Don Mazzi su Rogoredo: «Questi ragazzi cercano emozioni forti perché la loro vita è vuota»
«Noi adulti abbiamo fallito perché li abbiamo messi al mondo ma non gli abbiamo dato radici».
Fanno
il giro sul web le immagini agghiaccianti di due ragazzi che fumano
eroina sulla metro gialla appena saliti alla fermata Rogoredo, alla
periferia di Milano. Ragazzi che provenivano dal cosiddetto "Bosco della
droga" perché di questo si tratta. Un punto di ritrovo del Nord Est di
tutti coloro che consumano eroina. Don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus che effetto le fa?
«Per noi non esiste l’effetto del 13 o del 17 gennaio, è un fenomeno
che conosciamo molto bene e si esprime in varie maniere. È esploso e
dobbiamo smettere di parlare solo di Rogoredo ma tornare alla vita
quotidiana sennò ripetiamo l’errore di Parco Lambro quando la droga da
lì poi è andata in Stazione Centrale, per le strade, nelle piazze e nei
sottopassi. Questa foto ci impressiona perché sono ragazzi mentre allora
erano adulti, gente distrutta e disfatta. Questi sono giovani che hanno
tutto a casa, non i disperati di 30 anni fa».
Lei è stato tra i primi a fare un salto a Rogoredo
«Quello che mi ha impressionato due mesi è che ho incontrato un
ragazzo di 14 anni che andava a cercare lo spacciatore per prendere
l’eroina a tre euro e farsi tutta la cerimonia. Voleva bucarsi, sentire
quell’emozione che non gli danno le droghe chimiche di cui si è stufato.
“Ed è inutile che ci insegnate che si muore” mi ha detto “lo sappiamo
perfettamente e sono fatti nostri”. Aveva bisogno dell’emozione forte.
Mi ha spiazzato che un quattordicenne mi tirasse fuori il vecchio
rituale della siringa e del sangue perché deve provare lo sballo, visto
che le droghe nuove ti mandano fuori di testa ma manca l’emozione forte.
Questo mi diceva: “io vado, compro l’eroina, ho già la siringa, vado in
un angolo e godo. Questo è il problema».
Che responsabilità abbiamo noi adulti?
«Di aver fatto dimenticare il passato ai nostri ragazzi, non gli
dobbiamo insegnare come morivano una volta ma dare radici. Dove abbiamo
buttato la cultura del passato? Gli adulti di oggi non hanno trasmesso
la storia di ieri. Abbiamo dei ragazzi di 14 anni che non sanno niente
di quello che è successo 15 anni fa. Questi sono ragazzi che nascono
artificialmente. Invece noi siamo le radici dei nostri ragazzi, non
quelle marce, ma quelle della storia anche positiva. Abbiamo tradito i
nostri figli e non gli abbiamo dato le radici. Questo ragazzi di 14 anni
veniva lì perché voleva emozioni. Punto».
Che risposte abbiamo noi adulti?
«Ieri la parte drammatica del Parco Lambro era drammatica perché
drammatica era la vita; oggi il dramma di Rogoredo è che questi ragazzi
vanno a cercare il dramma perché la vita è stupida. Quella era la droga
che usciva dal dolore, dalla solitudine, dall’ingiustizia questa che
esce dal capriccio o dal non sapere cos’è successo ieri. Oggi è
l’eroina, domani potrebbe essere il suicidio. Mancano le motivazioni
delle emozioni in giovani che non hanno radici, diventano grandi
artificialmente attraverso la Tv, la scuola che non è scuola e compagnie
che non sono di amici ma di persone con cui passare il tempo. Davanti a
quel ragazzo di 14 anni mi sono sentito analfabeta. Spiazzato. Non
abbiamo un progetto né strumenti. Perché non gli diamo motivazioni».
da Famiglia Cristiana
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