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mercoledì 23 marzo 2016

Papa Francesco: LA PAROLA AL CENTRO



LA PAROLA AL CENTRO

di don Giulio Cirignano *

     E’ iniziato da poco il quarto anno di pontificato di Papa Francesco. Grandi prospettive si sono aperte davanti al cammino ecclesiale. Lode al Signore per la premura che ha mostrato verso il suo popolo con questa scelta.

        Nondimeno, via via che i mesi passano si fa sempre più chiara la distanza tra quanto Papa Beroglio propone e la reale condizione della vita ecclesiale. Tra quello che ha già scritto e detto e quello che riesce a trasformare.  Nel suo modo di pensare è avanti almeno di tre secoli rispetto al comune modo di sentire. Ciò non può non creargli seria preoccupazione. Forse può essere utile sforzarsi di comprendere questo divario, individuarne le cause, cercarne i rimedi.

       Per venire a capo di questa intricata matassa è necessario partire da un dato sicuro: il Concilio ecumenico Vaticano Secondo. E’ un evento che non è dipeso dalla fantasia di quanti si ostinano a richiamarne la memoria. E’ avvenuto. Quanti lo hanno vissuto con intenso amore ne portano nell’animo un ricordo entusiasmante. Ma il Concilio è un fatto che si impone alla coscienza di ogni credente, piaccia o non piaccia. Sta lì, a ricordarci la svolta luminosa che lo Spirito ha suggerito alla sua Chiesa.

      Di quell’evento, fra le molte cose che potrebbero essere messe in evidenza, una in particolare brilla  nel cielo del cammino ecclesiale. E’ la collocazione della Parola al centro della vita spirituale, della liturgia, della teologia, della vita. La straordinarietà del fatto dovrebbe essere evidente

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° AIMCNOTES- SPECIALE GIUBILEO e 70° AIMC

“Vi incoraggio, sostenuti dal magistero di Papa Francesco e dell'Episcopato italiano, a continuare ad animare con il lievito del Vangelo e dei valori cristiani l'ambiente scolastico, per la crescita umana, culturale e spirituale delle nuove generazioni''.
Card. Parolin

On line lo speciale numero di NOTES con:
  • discorso del Santo Padre;
  • omelia del Segretario di Stato, Card. Parolin;
  • interventi per il 70°
  • foto

domenica 20 marzo 2016

LA DIVERSITÀ' UMANA E IL SENSO DELLA BELLEZZA




Il 21 marzo si celebrano la Giornata Mondiale della Poesia 

e la Giornata Mondiale sulla Sindrome di Down


Il 21 marzo si celebrano due eventi di rilevanza internazionale: la Giornata Mondiale della Poesia e la Giornata Mondiale sulla Sindrome di Down. Due eventi che, in Italia, hanno il loro fulcro organizzativo rispettivamente nella Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco e nel CoorDown, il Coordinamento associazioni delle persone con sindrome di Down. Numerose le attività e le iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica, fra le quali occorre almeno segnalare il film online How Do You See Me?, disponibile sul canale YouTube di CoorDown: un video realizzato con la collaborazione della celebre agenzia pubblicitaria Saatchi&Saatchi e la partecipazione della star americana Olivia Wilde, ambasciatrice di diverse associazioni no profit.
La Giornata della Poesia è stata istituita nel 1999 dall’Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) al fine di sottolineare la funzione privilegiata dell’espressione poetica nella promozione della pace, del dialogo e della comunicazione sociale. Sempre le Nazioni Unite sono sede quest’anno di una Conferenza sulla sindrome di Down, intitolata My Friends, My Community, nella quale il tema dell’inclusione viene visto non solo come tutela di diritti, percorsi di autonomia e programmi di riabilitazione, ma anche e soprattutto come sfida culturale, volta a superare le discriminazioni basate su preconcetti e aspettative stereotipate.
“Per fare inclusione, non basta inserire dei bambini .........
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mercoledì 16 marzo 2016

SE MANCANO I PAPA' ...........

Se mancano i papà, chi darà ai bambini quel senso di 

sicurezza che permette loro di correre
 dei rischi nella vita?

L’assenza della figura paterna per un bambino nella fase di 
crescita è causa di grosse difficoltà. Lo dicono importanti 
ricerche scientifiche. 
Ma le nazioni, fanno orecchi da mercante.

di Gabriele Soliani
      Fra le tante idee circolate in questi ultimi tempi sulle unioni civili, e la possibilità di avere figli per le coppie omosessuali, c’è quella che i bambini delle coppie omogenitoriali starebbero meglio con “due” mamme (che con “due” papà). 
    I bambini in queste “coppie” hanno un vissuto alquanto problematico già dall'inizio: concepiti in provetta con seme o ovulo estraneo alla coppia, impiantati in utero (in affitto per i due uomini) con il rischio altissimo di morire, strappati alla madre gestante e dati a due uomini o senza sapere chi è il padre nel caso di due donne e, non ultimo, sballottati fra loro in caso di divorzio.
      In materia, un tribunale inglese dovrebbe fare scuola perché ha emesso una sentenza su due bambine avute da un donatore di sperma omosessuale, cresciute poi con la madre .....

martedì 15 marzo 2016

IL CARDINALE PAROLIN CELEBRA LA MESSA PER I 70 ANNI DELL'AIMC







“Vi incoraggio, sostenuti dal magistero di Papa Francesco e dell'Episcopato italiano, a continuare ad animare con il lievito del Vangelo e dei valori cristiani l'ambiente scolastico, per la crescita umana, culturale e spirituale delle nuove generazioni''. Così il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, nell'omelia della Messa celebrata per i 70 anni dell' Aimc, l’Associazione Italiana Maestri Cattolici, a Roma. Questa domenica la conclusione dei lavori e l’apprezzamento per l'impegno dell'Associazione che - dice - “ in un momento per vari aspetti difficile, intende rinnovare con decisione il suo specifico servizio alla formazione degli insegnanti, a beneficio della scuola, delle famiglie e dell'intera società italiana''. Sull’importanza della professione e del ruolo del maestro all’interno della società, importanza spesso sottovalutata, Luca Collodi ha sentito il presidente dell’Aimc, Giuseppe Desideri:

R. - Sì, gli insegnanti vedono ogni giorno davanti a loro il futuro della società e del Paese e quindi hanno un ruolo fondamentale, perché bisogna intercettare i bisogni, le aspettative, e soprattutto bisogna creare speranza. Quindi la scuola ha un ruolo che va molto oltre il mero compito di essere luogo in cui si forma esclusivamente un discorso di conoscenze e abilità nozionistiche; è il luogo dove si costruiscono percorsi e progetti di vita.
D. - Di fatto, l’Italia, è in crisi; ma anche la scuola è in crisi. Quindi, è un’ulteriore conferma di come le due cose vadano insieme …
R. - Decisamente. Si dice che la scuola sia lo specchio della società, quindi non si può pensare che la scuola da sola possa generare un’inversione di tendenza. Per fare questo, bisogna partire sì dalla scuola, ma con l’impegno di tutti i soggetti in campo. Quindi c’è, innanzitutto, l’esigenza che le istituzioni pongano attenzione alla scuola, alla formazione e al futuro delle nuove generazioni, soprattutto ponendola al centro dell’agenda delle priorità. Questo non succede. Purtroppo la politica scolastica, non solo nel nostro Paese, ma dobbiamo dirlo, in tante parti del mondo occidentale, è condizionata oggi dalla politica economica: si dà più peso ad un discorso di bilancio, attivi e passivi, piuttosto che pensare a quello che è il capitale umano che è l’investimento unico e fondamentale di umanizzazione per il nostro futuro.
D. - Voi vi riunite a Roma in convegno, in sostanza, per cercare di salvare la scuola: questo è anche il titolo del vostro convegno …
R. - Sì, è una chiamata all’impegno comune. La scuola si salva esclusivamente se insieme si considera la scuola come una priorità, se insieme si costruiscono percorsi di innovazione, se insieme si considerano le nuove generazioni come la risorsa fondamentale di questo Paese. Noi discuteremo di questo, di come a partire da noi stessi possiamo capire cosa dare come docenti, come dirigenti scolastici, come Associazione professionale cattolica, insieme agli altri, per migliorare la scuola, per far sì che la scuola italiana sia nostra contemporanea. Oggi non è così. Purtroppo, oggi, i ragazzi vivono una distanza molto forte tra quello che è l’esterno, la loro vita quotidiana, e quella che è invece la struttura scolastica.
D. - Cos’è che non funziona nella scuola italiana? Quando voi dite di “salvare la scuola”, come la volete salvare?
R. - Innanzitutto, dobbiamo riportare la scuola all'attenzione di tutti, come dicevamo prima. Ma dobbiamo soprattutto partire da quelli che sono i soggetti della scuola, ovvero gli studenti, i genitori e le famiglie, che hanno un ruolo fondamentale. Purtroppo, questo è uno dei punti dolenti della scuola italiana; siamo fermi a un modello di partecipazione, di condivisione del progetto formativo della scuola da parte delle famiglie, ormai vecchio di oltre 40 anni! Questo non è possibile! Noi dobbiamo coinvolgere di più le famiglie, renderle protagoniste perché sono il primo alleato nell’educazione per la scuola. La famiglia è il luogo deputato all’educazione, la scuola deve essere l’alleato dal punto di vista formativo e di istruzione.

venerdì 4 marzo 2016

Italia : STUDIARE TANTO E IMPARARE POCO - La ricerca dell'OCSE

Studiare tanto e imparare poco

il gap digitale della Scuola italiana



Una recente ricerca OCSE afferma che gli studenti italiani studiano tanto (a casa) ma imparano poco al contrario dei loro colleghi del Nord Europa.


di Paolo Ferri, università Bicocca di Milano

Una recente indagine dell’OCSE rileva come gli studenti italiani siano, nel mondo, tra i più “afflitti” dai compiti a casa. I nostri studenti delle medie superiori trascorrono, infatti, quasi nove ore la settimana a fare i “compiti” contro una media Ocse di 4,9 ore. E' il dato più elevato tra i paesi dell'area........

mercoledì 2 marzo 2016

L'EDUCAZIONE COME SFIDA DELLA LIBERTA'

Dall’antropologia all’educazione

L'educazione come sfida della libertà
Dopo aver messo a fuoco l'originalità dell'atto educativo, collegandolo alla conquista della libertà intesa come la capacità di governarsi per scegliere il bene, soffermiamo ora l'attenzione sul significato comunemente associato – oggi – alla libertà. Penso infatti che il problema educativo sia duplice. Da una parte, c'è la tendenza a trattare tutto come educazione, la qual cosa porta a svuotare di significato l'azione educativa che invece si identifica in chiave morale; dall'altra, c'è la propensione a dilatare il significato di libertà, con il medesimo risultato che – in questo caso – conduce alla pura e semplice licenza.
               Rimangono eloquenti, in proposito, le battute della Lettera ai Corinzi che potrebbero benissimo prendere forma in un dialogo odierno. Alla prima affermazione dell'immaginario interlocutore: "Tutto mi è lecito!", l'apostolo risponde: "Ma non tutto giova". Alla replica dell’altro, che rilancia l'idea di libertà come licenza, la precisazione di Paolo è ancora più esplicita dal punto di vista morale: "Ma io non mi lascerò dominare da nulla" (1Cor 6,12-13).
              L'uso della congiunzione avversativa sottolinea la tensione implicata nel confronto che – da ultimo – mette in campo l'imperativo del controllo di sé, ponendosi lungo la direttrice etica che percorre l'intero pensiero greco orientandolo alla egkráteia. Ma perché bisognerebbe non farsi dominare e verificare bene se ciò che si intende fare, giova? La risposta è questa: essendo l'essere umano "bene", merita solo ciò che vale e la disciplina di bisogni e desideri è finalizzata a questo – a trattenersi nel proprio potere per agire solo all'altezza della propria dignità –.......

martedì 1 marzo 2016

BABY BOSS E PROFESSORI IN CRISI






























BABY  BOSS e PROF IN CRISI

La buona scuola si interrompe
alle medie


La dispersione scolastica è al 15%, molto sopra gli standard europei.
I casi di Japigia e Quarto Oggiaro dicono che il riscatto è possibile

Troppi i ragazzi italiani che abbandonano la scuola prima del dovuto rispetto
alla media europea.
Il progetto è di passare dall’attuale 15% di abbandono scolastico al 10% entro

DALL'ANTROPOLOGIA ALL'EDUCAZIONE -

PERCHÉ' SI EDUCA SOLO L'ESSERE UMANO?

                                                                   di Giuseppe Mari

Il titolo del Convegno ecclesiale di Firenze – In Cristo il nuovo umanesimo – è particolarmente adatto per ispirare una riflessione in merito a che cosa sia l'educazione, con una specifica considerazione dell'educazione cristiana.
            Da parte mia, intendo offrire un contributo che avanza per cerchi concentrici, a partire dal riconoscimento del nesso originario e inscindibile esistente tra antropologia ed educazione per giungere alla focalizzazione del contributo dell'IRC passando attraverso la identificazione di ciò che rende tipico l'atto educativo, del nesso umanesimo-cristianesimo e della sfida implicata nella modernità. Lo scopo è alimentare la fondata speranza che, di fronte all'innegabile difficoltà di educare oggi e di educare alla fede in particolare, si può comunque praticare un'azione educativa intenzionale e fattiva.
            È interessante notare che associamo l'educazione al solo essere umano il quale certamente viene anche allevato ed addestrato, ma – con altrettanta certezza – riteniamo comunemente che le ultime due azioni siano tipiche dell'animale, non dell'uomo. La ragione è la seguente.
 Allevamento e addestramento, pur essendo forme utili e apprezzabili di cura della persona, non identificano in senso proprio l'educazione perché restituiscono un'azione – parzialmente almeno – impersonale. Infatti, allevare significa soddisfare i bisogni primari, quelli correlati alla sopravvivenza, ma – appunto – si tratta di un'azione che restituisce l'impersonalità dell'esistenza animale in quanto tutti i viventi praticano l'allevamento: l'uomo lo sa svolgere in forme più complesse (pensiamo, ad esempio, alla puericultura), ma non fino al punto di non riconoscervi l'essenziale – comune ad ogni forma animale – ossia la soddisfazione del bisogno.
            Le cose diventano più complesse, quando si fa attenzione all'addestramento. Infatti addestrare significa trasmettere competenze ossia saperi strumentali, il cui apprendimento può comportare anche fatica e stimolare un'acquisizione originale. Dove sta, in questo caso, l'"impersonalità"? …..