di
Ritanna Armeni
Quando
uscì nel 2020, il libro di Teresa Forcades - Il corpo gioia di Dio (Gabrielli editori) già il
titolo annunciava una posizione controcorrente, un approfondimento senza
censure su un tema scomodo: il corpo.
La
lettura confermò la suggestione del titolo scelto dalla monaca di clausura
benedettina, teologa, medico, femminista, che l’anno dopo pubblicava Forte come la morte è questo amore. Otto lezioni sul Cantico
dei cantici (Castelvecchi), in cui, con il rigore e la passione che la
contraddistinguono, Forcades da una lettura audace del celebre testo
presente nella Bibbia ebraica e cristiana che parla esclusivamente di
amore.
Dal
monastero di Montserrat, sulle montagne della Catalogna (Spagna), Teresa Forcades, 59 anni, ha risposto alle domande di Donne Chiesa Mondo.
Per
molto tempo nella cultura cristiana il corpo è stato contrapposto all’anima.
Due entità estranee l’una all’altra e in contrapposizione È ancora oggi così
oppure qualcosa è cambiato?
L’incarnazione,
l’Eucaristia (mangiare il Corpo di Cristo!), la risurrezione della carne. Il
corpo ha un ruolo centrale sorprendente nel cristianesimo. Questa centralità
non giunge da Platone né dagli altri filosofi dell’antica Grecia e, che io
sappia, non si trova in nessun’ altra tradizione religiosa.
Il
Verbo si fece carne (Giovanni 1, 14). Davvero sorprendente. La pienezza di Dio
“infilata”, per così dire, “dentro” un corpo umano. Talmente sorprendente che
noi cristiani abbiamo avuto e tuttora abbiamo difficoltà a vivere in coerenza
con la soppressione della dicotomia tra corpo e anima che l’Incarnazione di
Gesù rappresenta. Abbiamo platonizzato il cristianesimo e quindi diffidato del
corpo e dei suoi piaceri. Abbiamo sostenuto il valore più alto del corpo nella
teoria teologica e, al tempo stesso, lo abbiamo svilito nella pratica morale.
Grazie a Dio, questo comincia a cambiare. Vedere il nostro corpo come luogo
gioioso d’incontro tra il divino e l'umano per molti potrebbe essere una novità
gradita e potenzialmente capace di cambiare la vita.
Nella
Chiesa il corpo delle donne è stato visto spesso come veicolo della
concupiscenza e del peccato. E, quindi, origine del disordine del mondo. Ancora
oggi è così? O qualcosa comincia a cambiare anche su questa questione?
Dentro
e fuori la Chiesa il corpo femminile è stato sia riverito, sia disprezzato. È
l’ineludibile e irrisolvibile contraddizione del patriarcato: le donne sono
viste come oggetto di desiderio (sono pure, ispirano, curano, guariscono) e al
tempo stesso come inferiori (son malvage, bisognose di guida e di controllo,
inaffidabili). È impossibile essere entrambe le cose. Il corpo delle donne deve
essere “perfetto” secondo standard di bellezza sempre più irrealistici e deve
essere controllato attraverso la violenza psicologica e fisica.
La
religione, in generale, e il cattolicesimo in particolare sono stati spesso
parte di questa violenza. E sappiamo che la violenza perpetrata “nel nome di
Dio” è quella più profonda e dannosa. La soluzione? Che le donne parlino per
loro stesse. Più parliamo per noi stesse, più errori faremo, proprio come gli
uomini quando parlano per loro. Che sia così. Il problema non è fare errori. Il
problema è essere sostituita nel tuo agire da un rappresentante religioso o
laico.
Quanto
ha pesato l’ idea negativa del corpo delle donne – luogo di concupiscenza e di
peccato – già detto nella domanda precedente nella definizione del loro ruolo
nella Chiesa? Quanto ha contribuito ad una posizione sottoposta e marginale?
Il
problema non è l’“idea negativa”, bensì la combinazione impossibile di
“idealizzazione e denigrazione”. Se il corpo delle donne fosse “solo negativo”,
sarebbe molto più tollerabile. Così, invece, il messaggio è altamente tossico,
indigeribile.
Da
Paolo VI a Giovanni Paolo II a Papa Francesco, tutti hanno elogiato la donna come avente
in qualche modo un ruolo superiore nella Chiesa, il ruolo della maternità, che
tutte le donne dovrebbero condividere con Maria. Il seno e il grembo/la vagina
vengono elogiati e riveriti come simboli di maternità e di potere femminile,
mentre vengono temuti e aborriti nella loro fisicità concreta da alcuni uomini
celibi che da adulti non hanno mai avuto contatti con loro.
L’amore
fra gli esseri umani può esistere senza il corpo? Oppure questo è secondario
rispetto all’attrazione dello spirito come, del resto, molti hanno sostenuto e
sostengono?
Tommaso
d’Aquino ha affermato che non possiamo essere “persone” senza il corpo. La sola
anima non costituisce una persona. L’amore tra esseri umani non può esistere
senza il corpo, perché l’essere umano non può esistere senza di esso. C’è un
corpo terreno e un corpo celeste, un corpo fisico e un corpo spirituale. Ma
rimane sempre il bisogno di avere un corpo come principio che personalizza la
nostra identità. Il corpo è ciò che mi rende diversa da te: nel tempo e nello
spazio, il corpo deve essere fisico; al di là del tempo e dello spazio, sarà
spirituale, ma potrà trasmettere e comunicare la mia identità individuale a
coloro che mi amano e permetterà loro di trasmettermi il loro amore. Il
contatto fisico senza legame spirituale è nella migliore delle ipotesi noioso e
per niente interessante, nella peggiore, invece, violento. Un legame spirituale
senza sesso ovviamente è possibile e piacevole, ma non è come “esistere senza
un corpo”.
Il
corpo, come ha chiaramente affermato Teresa d’Avila, è parte di ogni nostra
relazione, perfino della nostra relazione con Dio. Il corpo è felice di
sperimentare l’amore e può essere toccato fino nel profondo da uno sguardo
amorevole, da una presenza amorevole o da una parola amorevole. Non serve il
contatto fisico perché il corpo sia parte dell’esperienza. Siamo esseri
incarnati sempre, e tutto ciò che sperimentiamo, senza eccezione alcuna, lo
sperimentiamo con il corpo.
Al
corpo luogo negativo e del peccato la società moderna contrappone il corpo
libero, che cerca il piacere senza limiti. Ma è vera libertà quella che la
cultura dominante propone o una nuova e inedita idea di sfruttamento e di
subalternità?
Nella
nostra cultura tardo capitalistica esiste lo sfruttamento e la mercificazione
del corpo. Ragazze sempre più giovani (e anche ragazzi) vengono sessualizzati e
sottoposti a standard di bellezza irrealistici e in costante mutamento.
L’età
di chi si ammala di anoressia si è abbassata e la percentuale dei casi è
aumentata. La chirurgia estetica è diventata comune e viene applicata alle
parti più intime del corpo. C’è tanto da criticare nella nostra cultura per
quanto riguarda il modo in cui tratta il corpo. Ma è anche vero che molte donne
stanno trovando la libertà di vestirsi come vogliono, dopo che per molti secoli
(da sempre) sono state costrette a conformarsi a un rigoroso codice di
abbigliamento, e che molte donne (e uomini) stanno osando esprimere, esplorare
e godere della propria identità senza doversi conformare a rigidi ruoli di
genere.
Secondo
me, l’importante non è chiarire se il nostro momento storico è più o meno
libero rispetto a quelli precedenti, bensì avere la lucidità di identificarne i
pericoli più pressanti e il coraggio di affrontarli, insieme.
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