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giovedì 22 agosto 2024

RAGAZZI E SMARTHPHONE


 Pellai: “Uno smartphone in mano a un bambino è come un go-kart in autostrada.

 I ragazzi di oggi dormono due ore in meno rispetto a prima”


Di redazione

“Uno smartphone in mano a un bambino è come un go-kart in autostrada”. Con questa immagine forte e provocatoria, lo psicoterapeuta Alberto Pellai ha voluto sottolineare, durante il Meeting per l’amicizia tra i popoli a Rimini, i rischi legati all’uso precoce e incontrollato degli strumenti digitali da parte dei più giovani.

Nel corso dell’incontro “Social e intelligenza artificiale: non serve lo schermo per crescer smart”, Pellai ha evidenziato come la vita online dei ragazzi sia un mondo spesso sconosciuto ai genitori, un contesto che può riservare spiacevoli sorprese. Per questo è fondamentale che scuola e famiglia collaborino per educare i ragazzi ad un uso consapevole e responsabile del digitale.

Secondo Pellai, il mondo online, basato sull’attivazione dopaminergica, genera dipendenza e frammentazione dell’attenzione, con conseguenze negative sul sonno e sulla capacità di concentrazione. “I nostri figli dormono, grazie al digitale, due ore in meno a settimana rispetto a prima“, ha affermato lo psicoterapeuta.

“I ragazzi sono ferro, il mondo digitale è un campo magnetico che li tiene attaccati. Fare entrare questa cosa nella vita di un bambino è uno degli errori più gravi che si possano fare”, aggiunge.

L’invito di Pellai è chiaro: è necessario analizzare a fondo le funzioni e le caratteristiche specifiche di strumenti e piattaforme digitali, per poter guidare i ragazzi verso un utilizzo consapevole e responsabile, che non si trasformi in una pericolosa dipendenza.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato a luglio, la decisione di eliminare gli smartphone dalle scuole e di limitare l’utilizzo del digitale soprattutto alla primaria e alla media. Una decisione condivisa da Pellai: “Dai 9 ai 14 anni il cervello è molto fragile nei confronti dell’ingaggio proposto dalla vita online”.

Poi conclude: “Un dodicenne che vuole fare i compiti di matematica e ha lo smartphone per usare la calcolatrice riceve notifiche da altre app molto più attraenti. È difficile che dica ‘non le guardo, devo fare i compiti’: nel cervello di un dodicenne c’è uno tsunami, il cervello cognitivo non sta dietro a quello emotivo. Il lavoro dell’adulto è canalizzare il cervello emotivo verso obiettivi diversi dal paese dei balocchi promesso dalle app”.

Orizzonte Scuola

 

 

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