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sabato 21 giugno 2025

L'UOMO E L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE


 «La vera

piattaforma

 abilitante


 è l’uomo»



-  di ALESSIA GUERRIERI


La vera «piattaforma abilitante è l’uomo». Nel ragionamento per comprendere le potenzialità e i margini di intervento in materia di Intelligenza artificiale gli atteggiamenti da mettere in atto sono sostanzialmente due. Il primo è «demistificare cosa sia l’IA» e poi comprendere che il vero motore di tutto è appunto l’uomo. Solo lavorando su questi due cardini, si potrà avere «un vero alleato per lo sviluppo». Sì, perché qualsiasi discorso sull’Intelligenza artificiale va basato sul considerare l’IA come «un’architettura». Padre Paolo Benanti, parlando a manager e imprenditori sulle prospettive dell’intelligenza artificiale e i mercati su cui avrà maggiore diffusione, definisce proprio in questo modo questa nuova frontiera. Nell’incontro organizzato nei giorni scorsi a Roma dal fondo Atlas Sgr (l’unico in italia ad aver adottato pienamente il modello di venture building per gli investimenti in start up), il teologo francescano - presidente del Comitato per l’intelligenza artificiale del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della presidenza del Consiglio dei ministri e già consigliere di Papa Francesco sui temi dell'intelligenza artificiale - prova infatti ad allargare il discorso per spiegare su quali livelli sia possibile intervenire. 

« Alla base di questa architettura – spiega padre Benanti – ci sono le Gpu, ovvero i motori di dati, sopra le infrastrutture, ancora più su i modelli Gpt, al livello superiore poi ci sono le app. Su questi ultimi livelli si può intervenire e investire, visto che c’è tanto spazio per lavorare sia sulle infrastrutture che sui modelli e tantissimo margine addirittura sulle app». 

La logica della teoria dell’iceberg di Freud insomma può essere tranquillamente applicata all’Intelligenza artificiale. Quello che si vede sull’IA, perciò, è solo una piccola parte di ciò che c’è dietro e delle possibilità che nasconde. Anche in termini di aumento della produttività. «Non giocare la partita non è un’opzione e fermarsi alla punta dell’iceberg neppure, occorre quindi ripensare il modello  di innovazione - sottolinea Leonardo Rubattu, partner fondatore di Atlas Sgr e vicepresidente vicario gruppo Ibl Banca – ci sono opportunità straordinarie aperte, ma c’è anche la consapevolezza che vanno create le competenze. In un Paese segnato da un rapporto tra lavoratori attivi e pensionati ormai prossimo alla soglia d’allarme, l’intelligenza artificiale può diventare la leva decisiva per rilanciare crescita e competitività ». Le aziende che hanno saputo integrare l’Intelligenza artificiale nei processi, infatti, hanno avuto «un vantaggio competitivo tangibile». 

L’adozione «mirata» dell’IA consente difatti di ridurre i costi, migliorare l’efficienza e generare valore su scala industriale. Vantaggi già sperimentati dall’esperienza sulle 14 star up aiutate a nascere dal Fondo AI Venture Building (per valore complessivo 5 milioni di euro). Come l’app già usata oltreoceano che aiuta gli oncologi ad analizzare i dati dal paziente con gli studi clinici per valutare la migliore terapia personalizzara. Oppure l’Intelligenza artificiale applicata alla progettazione di grandi infrastrutture per ridurre le ri-lavorazioni. O ancora, tanto per fare un ultimo esempio, l’IA applicata alle drug discovery per scoprire nuove molecole farmaceutiche capaci di ridurre tempi di sviluppo e aumentare probabilità di successo.

 www.avvenire.it

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