Ciao
Livio
Ho pensato di cominciare a salutarti
nello stesso modo con cui ho salutato Beppe un paio di anni fa: te ne sei
andato proprio il giorno di S. Giuseppe e quando l’ho saputo ho pensato alla
vostra collaborazione e alla vostra amicizia.
Ho avuto la notizia della tua morte
quando ero a scuola a Ponte Crencano: il ricordo è andato a quando ero bambino
e arrivava in classe il “Barbarossa”, come noi ti chiamavamo. Oggi sono ancora
lì a cercare di portare avanti quello che tu, insieme a tanti altri amici, mi
hai insegnato.
Ci hai lasciato il giorno della festa
del papà e tu sei stato padre per i tuoi figli e in qualche modo lo sei stato
per tanti maestri e direttori didattici.
Mentre comunicavo la notizia agli amici
dell’Aimc nazionale e ragionale, ho scritto che sei stato uno dei nostri
condottieri ma poi ho voluto cercare qualcosa che ti distinguesse.
E ho pensato che sei stato condottiero
in modo “artistico”, nel modo di colui che guarda le cose, la materia, e dentro
ci vede qualcosa che poi riesce a far venire fuori.
Chi ti conosce sa che hai amato e praticato
l’arte, la fotografia, la pittura, la scultura, il lavoro manuale, hai usato la
cartapesta e hai voluto che i tuoi figli amassero e praticassero la musica.
Sul piano professionale hai praticato
l’arte della didattica, non tanto perché l’hai esercitata ma perché hai aiutato
altri a farlo.
Sei stato uomo del tuo tempo, lo hai
valorizzato e per alcuni aspetti hai anticipato il futuro. Con il tuo guardare
oltre sei stato promotore e riferimento per diversi aspetti del lavoro d’aula:
la TV a scuola, gli audiovisivi, l’animazione teatrale, la scuola materna, la
matematica, il lavoro di gruppo, la comunicazione interpersonale, le prove
oggettive.
Con il tuo aspetto, la barba rossa e gli
occhi vispi, e con il tuo modo di fare, a volte “fuori dalle righe”, hai saputo
attirare e valorizzare altri. Hai lasciato pochi segni scritti, sei stato poco
scrittore, ma hai scritto nel cuore di tanti insegnanti e direttori didattici
che ancora ti sono riconoscenti.
Sei stato artista anche nel tuo staccarti
dalla scuola e dall’associazione. “Prima che ti mettano da parte, è meglio
mettersi da parte!”, mi dicevi quando cercavo di tenerti con noi.
Il tuo ritirarti, il tuo chiuderti in te
stesso ha sorpreso molti.
Noi che abbiamo continuato a
frequentarti abbiamo potuto godere delle tue introspezioni e delle tue
riflessioni che ci esprimevi quando venivamo a trovarti e che vedevamo nei tuoi
quadri e nelle tue sculture.
Quando, poi, la malattia ti ha impedito
la comunicazione verbale ed artistica, hai usato il tuo sguardo “birichino” e
l’intensità della tua stretta di mano e del tuo abbraccio.
Con te, Livio, un altro pezzo di storia
dell’Aimc e della scuola se ne va.
E noi, cerchiamo di essere buoni allievi
e proviamo a continuare il nostro impegno di “artisti dell’educazione”.
Grazie a te, Livio, anche a nome degli
amici dell’Aimc e della scuola veronese e nazionale, grazie a Rita e ai tuoi
figli che ti hanno permesso di essere con noi e grazie al Signore della vita,
che oggi lodiamo e benediciamo, perché ha manifestato in te il suo amore.
Antonio e l’Aimc veronese e veneta
22.3.2014
UN SALUTO A LIVIO AGOSTINI
La lista comincia ad essere dolorosamente
lunga: dopo Maria Badaloni, Carlo Buzzi, Pina De Maio, Consiglio De Simone,
Maria Russo, Luigi Borghi, Tilde Parente, Rita Ludovico, Armando Covarelli,
Sandro Zanin, Lorenzo Cultreri, Piero Pasotti,
Cesare Scurati ora è arrivato il turno anche di Livio Agostini da
Verona.
Una molto garbata e-mail di Antonio Rocca mi
ha informato del triste evento, ricordando, con particolare sensibilità, che ad
ogni nostro incontro in sede associativa puntuale era la mia richiesta di notizie sul conto
dell’amico Livio.
Negli ultimi tempi il riscontro da parte di
Antonio risultava sempre più mesto, malinconico, accompagnato da un’essenziale
considerazione sul graduale, invasivo spegnimento di quella visione
intellettuale chiara e distinta che costituiva forse la qualità più eccelsa del
collega ed amico veronese.
Il rapporto mio con Livio fu segnato, in
primo luogo, da un profondo sentimento di stima nei suoi riguardi. Ero
interessato al suo modo di argomentare così logico, così lineare, sempre molto
puntuale nell’analisi dei problemi e delle situazioni storico – culturali che
motivavano le scelte di politica scolastica che in quel tempo si andavano
compiendo nel Paese.
A lui piaceva di me quella che definiva la
passione mediterranea nell’esporre il contesto storico- antropologico in cui
andavano a collocarsi le carenze e le sofferenze del Mezzogiorno d’Italia. Mi
riconosceva anche l’onestà intellettuale della severa autocritica ma anche
dell’inflessibilità nella denuncia delle responsabilità della classe politica
sulle oggettive difficoltà della scuola meridionale.
Una volta, per sottolineare la lunghezza di
un mio intervento in consiglio nazionale, mi omaggiò, al termine della
comunicazione, di una simpatica caricatura della mia persona con la scritta ‘
insomma’ con tanto di punto esclamativo finale.
Ricordo ancora che, inserito quale relatore
in un corso di formazione per giovani maestri in svolgimento lungo la penisola
sorrentina, arrivò lì col camper animato dalla vivace e tanto amata sua
famiglia.
In didattica fu un anticipatore delle più
avanzate teorie, affrontate ed
analizzate sempre con spiccato senso critico e col nutrimento della ricca e variegata esperienza maturata in
aula.
Ricordarlo ai quadri associativi, impegnati
sul campo nelle differenziate realtà del
territorio nazionale, significa manifestare nei riguardi del compianto
Livio un dovuto atto di gratitudine. A quanti sono interessati alla storia
dell’Associazione si tratta di recuperare
un’intelligenza vivace e critica, consolidatasi in una stagione fertile
di proposte significative per l’AIMC e
per la stessa scuola italiana.
Ambrogio Ietto
Aimc Salerno
21.3.2014
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