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venerdì 15 dicembre 2017

VOCE DI COLUI CHE GRIDA NEL DESERTO : "RADDRIZZATE LE VIE DEL SIGNORE!"

        Chi sei? Cosa dici di te stesso?                
   Terza domenica di avvento Is 61,1-2.10-11/ Ts 5,16-24/ Gv 1, 6-8.19-28 


  "19 Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei mandarono da Gerusalemme dei sacerdoti e dei Leviti per domandargli: «Tu chi sei?» 20 Egli confessò e non negò; confessò dicendo: «Io non sono il Cristo». 21 Essi gli domandarono: «Chi sei dunque? Sei Elia?» Egli rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?» Egli rispose: «No». 22 Essi dunque gli dissero: «Chi sei? affinché diamo una risposta a quelli che ci hanno mandati. Che dici di te stesso?» 23 Egli disse: «Io sono la voce di uno che grida nel deserto:"Raddrizzate la via del Signore", come ha detto il profeta Isaia». 24 Quelli che erano stati mandati da lui erano del gruppo dei farisei; 25 e gli domandarono: «Perché dunque battezzi, se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?» 26 Giovanni rispose loro, dicendo: «Io battezzo in acqua; tra di voi è presente uno che voi non conoscete, 27 colui che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari!»"

C’è sempre qualcuno che ha bisogno di identificare, di incasellare, di definire. O, in questo caso, di indagare per rilasciare patentini di santità. 
È un sacerdote, ma non frequenta il tempio. 
È un profeta, ma non cerca le folle, anzi, fugge nel deserto.
È cercato e amato, ma sembra respingere, infastidito, quanti lo cercano con insistenza. 
Giovanni l’evangelista, probabilmente suo discepolo, dice di lui che è un testimone. Il testimone parla di qualcun altro, di qualcos'altro. Non di sé. 
A noi, abituati a cercare visibilità e riconoscimento, incontrare uno che si identifica in funzione di un altro, mette i brividi. 
Noi che passiamo la vita a cercare titoli e riconoscimenti (scrivente in primis), incontrare uno che ragione per sottrazione manda in crisi. 
Eppure Giovanni è così. Quando parla di sé, dice io non sono. Perché se non siamo capaci di denudarci davanti a Dio, se non siamo capaci di semplificare il nostro pensiero e il nostro desiderio, e non cercare altrove la nostra identità, di non vivere appesi al giudizio e al riconoscimento altrui, non riusciremo a far nascere i rinascere Cristo in noi. 
Chi sei? Cosa dici di te stesso? 
Rivolgessero a me questa domanda non avrei dubbi. Ed elencherei i miei titoli di studio, il mio lavoro, le mie pubblicazioni, le cifre da capogiro degli internauti che mi leggono. E con malcelato orgoglio sottolineerei con garbo i successi, minimizzando i fiaschi. Certamente mi definirei a partire da ciò che faccio, da ciò che so, da ciò che mi viene riconosciuto. 
Giovanni Battista no. Tutti pensano che egli sia il Messia. Glielo si legge sui volti. Migliaia di pellegrini che lasciano la comoda Gerusalemme per scendere nel deserto. Brava gente che nel tempio e nelle sue liturgie sfarzose si sente a disagio. E cerca testimoni. Il testimone. 
Se Giovanni dicesse ciò che tutti immaginano, verrebbe portato trionfalmente nella città santa. Ma non è così. Non sono il Cristo. Non si prende per Dio, ci mancherebbe. Lo idolatrano, come facciamo anche noi davanti a persone coinvolgenti, a uomini di Dio affascinanti e credibili. 
E Giovanni li allontana infastidito. 
Per accogliere il re dobbiamo smetterla di crederci re. 
Se vogliamo incontrare Dio, dobbiamo smetterla di essere dio di noi stessi. 
Piccoli narcisisti che si mettono sempre al centro. O che si lamentano di non essere al centro. O che fanno le vittime per attirare l’attenzione ed essere messi al centro. 
Giovanni no, la sua vita è in riferimento ad altro. Ad un Altro. 
Allora cosa sei? 
Cominciamo a sottrarre...... 


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