di
Simone Paliaga *
Ci sono temi tabù. Inaffrontabili se non
schierandosi. Uno di questi, soprattutto tra chi ci lavora, è la valutazione
della scuola. O meglio la valutazione delle istituzioni scolastiche, del loro
operato e della loro efficacia. E, come conseguenza, l’indiretta valutazione
dei docenti. Ogni volta che si solleva la questione la polemica divampa. È
impossibile discuterne senza assumere posizioni radicali. E in Italia non si è
mai riusciti a parlarne pacatamente accettando l’idea che sia legittimo
valutare le istituzioni scolastiche e la loro efficacia. E questo sorprende
perché la scuola vive anche di valutazioni.
Oggi c’è una grande opportunità per riaprire il
dibattito sulla valutazione dell’efficacia del sistema di istruzione.
Disponiamo finalmente di un testo importante per prendere di petto la
questione. Si tratta di Efficacia e inefficacia educativa. Esame
critico della Knowledge Base (Springer editore, pagine 409,
s.i.p.), pubblicato da poco in traduzione italiana dall’Invalsi grazie a un
finanziamento europeo confluito nei celebri PON.
Il nome dell’autore, Jaap Scheerens, a molti dice
poco o nulla. Eppure è una delle figure in- tellettuali più influenti in
circolazione, soprattutto per l’analisi condotta da anni intorno alle politiche
scolastiche. Classe 1946, olandese di nascita, Scheerens ha anche insegnato in
Italia all’Università Roma Tre. Per lungo tempo ha partecipato a progetti di
ricerca internazionale. Attualmente è membro del consiglio scientifico
dell’Invalsi, l’agenzia nazionale a cui compete, tra l’altro, la valutazione
del sistema scolastico italiano.
Il testo, peraltro molto tecnico e specifico e
frutto di oltre dieci anni di lavoro, pone problemi di governance educativa
e di politiche di organizzazione del
sistema scolastico. Tutte cose apparentemente
lontane dalla quotidianità ma le cui conseguenze ricadono sulla vita di milioni
di persone tra studenti, famiglie e docenti. Dalle analisi dello studioso
olandese emerge «una evidenza della limitata malleabilità dei sistemi
educativi, indicando non solo scarse associazioni significative fra “cause” ed
“effetti” ma anche la lentezza, nella maggioranza dei casi, del processo di
riforma dell’istruzione». Snocciolando analisi e dati, il pedagogista
neerlandese mostra come la complessità dei sistemi scolastici sia così
ampia e variegata che trovare soluzioni atte al loro miglioramento diventa
difficile senza contare la pesante inerzia dei sistemi scolastici. Su ognuno di
essi gravano così tante variabili che ogni soluzione deterministica è destinata
a un probabile fallimento. Individuare una causa su cui intervenire per sortire
l’effetto desiderato sulla «malleabilità» dei sistemi scolastici si rivela
illusorio.
Scheerens, pur propendendo per il modello di
istruzione olandese, riconosce che sia difficile stabilire «scientificamente»
quali condizioni e quali azioni producano sistemi educativi efficaci. Le
variabili coinvolte sono così tante e per di più incastonate in un sistema
complesso multilivello (ministero, istituzione scolastica, classe e alunni e
insegnanti) che individuare degli indicatori condivisibili da tutti rischia di
mancare di rigore. Pur riconosciuta la complessità della situazione ancora di
più si dovrebbe aprire il dibattito sulle modalità della valutazione.
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