori.
Una prima soluzione per evitare ogni forma di minaccia informatica è la
cibersecurity e la protezione dei dati personali.
Dirigenti, docenti e genitori – in qualità di agenzie
educative – sono chiamati a fornire una risposta forte e incisiva:
insegnare il confine fra ciò che è lecito e ciò che non lo è, nell’uso della
rete. Ogni alunno dovrà capire che ogni atto illegale è un reato e rischia di
essere perseguito in termini di legge.
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