SIAMO PERSONE DI PRIMAVERA
O DI AUTUNNO?
" ......La speranza cristiana si basa sulla fede in Dio che sempre crea
novità nella vita dell’uomo, crea novità nella storia, crea novità nel cosmo.
Il nostro Dio è il Dio che crea novità, perché è il Dio delle sorprese.
Non è cristiano camminare con lo sguardo rivolto verso il basso –
come fanno i maiali: sempre vanno così – senza alzare gli occhi all’orizzonte.
Come se tutto il nostro cammino si spegnesse qui, nel palmo di pochi metri di
viaggio; come se nella nostra vita non ci fosse nessuna meta e nessun approdo,
e noi fossimo costretti ad un eterno girovagare, senza alcuna ragione per tante
nostre fatiche. Questo non è cristiano…..
Dio non ha voluto le nostre vite per sbaglio, costringendo Sé
stesso e noi a dure notti di angoscia. Ci ha invece creati perché ci vuole
felici. È il nostro Padre, e se noi qui, ora, sperimentiamo una vita che non è
quella che Egli ha voluto per noi, Gesù ci garantisce che Dio stesso sta
operando il suo riscatto. Lui lavora per riscattarci …….
Essere cristiani implica una nuova prospettiva: uno sguardo
pieno di speranza. Qualcuno crede che la vita trattenga tutte le sue felicità
nella giovinezza e nel passato, e che il vivere sia un lento decadimento. Altri
ancora ritengono che le nostre gioie siano solo episodiche e passeggere, e
nella vita degli uomini sia iscritto il non senso. Quelli che davanti a tante
calamità dicono: “Ma, la vita non ha senso. La nostra strada è il non-senso”.
Ma noi cristiani non crediamo questo. Crediamo invece che nell’orizzonte
dell’uomo c’è un sole che illumina per sempre. Crediamo che i nostri giorni più
belli devono ancora venire. Siamo gente più di primavera che d’autunno. A me
piacerebbe domandare, adesso – ognuno risponda nel suo cuore, in silenzio, ma
risponda –: “Io sono un uomo, una donna, un ragazzo, una ragazza di primavera o
di autunno? La mia anima è in primavera o è in autunno?”.
Ognuno si risponda.
Scorgiamo i germogli di un mondo nuovo piuttosto che le foglie ingiallite sui
rami. Non ci culliamo in nostalgie, rimpianti e lamenti: sappiamo che Dio ci vuole
eredi di una promessa e instancabili coltivatori di sogni. Non dimenticate
quella domanda: “Io sono una persona di primavera o di autunno?”. Di primavera,
che aspetta il fiore, che aspetta il frutto, che aspetta il sole che è Gesù, o
di autunno, che è sempre con la faccia guardando in basso, amareggiato e, come
a volte ho detto, con la faccia dei peperoncini all’aceto.
Il cristiano sa che il Regno di Dio, la sua Signoria d’amore sta
crescendo come un grande campo di grano, anche se in mezzo c’è la zizzania.
Sempre ci sono problemi, ci sono le chiacchiere, ci sono le guerre, ci sono le
malattie … ci sono dei problemi. Ma il grano cresce, e alla fine il male sarà
eliminato. Il futuro non ci appartiene, ma sappiamo che Gesù Cristo è la più
grande grazia della vita: è l’abbraccio di Dio che ci attende alla fine, ma che
già ora ci accompagna e ci consola nel cammino. Lui ci conduce alla grande
“tenda” di Dio con gli uomini (cfr Ap 21,3), con tanti altri fratelli e
sorelle, e porteremo a Dio il ricordo dei giorni vissuti quaggiù. E sarà bello
scoprire in quell’istante che niente è andato perduto, nessun sorriso e nessuna
lacrima.
Per quanto la nostra vita sia stata lunga, ci sembrerà di aver vissuto
in un soffio. E che la creazione non si è arrestata al sesto giorno della
Genesi, ma ha proseguito instancabile, perché Dio si è sempre preoccupato di
noi. Fino al giorno in cui tutto si compirà, nel mattino in cui si
estingueranno le lacrime, nell’istante stesso in cui Dio pronuncerà la sua
ultima parola di benedizione: «Ecco - dice il Signore – io faccio nuove tutte
le cose!» (v. 5). Sì, il nostro Padre è il Dio delle novità e delle sorprese. E
quel giorno noi saremo davvero felici, e piangeremo. Sì: ma piangeremo di
gioia.
Papa Francesco – 23 agosto 2017
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