* “In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire
verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del
mondo! Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene un uomo che è avanti a
me, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare
nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò
dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e
rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a
battezzare nell’acqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo
Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo. E io ho visto e ho
testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Commento al Vangelo del 19 Gennaio 2020 – p. Ermes
Ronchi
Un agnello che porta la tenerezza divina
Giovanni vedendo Gesù venire… Poter avere, come
lui, occhi di profeta e so che non è impossibile perché «vi è un pizzico di
profeta nei recessi di ogni esistenza umana» (A.J. Heschel); vedere Gesù mentre
viene, eternamente incamminato lungo il fiume dei giorni, carico di tutta la
lontananza; mentre viene negli occhi dei fratelli uccisi come agnelli; mentre
viene lungo il confine tra bene e male dove si gioca il tuo e, in te, il
destino del mondo. Vederlo venire (come ci è stato concesso a Natale) pellegrino
dell’eternità, nella polvere dei nostri sentieri, sparpagliato per tutta la
terra, rabdomante d’amore dentro l’accampamento umano, da dove non se ne andrà
mai più. Ecco l’agnello, il piccolo del gregge, l’ultimo nato che ha ancora
bisogno della madre e si affida al pastore, che vuole crescere con noi e in
mezzo a noi.
Non è il «leone di Giuda», che viene a sistemare
i malvagi e i prepotenti, ma un piccolo Dio che non può e non vuole far paura a
nessuno; che non si impone, ma si propone e domanda solo di essere accolto.
Accolto come il racconto della tenerezza di Dio. Viene e porta la rivoluzione
della tenerezza, porta un altro modo possibile di abitare la terra, vivendo una
vita libera da inganno e da violenza. Amatevi, dirà, altrimenti vi
distruggerete, è tutto qui il Vangelo. Ecco l’agnello, inerme e più forte di
tutti gli Erodi della terra. Una sfida a viso aperto alla violenza, alla sua
logica, al disamore che è la radice di ogni peccato.
Viene l’Agnello di Dio, e porta molto di più del
perdono, porta se stesso: Dio nella carne, il cromosoma divino nel nostro Dna,
il suo cuore dentro il nostro cuore, respiro dentro il respiro, per sempre. E
toglie il peccato del mondo. Il verbo è al declinato al presente: ecco Colui
che instancabilmente, infallibilmente, giorno per giorno, continua a togliere,
a raschiare via, adesso ancora, il male dell’uomo. E in che modo toglie il
male? Con la minaccia e il castigo?
No, ma con lo stesso metodo vitale, positivo con
cui opera nella creazione. Per vincere il buio della notte Dio incomincia a
soffiare sulla luce del giorno; per vincere il gelo accende il suo sole; per
vincere la steppa semina milioni di semi; per vincere la zizzania del campo si
prende cura del buon grano; per demolire la menzogna Lui passa libero, disarmato,
amorevole fra le creature. Il peccato è tolto: nel Vangelo il peccato è
presente e tuttavia è assente.
Gesù ne parla solo per dirci: è tolto, è
perdonabile sempre! E come Lui, il discepolo non condanna, ma annuncia un Dio
che dimentica se stesso dietro una pecora smarrita, un bambino, un’adultera.
Che muore per loro e tutti li catturerà dentro la sua risurrezione.
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