INGRATITUDINE
«Il
cuore spietato dei senza memoria»
Nel suo ultimo
libro il filosofo Demetrio affronta la questione morale dell’irriconoscenza,
«una mancanza privata che diventa comportamento collettivo»
“La dimenticanza degli atti di generosità
ricevuti mina il senso di responsabilità: «Facciamo di tutto per ancorarci al
presente. Dovremmo invece lavorare sul ricordo di ciò che ci ha formati e di
chi ci ha aiutato a vivere e a stare al mondo”.
Il dispiacere per un gesto d’affetto non corrisposto e svilito e la
ferita di un tradimento immeritato, la disillusione per un bene che sembrava
genuino e l’amarezza del sentirsi dimenticati ed esclusi con perfidia e
crudeltà. La Dimenticanza di un atto di generosità o di un vantaggio ricevuto,
il sottile piacere di una vendetta inferta con premeditazione, come si pareggia
un conto, la rabbia che genera sospetto, vendetta e un groviglio di altre
meschinità e miserie da cui si può attingere a piene mani.
C’è un pozzo di
violenza dentro l’ingratitudine, parola spietata, essa stessa dal suono
sgradevole con quel suo grattare in gola e insieme evocare tristezze, rabbie e
risentimenti, favori e livori, ferite mai sanate del tutto. Tanto più ingrata
perché non sa consolarci né condurci ad alcuna bellezza.
Eppure, nonostante si
cerchi di guardarla con maggiore rammarico quando ne siamo vittime, nessuno ne
è immune. Colpa del nostro rapporto fragile con la memoria.
O meglio della memoria corta della riconoscenza,
sottotitolo ad hoc di Ingratitudine, ultimo lavoro del
filosofo Duccio Demetrio fresco di stampa per Raffaello Cortina Editore (pagine
192, euro 13,00). Un saggio critico che si prefigge, ....
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