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venerdì 21 giugno 2019

CAPACI DI AUTOREGOLARCI PER MANTENERE UN ADEGUATO EQUILIBRIO EMOZIONALE

Meno auto-centrati per emozioni regolate

Un po’ di sana autocritica è dunque davvero necessaria; possiamo ancora imparare che la cifra della vita umana non può mai essere il numero uno: abbiamo tutti bisogno, per essere felici, del due della relazione e del tre dell’apertura alla vita e al mondo.

di Mariolina Cerotti Migliarese

Nella persona adulta esiste (o almeno dovrebbe esistere) un meccanismo molto prezioso e del quale non abbiamo sufficiente consapevolezza; parlo della capacità di auto-regolazione: quella competenza umana preziosa che ci permette di mantenere un adeguato equilibrio emozionale, di non reagire agli stimoli in maniera sproporzionata e di ritrovare uno stato di calma dopo ogni stato di alterazione o di disequilibrio. È una risorsa che ci permette anche di metterci in relazione con gli altri in modo equilibrato, ad esempio regolando i nostri inevitabili momenti di malumore in modo da risparmiare loro le sue sgradevoli conseguenze. Non si tratta una competenza innata: dalla nascita e per tutta l’infanzia le emozioni infatti vengono prevalentemente 'vissute', senza che ci sia nel bambino la vera capacità di dar loro un nome, di motivarle e di governarle; il bambino prova sentimenti forti e agisce di conseguenza, spesso mutuando il suo stile da quello dell’ambiente in cui vive. Oggi non è infrequente vedere bambini rabbiosi e in balia della propria rabbia, con genitori che si sentono impotenti, spaventati e incerti sul da farsi. Si tratta spesso di bambini intelligenti e molto amati, abituati a contrattare tutto con gli adulti, con i quali si pongono su un livello di parità; sono abituati a pensare che il loro punto di vista e il loro parere abbiano lo stesso valore di quello di mamma e papà, perché in ogni decisione viene chiesto il loro accordo e i genitori accettano estenuanti discussioni pur di evitare ciò che non gradiscono o può scontentarli.
Ma il bambino rabbioso e fuori controllo è soprattutto un bambino spaventato: l’intensità delle sue emozioni lo travolge e non riesce a controllarsi; proprio per questo avrebbe bisogno di sentire che gli adulti sono in grado di contenerlo senza avere paura di lui, che si sentono autorizzati a intervenire, e che sono in grado di impedirgli con fermezza di distruggere o danneggiare persone e cose. Distruggere, vincere sull’adulto o mancargli di rispetto sono cose che fanno sentire i bambini insieme onnipotenti e soli, in balia di se stessi e cattivi, e contrasta il loro naturale senso di giustizia.
Il bambino ha dunque bisogno dell’accompagnamento paziente e intelligente dell’adulto, capace di prendersi la responsabilità di fissare i confini di ciò che è permesso, di reggere i no necessari, e di non spaventarsi per l’intensità delle sue emozioni; spesso sarà sufficiente un intervento fermo e deciso, che evita lunghe e inutili esortazioni e irritanti richiami alla ragionevolezza. Il ripetersi costante dell’esperienza di 'venire regolati' con fermezza e affetto è ciò che permette di conquistare poco alla volta un’auto-regolazione equilibrata e flessibile, che sfugga da un lato all’impulsività e dall’altro ad un autocontrollo rigido, che soffoca le emozioni impedendo loro di esprimersi.
Ma educare a qualcosa richiede pazienza e convinzione, e il valore dato alla capacità di autoregolazione dipende dal valore che siamo disposti a riconoscere agli altri: la centratura eccessiva su di sé rende infatti prioritarie le proprie emozioni e molto meno importante imparare a gestirle per salvaguardare quelle altrui. Sarebbe dunque necessario aiutare i nostri figli a capire che nessuno è il centro del mondo; ma sarebbe ancora più importante che ciascuno di noi, in prima persona, ridimensionasse l’idea che si è fatto di sé e abbandonasse quel 'tutto intorno a te' che è diventato la gabbia dorata che ci impedisce di fare comunità.
La tendenza a fare di noi stessi il centro del mondo ci rende vulnerabili e reattivi, e ci spinge ad un’attenzione esasperata e un po’ persecutoria nei confronti di ciò che gli altri dicono o fanno a nostro riguardo e che ci rende irritati e di malumore. Un po’ di sana autocritica è dunque davvero necessaria; possiamo ancora imparare che la cifra della vita umana non può mai essere il numero uno: abbiamo tutti bisogno, per essere felici, del due della relazione e del tre dell’apertura alla vita e al mondo.

Tratto da AVVENIREwww.avvenire.it



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