In
un contesto in cui la realtà virtuale è parte integrante della vita per persone
di ogni età interrogarsi sulle disparità che possono esserci nell’educazione
digitale e agire per contrastare la povertà educativa in questo ambito è un
obiettivo che coinvolge tutti coloro che hanno responsabilità educative e
formative, prime fra tutte scuola e famiglia.
Favorire l’educazione digitale vuol dire cogliere le opportunità di crescita e formative che gli strumenti digitali possono offrire, in particolare ai bambini e ai giovani tra i quali l‘uso delle tecnologie è sicuramente molto diffuso, come ci dicono i dati resi noti da Save the Children: in Italia circa un bambino su tre tra i 6 e i 10 anni (il 32,6%) usa lo smartphone tutti i giorni, una tendenza in costante aumento negli ultimi anni (nel 2018-2019 erano il 18,4%) e con una netta prevalenza al Sud e nelle Isole, dove la quota sale al 44,4%, oltre 20 punti percentuali in più rispetto al 23,9% del Nord. Il 62,3% dei preadolescenti (11-13 anni), oltre tre su cinque, ha almeno un account social: il 35,5% ne ha uno su più social e un ulteriore 26,8% soltanto uno.
Fonte: Save the Children, marzo 2025
La
povertà educativa digitale non è legata alla mancanza di strumenti, ma alla
carenza di opportunità per apprendere attraverso un uso responsabile e
creativo di tali strumenti.
Affrontando
questo problema di sicura rilevanza socioeducativa è opportuno quindi
riflettere su come promuovere interventi capaci di condurre i giovani a
un utilizzo corretto e consapevole delle tecnologie, permettendo loro
di cogliere e utilizzare tutte le opportunità educative, formative e di
sviluppo che questi strumenti possono offrire.
È
facilmente intuibile come la carenza, o l’assenza, di azioni formative che
vadano in questa direzione possano diventare fattori che aumentano il rischio
di disuguaglianza sociale, poiché tolgono ai giovani importanti possibilità di
sviluppo personale e di partecipazione alla vita collettiva.
Nel
contrasto a questo rischio la scuola ha un ruolo di indubbia rilevanza, così
come la famiglia.
Scuola
e famiglia in prima linea
Spesso
il dibattito sulla corresponsabilità della famiglia e della scuola
nell’educazione a un uso costruttivo delle tecnologie si è fermato agli
strumenti in sé e al tempo del loro utilizzo.
È
una visione piuttosto parziale di un problema molto più ampio, al quale gli
adulti di riferimento – in primis insegnanti e genitori – devono sapersi
avvicinare offrendo essi stessi un modello di competenza.
La
sfida educativa e di corresponsabilità che coinvolge scuola e
famiglia non si limita infatti a fornire strumenti tecnologici o a
definirne i limiti temporali di utilizzo.
Il
vero obiettivo è aiutare bambini e ragazzi non solo a usare il digitale,
ma favorire e sostenere lo sviluppo di competenze per comprenderne i
linguaggi, per interpretarlo e utilizzarlo in modo sicuro e costruttivo,
esprimendo le proprie idee nel rispetto di quelle degli altri ed esercitando i
propri diritti di cittadinanza.
È
la mancanza di tali competenze a generare quei fenomeni disfunzionali che,
anche quando non diventano di pubblico dominio sotto forma di fatti di cronaca,
possono incidere negativamente sulla vita dei giovani condizionandone la
qualità.
I
rischi maggiori di una carente educazione digitale sono:
- il cyberbullismo, che colpisce
soprattutto la fascia d’età 14-17 anni e che ha subito negli anni un
preoccupante incremento
- la pedopornografia e l’adescamento
online, anche questi in preoccupante ascesa
- un uso problematico dei social legato
all’incapacità di regolare il controllo del tempo di utilizzo
- i rischi connessi ai giochi online.
Il
ruolo della scuola nell’educazione digitale
La
scuola è certamente impegnata nella transizione digitale, che ha subito
una accelerazione con le esigenze poste dalla recente pandemia. Ma, al di là
delle disparita nella dotazione tecnologica, l’aspetto al quale prestare
particolare attenzione in questo cambiamento epocale è la formazione degli
insegnanti, chiamati come i loro allievi ad acquisire gli strumenti
indispensabili per costruire la propria cittadinanza digitale.
È
questa la direzione in cui si è mosso il progetto Connessioni
Digitali di Save the Children, realizzato in 17 regioni coinvolgendo
le scuole e la più ampia comunità educante.
Il
progetto, inserito nelle ore di insegnamento di Educazione Civica, ha messo in
luce incessanti risultati, come:
- l’allestimento di aule
didattiche innovative utili a sviluppare progetti e attività per
l’educazione digitale
- l’offerta ai docenti di
strumenti a supporto della valutazione delle competenze digitali
richieste alla fine del primo ciclo di istruzione
- la realizzazione di produzioni di
comunicazione digitale (podcast, campagne di sensibilizzazione e
storytelling multimediali), che hanno sollecitato in allievi e
docenti la competenza di usare criticamente e consapevolmente il
digitale per esprimere le proprie idee
- l’offerta di strategie educative che
hanno tenuto conto di stereotipi e disparità di genere in ambito STEM e
nell’uso degli strumenti digitali, con risultati indubbiamente positivi
sulla motivazione delle ragazze
- il ruolo chiave dei docenti che, con
l’aumento delle loro competenze e della loro motivazione hanno influito
positivamente sulla disponibilità delle classi e sui risultati raggiunti.
Il
progetto, oltre a dimostrare sul campo piste di lavoro possibili per colmare
il divario digitale e offrire a bambini e giovani opportunità di apprendimento
innovative, ha fatto qualcosa in più.
Il
coinvolgimento nelle attività di famiglie e altre istituzioni presenti sui
territori in cui si è realizzato il lavoro ha offerto un modello inclusivo,
alla base del quale porre parole di valore sociale e formativo fondamentale,
come apprendimento attivo e collaborativo.
Approfondimenti
- La povertà educativa è anche digitale: come colmare le
lacune degli studenti italiani
- L’AbCD
per contrastare la povertà educativa digitale
- Formare i cittadini digitali di domani: l’educazione è la
chiave
- Connessioni digitali
- Scuola: l’impatto positivo di Connessioni Digitali
- European
Commission, The 2018 International Computer and Information Literacy Study
(ICILS), Main findings and implications for education policies in Europe,
2019
Nessun commento:
Posta un commento