Figlio di Dio.
L'attualità
del Concilio di Nicea"
La
fraternità della Madia ha accolto molte persone venute ad ascoltare Massimo Cacciari. Fr. Enzo Bianchi ha presentato Cacciari, non solo come filosofo, ma soprattutto come voce morale capace di
interpretare in profondità il tempo presente. “Il suo intervento – ha
ricordato Bianchi – si colloca nel cammino spirituale che ci
conduce al Natale, ma affronta un tema che riguarda tutti, credenti e
non, poiché tocca le radici stesse della cultura europea e della sua idea di umanità”.
Secondo Cacciari, questa impostazione difende l’unità assoluta di
Dio, ma indebolisce il cuore dell’annuncio cristiano. Se il Figlio non è
pienamente Dio, il cristianesimo perde la sua specificità: non avrebbe più
senso chiamarsi “cristiani”, poiché la figura di Cristo si ridurrebbe ad un
semplice strumento o intermediario del Padre.
La
decisione di Nicea, sostenuta in particolare da Atanasio il Grande, affermava invece l’omousia: Padre e Figlio sono della stessa sostanza, pur
restando distinti come persone. Questa affermazione introdusse una concezione
radicalmente nuova dell’unità. Non si tratta di un’unità astratta o monarchica,
ma di un’unità che è relazione: Dio non è solitudine, ma comunione. Proprio
questa impostazione rende necessaria la riflessione sullo Spirito, inteso come espressione della relazione viva tra
Padre e Figlio.
Secondo Cacciari, solo se il Figlio è pienamente Dio si può parlare
di una salvezza autentica e di una reale divinizzazione dell’umano.
Al
tempo stesso, egli richiama un altro elemento essenziale del dogma: l’unità di
Dio non è mai completamente dicibile, ma resta sempre oltre ciò che il
linguaggio umano può esprimere. Dimenticare questo limite significherebbe
ridurre la teologia ad un esercizio puramente razionale e
smarrire il mistero che attraversa l’annuncio cristiano.
In
tal senso, Nicea ha inaugurato un’epoca in cui l’essere umano è chiamato a una
relazione libera con Dio. Questa libertà può spingersi fino all’allontanamento
e al tradimento, come nella parabola del figlio prodigo, ma non elimina mai la
possibilità di un ritorno. L’attualità del Concilio di Nicea risiede proprio in
questa visione della fede, come relazione libera e responsabile, che interpella
l’umano di fronte al mistero di Dio senza costringerlo. Attendere il Signore
nel nostro tempo.
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