LA PAROLA AL CENTRO
di don Giulio Cirignano *
E’ iniziato da poco il quarto anno di pontificato di Papa
Francesco. Grandi prospettive si sono aperte davanti al cammino ecclesiale.
Lode al Signore per la premura che ha mostrato verso il suo popolo con questa
scelta.
Nondimeno, via via che
i mesi passano si fa sempre più chiara la distanza tra quanto Papa Beroglio
propone e la reale condizione della vita ecclesiale. Tra quello che ha già
scritto e detto e quello che riesce a trasformare. Nel suo modo di pensare è avanti almeno di
tre secoli rispetto al comune modo di sentire. Ciò non può non creargli seria
preoccupazione. Forse può essere utile sforzarsi di comprendere questo divario,
individuarne le cause, cercarne i rimedi.
Per venire a capo di questa intricata matassa è necessario
partire da un dato sicuro: il Concilio ecumenico Vaticano Secondo. E’ un evento
che non è dipeso dalla fantasia di quanti si ostinano a richiamarne la memoria.
E’ avvenuto. Quanti lo hanno vissuto con intenso amore ne portano nell’animo un
ricordo entusiasmante. Ma il Concilio è un fatto che si impone alla coscienza
di ogni credente, piaccia o non piaccia. Sta lì, a ricordarci la svolta
luminosa che lo Spirito ha suggerito alla sua Chiesa.
Di
quell’evento, fra le molte cose che potrebbero essere messe in evidenza, una in
particolare brilla nel cielo del cammino
ecclesiale. E’ la collocazione della Parola al centro della vita spirituale,
della liturgia, della teologia, della vita. La straordinarietà del fatto
dovrebbe essere evidente
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