Lassiste o permissive, luddiste o mediattive: tutti i modi in
cui le famiglie si rapportano alla tecnologia in casa.
Il digitale richiede un nuovo approccio.
Il digitale richiede un nuovo approccio.
Gli
«errori» dei genitori con i figli iperconnessi. Attenti ai falsi miti, i ragazzi comunicano e
leggono di più.
A mancare è il silenzio.
La
comunicazione vera non è solo quella «faccia a faccia», la relazione digitale
si affianca e si integra con quella in presenza, non la sostituisce mai.
di GIGIO RANCILIO
Lassista, restrittiva, permissiva, luddista,
affettiva e mediattiva. Sono sei i modelli di famiglia (rispetto ai consumi
mediali dei figli) evidenziati nel capitolo del Rapporto Cisf 2017 «Media
digitali e social, educazione e famiglia», curato da Pier Cesare
Rivoltella – direttore del Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media,
all’Informazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica.
Ben quattro tipi di famiglia, pur con comportamenti
opposti sono considerati a basso impatto educativo. «Le Famiglie lassiste e
quelle permissive rinunciano a mediare il rapporto dei figli con le tecnologie
digitali, mentre la famiglia luddista risolve la mediazione nella scelta
estrema di espellere i media dall’universo familiare (in questo modo pensando
di non dover più esercitare alcuna mediazione). La famiglia restrittiva ha un
livello alto di controllo (i genitori leggono le email ricevute dal figlio, lo
costringono a navigare in casa, verificano i siti che ha visitato) ma un basso
livello di educazione. La Famiglia affettiva invece incoraggia i figli ad usare
i media digitali e condivide con gli stessi il consumo, ma non fornisce loro
strumenti per diventare fruitori critici».
L’unica che sembra centrare gli obiettivi educativi
in maniera efficace è la «famiglia mediattiva». Come? «È fortemente presente
nel lavoro di mediazione delle pratiche mediali dei figli. I genitori discutono
con i figli, indicano cosa è bene e cosa è male, ne spiegano le ragioni,
aiutano i figli a smontare i contenuti e a leggere sullo sfondo di essi. E così
facendo li aiutano a elaborare un pensiero critico». Stando a una ricerca
dell’Universidad de Navarra, condotta su un campione di circa 25.000
adolescenti e citata nel capitolo, il 36% dei genitori non applica alcun
controllo sull’uso dei media digitali da parte dei figli, mentre il 27% si
limita «a dare un’occhiata a ciò che fanno i minori su Internet». Se siete
genitori e la rivoluzione digitale sta mettendo a dura prova le vostre vite
(già impegnate e impegnative), sappiate che la colpa non è solo vostra........
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