Galimberti: la grande virtù di un insegnante, tra capacità comunicativa e approccio pedagogico del sapere.
Solo la giusta modulazione permette agli allievi di comprenderlo pienamente
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La capacità comunicativa è la vera forza dell’insegnante, che deve rendere il sapere accessibile, chiaro e adatto alla mente degli studenti...
“Se siamo tutti intelligenti, ognuno a suo modo, sarà tendenza di ciascuno mostrare, ogni volta che se ne presenta l’occasione, la specificità della propria intelligenza. Il risultato di solito è: o la mortificazione di quanti sono costretti ad assistere all’esibizione dell’altrui abilità mentale, o l’invidia che, opportunamente mascherata, trova sfogo nella maldicenza... o infine il disinteresse per ciò che la persona intelligente va dicendo...” In altri termini, anche il pensiero più brillante può risultare sterile se non tiene conto dell’interlocutore. Ecco perché, secondo Galimberti, “più intelligente sarà chi è capace di mimetizzare la propria intelligenza”.
Il termine “mimetizzazione” viene dal mondo animale: indica la capacità di alcuni esseri viventi di confondersi con l’ambiente per sfuggire ai predatori. Applicato all’intelligenza, il concetto cambia contesto ma conserva il senso profondo: saper dosare il proprio sapere in base a chi ci ascolta.
“Mimetizzare la propria intelligenza significa saperne
modulare l’espressione a seconda del contesto in cui ci si trova, percependo in
anticipo il livello di comprensione di coloro che ci ascoltano e le possibili
reazioni che l’intervento può produrre.”
Questa capacità anticipatoria è propria delle intelligenze non
narcisistiche, capaci di mettersi nei panni dell’altro. A differenza dei
“sapienti”, convinti di possedere la verità, i filosofi sanno che non basta
dire il vero: occorre farsi comprendere. Per questo, a partire da Socrate,
hanno fondato scuole e metodi educativi che mettono la comprensione al centro.
A ostacolare la comprensione non sono solo i fattori
culturali, ma soprattutto quelli emotivi. Se uno studente si sente accolto dal
proprio insegnante, apprenderà più facilmente. Se un messaggio arriva da una
persona apprezzata, sarà più ascoltato.
“Un’intelligenza che si accompagna a una competenza emotiva
sa che cosa, di quanto esprime, può essere recepito o rifiutato... In una
parola, mimetizza la sua intelligenza a misura della recettività di chi
ascolta, per favorire l’acquisizione delle informazioni.”
Modulare il proprio discorso significa non dire tutto
quello che si sa, ma solo ciò che l’altro può davvero comprendere. È un
atto di altruismo e consapevolezza, che distingue le persone veramente
intelligenti da quelle che, invece, cercano solo di mettersi in mostra.
Galimberti ci porta diversi esempi concreti. Gli insegnanti
davvero efficaci non sfoggiano tutto il loro sapere, ma lo adattano alla
comprensione della classe. Gli psicoanalisti non rivelano subito le cause
del disagio, ma attendono che il paziente le scopra da sé. I genitori non
impongono sogni e ambizioni ai figli, ma li accompagnano, aspettando che
essi trovino la propria strada.
“La mimetizzazione dell’intelligenza è la virtù degli
insegnanti... degli psicoanalisti... dei genitori... dei politici... ma direi
anche la virtù delle veline, alcune delle quali hanno senz’altro significative
capacità intellettuali, che però, dato il contesto, non è il caso di esibire in
un concorso di bellezza…” Il contesto è tutto.
Saper leggere la situazione e comportarsi di conseguenza è una forma di
intelligenza relazionale profonda. Chi non lo fa, rischia di cadere nel
narcisismo: mostrare se stessi più che cercare il dialogo.
Galimberti conclude con una riflessione potente:
“La mimetizzazione dell’intelligenza è la virtù delle persone
veramente intelligenti, che sanno coniugare la verità con la comprensione della
verità, per la quale sono disposti a rinunciare all’esibizione di sé per la
cura dell’altro…”
Chi possiede questa intelligenza sa che ogni interlocutore ha
un suo tempo e un suo modo di capire. Non si impone, non si irrigidisce nel
proprio sapere, ma resta aperto, dialogico, disponibile all’ascolto.
Al contrario, le intelligenze narcisistiche, incapaci
di cogliere le reazioni dell’altro, si chiudono su se stesse, diventando
dogmatiche, aride, e alla lunga, incapaci di apprendere qualcosa di nuovo.
Le persone realmente intelligenti non hanno bisogno di
ostentare la propria bravura. Sanno ascoltare, sanno aspettare, sanno
parlare in modo che l’altro possa davvero capire. E soprattutto, sanno che comprendere
è più importante che dimostrare.
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