"Cercate
anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia,
e tutte
queste cose vi saranno date in aggiunta”
Il
Vangelo di domenica 26 febbraio.
Con l’orecchio al cuore di
Dio e la mano al ritmo del mondo, il brano evangelico odierno, dinanzi le
ansietà della vita che invadono l’animo umano, rammenta all’uomo la necessità
di compiere una scelta radicale per Dio, senza riserve o ripensamenti. «Nessuno
può servire due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e
disprezzerà l’altro: non potete servire Dio e mammona». Dio esige un cuore
indiviso, il dono totale di sé, l’adesione incondizionata alla sua volontà. Il
discepolo che intende orientare la propria vita al servizio di Dio, non può
nello stesso tempo attaccare il cuore alla ricchezza, ai beni terreni, al
prestigio, al potere.
Così all’uomo disorientato,
in preda alle preoccupazioni quotidiane, alla ricerca di un effimero
appagamento dei bisogni primari, Gesù rivolge l’invito ad innalzare lo sguardo
al cielo per cercare fiduciosamente il volto di quel Dio narrato da Gesù
Cristo, che come un Padre «sa ciò
di cui abbiamo bisogno» e
che, come si prende
cura degli uccelli del cielo e
dei gigli del campo, così «fa molto di più per noi».
Con tale invito, Gesù non vuole,
certo, favorire il disimpegno o l’apatia, ma piuttosto escludere l’affanno,
l’eccessiva preoccupazione per le cose materiali, che impediscono la ricerca
del regno e l’abbandono filiale e fiducioso nelle mani del Padre celeste. È
come un invitare a vivere da dentro una relazione riuscita, quella per cui
tutte le cose che cerchiamo trovano la loro destinazione di fondo.
Non cogliere questo invito
significa vivere a partire dall’assillo della paura che attanaglia il cuore
dell’uomo. Non è solo la paura di non avere quello che ci è necessario, ma la
paura che altri prendano quello che è nostro, per cui la lotta contro la paura
si risolve nella diffidenza verso tutti e nella insofferenza verso la vita. Il
seguace di Gesù, invece, ha trovato nel regno il suo tesoro e sa schiudere il
cuore alla gratitudine e alla condivisione.
È l’annuncio sorprendente e
inaspettato del Cielo: l’Eterno si gioca nel tempo, il futuro si gioca nel
presente, il domani si prepara nell’oggi: “Cercate invece, anzitutto, il regno
di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.
Cercare il Regno è mettere noi, le nostre cose, la storia stessa nella
prospettiva della Promessa. Il tempo presente diviene kairos, momento
favorevole, per scorgere l’eternità che si radica nel quotidiano. Matteo
insiste su una ricerca attiva del Regno, che diventa impegno per la giustizia.
Quella giustizia che trova
il suo fondamento nell’amore per Dio e per il prossimo, e non certo
nell’egoismo e nella ricerca idolatrica delle ricchezze. Solo la pratica
quotidiana di questa giustizia dà spessore alla vita. E non lascia spazio alla
paura per il domani, ma riposa serenamente tra le mani del Dio giusto,
misericordioso e provvido.
(tratto da www.tuttavia.eu)
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