Il pericolo viene dall’ Europa. Stiamo parlando della teoria gender
e del tentativo mascherato da “difesa dei diritti” di introdurla nelle
legislazioni nazionali e sopratutto nei programmi scolastici.
Papa Francesco si è più volte espresso chiaramente in proposito, una citazione per tutte nella catechesi del mercoledì del 15 aprile 2015:
“Io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche
espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a
cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con
essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della
differenza, infatti, è il problema, non la soluzione”.
Non si tratta della accoglienza o meno delle singole
persone verso le quali il Papa ha sempre dimostrato grande apertura, ma
di una teoria, di una mentalità.
Di questa teoria si è parlato nell’ambito del XXII
Convegno di studi della Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia
Università della Santa Croce, dal titolo Il Diritto all'educazione e il
diritto all'insegnamento.
Due giorni intensi di lavoro con un programma di interventi che
partono dalla idea di fondo del Diritto Canonico, che cioè la Chiesa
abbia “diritto di fondare e dirigere scuole di qualsiasi disciplina, genere e grado” (can. 800 § 1 CIC).
Non sempre però questo diritto è facile da esercitare. Dopo
aver ricordato i principi del Magistero ecclesiastico sull’educazione,
il Convegno ha mostrato lo stretto collegamento tra diritto canonico ed
ecclesiastico e quali sono i diritti fondamentali della persona umana.
La presentazione del diritto all’educazione a livello mondiale,
tenendo conto delle prospettive dell’Agenda 2030 dell’ONU, lo studio
dell’autonomia dei centri d’insegnamento, tutelata dalla giurisprudenza
europea sia a Strasburgo che a Lussemburgo e infine la sfida posta dalla
teoria del gender all’antropologia giuridica.
La relazione sulla problematica delle teorie gender
nell’insegnamento è uno dei grandi temi dibattuti in Italia anche a
livello politico oltre che nelle società civile.
Sia in Spagna che in Francia le teorie gender sono state mascherate, come ha ricordato Vincenzo Turchi Professore di Diritto Canonico ed Ecclesiastico della Università di Salerno.
La filosofia gender viene mascherata da lotta alle “stereotipie di genere” e contro l’omofobia. In Italia certe norme riprendono, almeno nei termini, le ideologie gender.
Nella “legge della buona scuola” del 2015 ad esempio, e nei
piani sperimentali che tra il 20012 e il 2014 hanno affidato all'UNAR,
l’ufficio Nazionale antidiscriminazioni razziali, delle “strategie” per contrastare appunto le discriminazioni “sull’identità di genere”.
Il documento si pone come obiettivo anche “l’empowerment delle
persone LGTB nelle scuole sia tra gli insegnanti che gli alunni”. Come
mezzi per raggiungere questi obiettivi l’idea è aggiungere materie su
temi LGTB accreditando associazioni LGTB come enti di formazione”.
Si tratta per ora di testi programmatici che rivelano però quanto ormai a livello politico e sociale le teorie gender si stiano diffondendo.
Nel 2014 poi è stato depositato in Senato un disegno di legge
per “ L’introduzione della educazione di genere e della prospettiva di
genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema
nazionale di istruzione e nelle università”. E in Umbria esiste già una
normativa che parla di uguaglianza “indipendentemente dall’orientamento
sessuale o dall’identità di genere”.
Il pericolo è il tentativo, a partire dalle norme europee, di far entrare la filosofia gender nelle normative senza dichiararlo apertamente ma inserendolo in leggi che tutelano da vere discriminazioni. Il rischio è che contrapporsi può sembrare addirittura razzista e discriminatorio.
Il Convegno ha anche affrontato la questione dei sistemi di
finanziamento delle scuole nei principali Stati europei della
’“educazione alla cittadinanza”, e dell’irrinunciabile ruolo dei
genitori come primi educatori dei propri figli, con uno sguardo alla
homeschooling, l’insegnamento a casa non sempre accettata dai poteri
pubblici.
Angela Ambrogetti
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