Viviamo in un’epoca in cui i bambini sono
particolarmente desti nel pensiero, ma le loro mani dormono e quando c’è da
dipanare una matassa o attaccare un bottone, incapacità e malavoglia si
intrecciano e ingarbugliano matassa e filo. Certo, non si deve più tagliare la
legna per riscaldarsi o accendere una candela per farsi luce, basta schiacciare
un bottone; ma i bottoni sono diventati sempre più numerosi e le dita sono
diventate abilissime nel trovare il tasto giusto!
Le comodità ci circondano, i nostri pensieri sono quotidianamente stimolati
, ammiriamo volentieri opere d’arte, ma quella spinta all’agire, quell’impulso
ad intraprendere, la nostra volontà insomma si è comodamente appisolata davanti
al fascino della tecnologia e alla esorbitante ricchezza di prodotti finiti. La
necessità di usare le mani pare cosa d’altri tempi!
Eppure, proprio poiché i pensieri si risvegliano
vitali, ricchi di immaginazione, chiari e liberi sarà bene che prima i bambini
imparino a pensare con le mani. Possiamo portare loro il lavoro a maglia già in
prima classe ;allora, intrecciando il filo sui ferri, l’attenzione sarà tesa a
non perdere un punto. Così una maglia unita all’altra con movimento ritmico,
formerà un “tessuto”;tessuto che può essere considerato come l’immagine
fisica del processo del pensiero, non a caso si parla del “filo del pensiero”.
La meraviglia dei bambini si legge nel loro sguardo
ogni volta che sperimentano, ogni volta che iniziano o finiscono un lavoro. Più
avanti, quando la freschezza di un pensiero autonomo verrà sviluppata dai
ragazzi, se ne potranno trovare le radici proprio là, nel lavoro con le mani,
che possiede anche il dono di rafforzare la capacità di giudizio.”
Adriana Todeschini ne “Il Quadernone 2018”
Queste parole ricordano molto quelle di Maria
Montessori, per la quale lo sviluppo delle capacità manuali equivaleva allo
sviluppo dell’intelligenza. La tecnologia ha sicuramente apportato delle
migliorie nella vita di ognuno di noi, ma ha tolto anche molto rispetto alla
capacità di interazione con gli altri, di utilizzare le proprie mani per creare
ciò che si è pensato, immaginato, disegnato.
La società della fretta, del “tutto e subito”,in cui
viviamo ormai da tempo, non permette ai bambini di avere degli spazi di noia,
tempo in cui stimolare la propria fantasia. Il pensiero divergente, ovvero la
capacità di produrre una serie di soluzioni alternative ad un dato problema, in
particolare nei problemi che non prevedono un’unica soluzione, si sta perdendo
sempre più velocemente. Ai bambini vengono offerte soluzioni predefinite,
create da una mente adulta, dove la fantasia lascia spesso spazio alla logica,
perciò non è concesso uno spazio di discussione: “Si fa così.”
Il bambino il più delle volte si adegua, segue
quello che l’adulto dice, soprattutto se è l’insegnante, e perde così la
possibilità di sviluppo non solo del pensiero divergente, ma anche del pensiero
critico. Ciò che viene stabilito non si può cambiare, l’unica soluzione
giusta è questa, tanto vale che ti sforzi a trovarne altre. Un danno permanente
di cui vedremo gli effetti tra qualche anno, quando quei bambini saranno a loro
volta adulti e non saranno in grado di vedere soluzioni alternative a problemi
che gli si presenteranno davanti, che non saranno abituati a pensare con la
loro testa e che si affideranno al famigerato “si è sempre fatto così!”. Il
loro cervello non avrà la plasticità necessaria a porsi domande, formulare
nuove ipotesi, andare a cercare altre risposte a quelle preconfezionate. E
adulti non pensanti non sono sinonimo di evoluzione. E’, non solo importante,
ma fondamentale dare stimoli ai bambini affinchè sviluppino un loro pensiero
critico, la capacità di non accontentarsi di idee altrui, ma di osservare,
pensare, valutare e, solo dopo, scegliere quale strada intraprendere.
La
libertà di pensiero e di parola è un diritto che non possiamo permetterci di
perdere.
In riferimento dunque a quanto scritto, è necessaria
una riflessione anche sui materiali offerti ai bambini. Lavori di vita
pratica, di manualità fine aiuteranno il bambino ad esercitare la
concentrazione, la coordinazione oculo-manuale, la raffinatezza e l’economia
dei movimenti; materiali destrutturati (loose parts) e uno spazio pittorico
lasciano al bambino la possibilità di creare ed esprimere una parte di sè, di
ritrovare il proprio equilibrio; il materiale sensoriale studiato e
creato da Maria Montessori aiuta il bambino a veder materializzati dei concetti
che altrimenti sarebbero astratti, nonchè all’autocorrezione. E’ un
materiale assolutamente stupefacente, che arricchisce l’autostima, stimola la
conoscenza,la curiosità, ci si confronta con l’errore e si impara a superarlo.
Da non dimenticare il contatto quotidiano con la natura. Montagna, collina,
pianura o mare, la cosa importante è USCIRE. Stare all’aperto, giocare
liberamente, sperimentare, toccare, fare esperienze. La natura è una grande
maestra, non si può privare i bambini di un’ insegnante così spettacolare. Le
stagioni non si imparano sulle schede, anche perchè, come disse un altro grande
insegnante, Paolo Mai: “Ad Ostia l’inverno non è con la
neve!” Perciò le stagioni bisogna viverle sulla pelle, uscendo ogni
giorno, con la pioggia o con il sole, perchè non esiste cattivo tempo, ma solo
un abbigliamento inadeguato!
Se poi ci fosse un contatto quotidiano con gli
animali, abbiamo fatto bingo! Essi insegnano ai bambini come comunicare
senza bisogno di parole, la cura verso un altro essere vivente, la diversità
come arricchimento, come conoscenza del mondo.
Le mani sono uno strumento potentissimo di
conoscenza di sè e del mondo! I bambini devono poterle utilizzare fin da
piccolissimi e per tutta la loro vita. L’esperienza porta alla conoscenza!
Diamo al bambino motivo di lavoro ed egli ci stupirà con la dedizione, la
curiosità, la concentrazione. Sarà un meraviglioso spettacolo! Lo vedrete lì,
così piccolo ma così instancabile, che sarà per voi un esempio di come andrebbe
svolto un lavoro: con passione, dedizione, gioia, concentrazione … per uscirne
poi felici, soddisfatti e rilassati.
“La mano è quell’organo fine e complicato nella sua
struttura, che permette all’intelligenza non solo di manifestarsi, ma di
entrare in rapporti speciali coll’ambiente: l’uomo, si può dire, “prende
possesso dell’ambiente con la sua mano” e lo trasforma sulla guida
dell’intelligenza, compiendo così la sua missione nel gran quadro
dell’universo.” M.Montessori
Manuela Griso
Da Eticamente
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