CARO MAESTRO,
CHIEDIMI IL PERCHE?
La Camera dei Deputati dice
sì all'abolizione di note sul registro ed espulsioni nella scuola primaria.
Allontanare i bambini problematici non è una soluzione
di Angelo Petrosino
Ho spesso avuto in classe
bambini irrequieti, arrabbiati con se stessi, il mondo, la vita e che rendevano
non semplice la conduzione ordinata della classe. Ma non ho mai pensato di
allontanare dalla scuola nessuno di loro, per avere un po’ di requie
momentanea.
Sapevo che ciascuno di essi, di volta in volta, avrebbe potuto
dirmi: «Maestro, perché mi mandi via? Perché non mi chiedi come mai sento il
bisogno di dare un pugno a uno o di fare uno sgambetto a un altro? Perché non
cerchi di scoprire come mai entro in classe con tanta rabbia dentro e non sono
in pace con me stesso? Io potrei provare a spiegartelo, a dirti che a casa non
mi vogliono bene, che a volte mi picchiano e mi dicono che diventerò un poco di
buono.
Sono stanco di sentirmi dire che sono cattivo, che sono la disperazione
di questo e di quello. Se tu me lo lasci dire e poi non ti spaventi se mi
faccio un bel pianto, allora finisce che mi sfogo per bene, che mi sento meglio
e che la smetto di far disperare te e irritare i miei compagni.
Perché venire a
scuola mi piace, è l’unico posto in cui non mi sento solo, in cui esisto
anch’io e conto un poco anche per gli altri».
Oppure: «Come mai non capisci che
non è colpa mia se non imparo come tu vorresti? Le parole mi ballano davanti
agli occhi, le mie pagine sono un disastro, piene di errori e di cancellature,
e io mi arrabbio se mi dicono che sono un fannullone, che non mi impegno, che
penso ad altro, mentre sono soltanto un bambino dislessico e ho tanta curiosità
dentro di me.
È colpa mia se divento
nervoso e me la prendo con tutti?».
Oppure: «Non voglio fare male agli altri.
Lo faccio solo perché ho paura che gli altri lo facciano a me.Tu non stare a
guardarmi, però, ad allargare le braccia e a cercare solidarietà nelle altre
maestre. Aiutami a capire che cosa mi succede.
Anch’io voglio sentirmi dire
che sono buono, che sono bravo, che i grandi sono orgogliosi di me.
Se tu mi aiuti, posso
riuscirci».
Queste voci hanno sempre riecheggiato nella mia coscienza di uomo e
di maestro e non ho mai espulso nessuno dalla scuola.
Altrimenti avrei dovuto
espellere anche me stesso.
Angelo Petrosino
da www.avvenire.it
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