Un falso problema
Le polemiche
sulla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche, riaccese qualche giorno
fa da una dichiarazione del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti,
rischiano di nascondere, piuttosto che evidenziare, i reali problemi sia della
nostra società che della Chiesa.
È evidente,
infatti, che le enormi difficoltà strutturali e culturali in cui si dibatte
cronicamente la scuola statale non hanno nulla a che vedere con una simile
questione. Come del resto ha riconosciuto lo stesso ministro, che, investito da
una bufera mediatica, si è affrettato a ribadire che essa non rientra neanche
di striscio nelle priorità del governo.
Forse era
meglio dirlo prima, invece di sbilanciarsi in considerazioni personali che sono
state subito strumentalizzate (come era ovvio che avvenisse!), dagli organi di
stampa per “fare notizia”, dai nemici del governo per prolungare l’equivoco di
una “destra” cristiana contro una “sinistra” miscredente.
Un equivoco su “destra”
e “sinistra”
La verità è che
entrambe sono profondamente estranee allo spirito del Vangelo. La prima per la
sua radicale incapacità di coglierne lo spirito e per la sua tendenza
inveterata a usarne i simboli in un’ottica identitaria e discriminatoria che è
agli antipodi del messaggio d’amore illimitato verso tutti annunciato da
Cristo.
La seconda per
la sua adesione a una prospettiva liberal-borghese di stampo individualista,
secondo cui si è persone in quanto proprietari di noi stessi – delle nostre
facoltà, del nostro corpo («l’utero è mio e ne faccio quello che voglio») –,
senza doverne rispondere a nessuno.
Un cristianesimo senza amore e senza Chiesa
Non stupisce,
così, che la storia della Lega sia caratterizzata, fino ad oggi, da un doppio
binario che l’ha sempre vista, da una parte, imbevuta di elementi religiosi
panteisti ed esplicitamente pagani (Calderoli si sposò addirittura con un rito
celtico!), nonché sprezzante verso il «primo comandamento» cristiano, quello di
amare Dio e gli altri esseri umani anche se lontani e perfino nemici;
dall’altra critica verso le gerarchie ecclesiastiche, troppo morbide verso i
nemici della fede (soprattutto l’islam), e convinta di rappresentare meglio di
esse il “vero” cristianesimo, ridotto peraltro alla sua crosta superficiale.
Il trionfo
dell’individuo
Così come non
stupisce la ricorrente battaglia del Pd – a dispetto dell’alleanza tra
socialisti e cattolici da cui esso ha avuto origine – a favore di una “cultura
dei diritti” che interpreta questi ultimi sganciandoli dai doveri e
privilegiando, di conseguenza, quelli civili (modellati, a loro volta sul
diritto di proprietà), a detrimento di quelli sociali e delle responsabilità
che ne deriverebbero.
Con la
conseguente indifferenza verso le forme comunitarie – prima fra tutte la
famiglia – che su questo inscindibile intreccio di diritti e responsabilità si
fondano. E l’altrettanto inevitabile risultato di privilegiare le preferenze
dei più forti, economicamente e socialmente, rispetto alle esigenze e alla
dignità dei più deboli (dall’embrione, al malato terminale, alla donna che
“affitta” il proprio utero).
Di fronte a
questo quadro, che vede tanti crocifissi in carne ed ossa vittime di logiche
disumane, il problema dei crocifissi di legno nelle scuole diventa francamente
molto secondario.
L’eredità ricevuta da
papa Francesco
A maggior
ragione lo è, in questo momento, per la Chiesa, che non solo deve fronteggiare,
all’esterno, questi allarmanti scenari culturali, ma si trova alle prese, al
suo interno, con una crisi profonda, al tempo stesso di ordine dottrinale e
strutturale, in cui stanno venendo al pettine i nodi del passato.
Il pontificato
di papa Francesco ha ereditato, infatti, tutto l’immenso carico di problemi
irrisolti che il suo predecessore, onestamente, si era ritenuto incapace di
affrontare.
Da una Chiesa
arroccata…
Problemi di
principio, innanzi tutto. La Chiesa di Benedetto rischiava di ridursi a una
roccaforte, impegnata con tutte le sue forze a difendere i «valori non
negoziabili», vale a dire la sacralità della vita biologica (dell’embrione o
del malato terminale), la famiglia fondata sul matrimonio e a libertà della
scuola (cattolica).
Una cittadella
assediata. Senza dire che il concetto stesso di “valori non negoziabili” –
ridotti a tre – poteva dar luogo all’equivoco che tutti gli altri fossero
invece negoziabili…
…ad una aperta e
centrata sull’essenziale
Francesco ha
esordito, già col suo stile e poi con i suoi documenti, capovolgendo questo
atteggiamento difensivo – e l’immagine di Chiesa che gli era connesso – in uno
sereno e dialogico.
Al tempo
stesso, però, ha allargato l’orizzonte e ristabilito il primato
dell’essenziale, sottolineando con forza che l’annuncio fondamentale del
vangelo non è di ordine morale, ma teologale, salvifico – Dio ci ama e ci
salva! – e che, nella stessa sfera morale, il valore non negoziabile, da cui
tutti gli altri derivano la loro intangibilità, è l’essere umano.
Non l’Uomo, ma
gli uomini, le donne reali, con le loro povere storie piene di errori e di
contraddizioni, con le loro fragilità, con il loro anelito, sempre incompiuto,
al bene.
Gli uomini e le
donne che Gesù ha incontrato nel suo cammino e a cui ha detto che il Padre li
amava anche così com’erano, e che perciò potevano rialzarsi.
La misericordia al
centro
Perciò
Francesco ha insistito sulla misericordia, nello stile di Gesù, non
subordinandola al preventivo pentimento, ma donandola come un appello ad esso e
alla conversione: «Neanch’io ti condanno. Va’ e d’ora in poi non peccare più»
(Gv 8,11).
Da qui un
richiamo – in piena linea con la grande tradizione del pensiero cattolico – al
superamento di una morale delle regole precostituite e al primato della
coscienza personale, anche se non in chiave individualistica, ma, al contrario,
nella prospettiva di una dimensione comunitaria indispensabile per superare il
rischio del soggettivismo.
Una duplice minaccia
Era un
rinnovamento necessario, se si voleva uscire dalla logica puramente difensiva e
proporre alla nostra società una versione più adeguata del messaggio cristiano.
Ma ha dovuto fare i conti con una duplice minaccia.
Da una parte,
quella di un clima culturale fortemente secolarizzato, impregnato di
individualismo e soggettivismo, che ha portato molti a scambiare questa lettura
– non meno, anzi più rigorosa ed esigente della precedente – per una rinunzia a
parlare ancora di peccato (quando invece proprio il richiamo alla salvezza e
alla misericordia lo implica!).
Dall’altra,
quella di una rivolta di quanti erano abituati alla via facile delle regole,
alla sicurezza dei tre “valori non negoziabili”, e hanno visto in questa
apertura di orizzonti il dissolvimento della morale cristiana.
Una protesta
che, a dire il vero, è stata alimentata dalla mancanza di direttive più
concrete sulle modalità di quell’accompagnamento ecclesiale che il papa ha
sempre unito al cammino della coscienza personale. Col risultato che la prima
minaccia di cui abbiamo parlato si è spesso realizzata, per mancanza di più
precisi punti di riferimento ecclesiali.
I problemi strutturali
Dicevo prima
che i problemi della Chiesa ereditati da Francesco non erano solo di ordine
dottrinale, ma anche strutturale.
Il Vaticano è
un riassunto di questi problemi. Benedetto ne è stato soverchiato e alla fine
ha dovuto prendere atto della sua impotenza. Francesco non sembra in grado
neanche lui di fronteggiare con successo questa situazione. Anzi, ha tutta
l’aria di aver ereditato dal suo predecessore, oltre al problema, un limite che
rende impossibile risolverlo, vale a dire l’incapacità di individuare i
collaboratori giusti.
Benedetto si è
fidato del card. Bertone, Francesco del card. Pell, e non solo. La notizia di
nuovi gravi scandali finanziari, legati a monsignori e cardinali “di fiducia”
del papa, fa temere che anche i successori di Pell non siano stati degni di
questa fiducia.
Il Dio crocifisso nella
storia degli uomini
Il credente non
può non soffrire di tutto questo, anche se sa bene che fin dall’inizio Gesù
sapeva di non aver lasciato la sua Chiesa in buone mani (dei dodici, Giuda lo
tradì, Pietro lo rinnegò, gli altri scapparono) e si ricorda che in secoli
successivi, per fortuna ormai lontani, abbiamo avuto personaggi – perfino papi
– ben più scandalosi di Bertone, di Pell o dei monsignori dell’ultima ora.
Forse egli può
vedere, in quello che accade oggi – la situazione culturale dell’Occidente, le
divisioni della Chiesa, gli scandali del Vaticano – un nuovo modo in cui il suo
Dio viene crocifisso, non simbolicamente, sulla parete di un’aula scolastica,
ma ben più tragicamente, nella storia degli uomini. Non è una rinunzia a
lottare per una cultura e per una Chiesa diverse, ma la presa di coscienza che
questa lotta sarà lunga e non sarà mai conclusa una volta per tutte.
Giuseppe Savagnone
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