è momento di bilanci
e occasione
per recuperare
la saggezza
del tempo che
passa.
di Enzo Bianchi
Davanti a te un altro
anno. “Buon anno!” augurerai e ti sentirai dire! Ma non dimenticare che se è
bello che ti venga incontro un anno nuovo resta vero che un anno della tua vita
è passato e non c’è più! E tu devi renderti conto del trascorrere del tempo:
basta che osservi con attenzione il calendario del tuo corpo che registra
immancabilmente i segni degli anni che passano.
Così nella nostra vita ci
sono gli anni dell’adolescenza, di cui prendiamo infuocata consapevolezza, poi
vengono gli anni della giovinezza, segue la stagione della maturità e poco a poco
arrivano anche l’anzianità e la vecchiaia. Questo processo non riguarda solo
il corpo, riguarda anche la nostra psiche e riguarda il nostro spirito. Infatti, la nostra vita spirituale cresce e si evolve non sempre in senso
progressivo, a volte con arresti e regressioni, ma va avanti e cambia.
E noi siamo sempre
attenti a questi cambiamenti ineludibili? Perché nella maturità la preghiera
non è più quella della giovinezza, facendosi sempre più ascolto e poi
nell’anzianità la preghiera tende a essere adorazione, addirittura silenzio,
ripetizione di invocazioni alle quali si consegna una forza che non si sente
più nelle proprie parole.
Nei vecchi aumentano le
domande e non solo diminuiscono le risposte ma si cercano di meno perché
pregare diventa stare davanti a Dio, tentare di vedere il suo volto,
sussurrargli “misericordia Signore, misericordia Signore”, e fare
silenzio.
C’è un modo di pregare
per ogni stagione. È significativo che siccome non vedevano più Francesco d’Assisi pregare quando era stanco e malato
dicevano di lui: “Non pregava più perché era preghiera!”. Sì, da vecchi si può
per dono di Dio ed esercizio fedele di tutta una vita essere diventati
preghiera!
Famiglia Cristiana
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