- L’annuale
Consiglio del’Unione Mondiale degli Insegnanti Cattolici (UMEC-WUCT), si è svolto
quest’anno a Bruxelles (15-17 novembre), grazie alla amichevole e generosa ospitalità dei colleghi della associazione
degli insegnanti cattolici fiamminghi.
Il tema
scelto è stato intrigante: i percorsi educativi sono orientati verso la libertà
o verso la violenza? Sembra naturale che l’educazione alla libertà debba essere
prioritaria per ogni istituzione educativa e per ogni insegnante, però ci
accorgiamo che sovente, in modi e contesti diversi, ci sono notevoli
discrepanze tra il dire e il fare, tra la prospettiva pedagogica e quella
didattica, che si concretizza nel quotidiano fare scuola.
Ad
esempio: gli stili di insegnamento, le scelte dei contenuti, le relazioni intra
ed extra, il rapporto insegnante alunno, il curricolo esplicito ed implicito,
l’uso delle discipline, le attività realizzate
…. su quali basi etiche sono fondate? Che tipo di persona formano?
Occorre fare attenzione ai sentieri senza meta, a quelli perversi o subdoli, a
quelli che disorientano e non fanno maturare il pensiero critico, capacità di
discernimento e scelte etiche: la pedagogia del Vangelo è sempre attuale.
Ed
ancora: qual è la visione della vita che orienta le istituzioni scolastiche, ogni singolo insegnante, le famiglie, i mezzi
di comunicazione? Quali valori si coltivano nell’ambiente ove l’alunno ( ed lo
stesso insegnante) vive?
Inoltre,
non possiamo non tener conto che la realtà odierna è perturbata da scelte di
fondamentalismo o di sovranismo o
addirittura da forme ‘educative’ volte a privilegiare espressamente scelte
egoistiche, autoreferenti o di manifesta violenza, non solo di quella verbale,
ma anche di quella “materiale”. Pensiamo ai tragici e duraturi conflitti presenti in varie parti
del mondo, alla formazione alla violenza come stile di vita presente in certi
ambienti o espressione di chiare e perverse scelte politiche, alle varie forme di schiavitù, alle angherie e violenze cui sono sottoposti i migranti, ai bambini soldati, privati di adeguata istruzione o violentati e sfruttati in mille modi ....
Non bisogna,
però, scoraggiarsi. Infatti, educare è un cammino di speranza e di impegno, da
condividere con gli altri. E’ conoscere l’oggi ed è esplorare il domani per
preparare un futuro migliore. Senza speranza non può esserci progettualità: si
resta disorientati, impantanati nella nebbia o nelle paludi dell’autoreferenza,
si cade vittima dell’impotenza e delle vane lamentele. “L’educazione è al servizio di
un umanesimo integrale e la Chiesa, quale madre educatrice, guarda sempre alle
nuove generazioni nella prospettiva della formazione della persona umana sia in
vista del suo fine ultimo sia per il bene delle varie società, di cui l’uomo è
membro ed in cui, divenuto adulto, avrà mansioni da svolgere»[1].
Queste
tematiche sono state dibattute nel corso del lavori del Consiglio, preparato
preventivamente grazie ad un “instrumentum laboris” discusso nelle varie parti
del mondo.
I lavori
consiliari hanno dato anche possibilità di riflettere sulle varie forme di
scambi e di solidarietà promosse dall’Unione e dai vari aderenti a essa.
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I
partecipanti, provenienti da varie nazioni (Argentina, Belgio, Burundi, Congo,
Filippine, Francia, Germania, Gran Bretagna, India, Italia, Olanda, Romania),
hanno favorito un ricco dibattito, grazie alle esperienze vissute nelle
istituzioni ove operano (scuole e università) e agli stimoli dati dai relatori.
Si è
potuto riflettere anche sulle situazioni di estrema povertà e quotidiana
conflittualità che caratterizzano diverse nazioni e sulla necessità di
rafforzare la solidarietà tra tutti gli insegnanti cristiani (che vivono
situazioni molto variegate e talora difficili).
Tra le
varie testimonianze, significative sono state quelle delle buone pratiche a
favore dell’educazione alla pace in alcuni Paesi vittime di conflitti. Per esempio,
in Burundi[2],
nella Repubblica del Congo[3],
nella Repubblica Democratica del Congo[4]
e nel Cameroun[5].
I lavori
del Consiglio, coordinati dal presidente Guy Bourdeaud’hui, sono stati arricchiti dalla partecipazione del
Nunzio Apostolico in Belgio, Mons. Kasujja, dell’Arcivescovo di Cambrai, Mons.
Dollmann (Assistente Ecclesiastico dell’UMEC-WUCT), e del Vescovo di Gent,
Mons. Van Looy (presidente della Caritas europea).
Il Prefetto
della Congregazione per l’Educazione Cattolica, Cardinale Versaldi, nel suo
messaggio, ha espresso “sincera gratitudine per l’opera di servizio svolta
dall’Unione”, incoraggiando l’Unione ad andare avanti anche grazie alla
presenza dei giovani.
Interessante
la parte culturale offerta dalla COV (associazione degli insegnanti cattolici
fiamminghi), con la visita al Parlamento Europeo e alla città.
L’UMEC-WUCT,
associazione di insegnanti cattolici che operano in scuole cattoliche e laiche
nelle varie parti del mondo, fondata nel 1951, ha concluso i suoi lavori
progettando il suo cammino per l’anno nuovo, caratterizzato dalla
partecipazione all’iniziativa promossa da Papa Francesco, che avrà per tema “Ricostruire il patto educativo globale”,
al fine di “ravvivare l’impegno per e con
le giovani generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta e
inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua
comprensione …. per unire gli sforzi per
in un’ampia alleanza educativa necessaria
alla formazione di persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni
e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”.[6]
A tal
fine le varie istituzioni aderenti all’UMEC-WUCT organizzeranno dei gruppi di
lavoro e altre iniziative per la riflessione sul tema e l’elaborazione di un
documento comune.
Giovanni Perrone
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