Il 25 agosto, il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, ha presieduto a Verona la Santa Messa a conclusione della Route nazionale delle Comunità capi 2024 dell’AGESCI. Alla Rout hanno partecipato circa 20 mila capi scout italiani.
Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia.
Oggi sono con noi – in
quel legame spirituale ma reale che è la comunione, il filo d’oro dei cuori –
tutti i ragazzi e le ragazze che camminano con noi, i compagni strada, mai
estranei, sempre prossimi. Non siamo turisti, ma esploratori! Ci accompagnano anche
i tanti che in questi cinquanta anni hanno camminato con voi e adesso, magari,
camminano con difficoltà con le gambe ma certamente lo fanno ancora di più col
cuore, con la preghiera, con la solidarietà. Davvero “per sempre”. Siete un
popolo. Solo l’io può scegliere, ma solo il noi può aiutare quell’io a
camminare.
Siete capi. L’Agesci è
una delle poche realtà dove questo termine è evidente, libero da confronti e
competizioni perché come deve essere, di solo servizio. Lo siete e vi fate
riconoscere, liberi da riconoscimenti, ma anche da deleghe o da capi che lo fanno
in maniera surrettizia, senza giocarsi personalmente, finché conviene o non
richiede molto. Senza di voi il popolo scout non cammina. Siete tanti, ma
quanti altri ne servirebbero per potere dare la possibilità di conoscere e
seguire il miglior maestro della vita che è Gesù, che ama e insegna ad amare sé
stessi e ad amare il prossimo, che cammina per strada e apre quella del cielo.
Tu hai parole di vita eterna, parole di vita e non di morte, parli di quello
che non finisce e che la vita la rende piena di bellezza umana e spirituale già
oggi, luce nel buio, giustizia nei disequilibri, pace nelle divisioni, mitezza
in un mondo con cuori e menti armati. L’io isolato soffre, non sta bene! L’io
in una vita ridotta a laboratorio diventa solo più fragile. Sappiamo quanti
ragazzi e ragazze chiudono il mondo in una stanza (senza cielo però!),
catturati e ingannati dallo schermo che confonde reale e virtuale e fa credere
di essere quello che non si è. A volte ho l’impressione che anche quando stiamo
con gli altri restiamo sempre come davanti ad uno schermo! Ecco perché essere
capi: per loro, per camminare nella vita vera, per cambiare questo mondo e
renderlo felice non perché va tutto bene, ma perché ho qualcuno con me e ho
speranza. Capi perché nessuno resti indietro, per non avere paura degli
imprevisti, per camminare contemplando e difendendo il Creato e le creature,
per imparare ad arrangiarsi, arte così importante per chi cammina davvero! Vi
prendete responsabilità in un mondo che ama il ruolo e la considerazione, ma
senza legami e sacrifici. Essere capi vi ha cambiato e vi ha reso migliori.
Ognuno personalmente e tutti insieme avete, in tanti modi, rinnovato quella
promessa che fin da piccoli ha orientato la vostra vita: “fare del mio meglio
per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio Paese”. Solo così si educa
e chi educa cambia. Avete sentito il dovere verso Dio e il suo sogno per il
mondo, che poi vuol dire anche per ogni persona. Avete sentito il dovere verso
il nostro Paese e anche quell’altro Paese che per noi è l’Europa, ma alla fine
l’intera casa comune della terra che vogliamo sentire e rendere casa e una casa
per tutti. Fare il meglio è molto diverso dall’angoscia di prestazione, solo
dimostrativa di sé non per gli altri, piena di confronti e paure. Fare il
meglio è poter chiedere aiuto, sbagliare, correggersi ed essere corretti, è non
accontentarsi e allo stesso tempo godere del cento volte tanto che riceviamo in
fratelli, sorelle, padri, madri. Fare il meglio perché abbiamo davvero capito
che se non lasciamo il mondo migliore sarà peggiore, segnato da ingiustizie
inaccettabili, alle quali non vogliamo abituarci. Siete diventati grandi
facendo diventare grandi non perché sopra gli altri, ma insieme e nel servizio.
Il più grande aiuta il più piccolo. Sempre. Quando ognuno finisce per essere
regola a sé stesso si finisce per cercare una felicità individuale e non
trovarla mai.
Ponete l’onore essendo
affidabili in un mondo spesso incerto e cangiante; siete leali, non ingannate e aiutate a non
nascondere e avere paura della fragilità, a poter avere fiducia in qualcuno;
siete utili e aiutate gli altri, non aspettate e fate voi il primo passo e
insegnate a farlo; siete cortesi in tanta pericolosa ignoranza e aggressività
egocentrica; obbedite, insegnando a non rinunciare mai a pensare e a usare la
coscienza, ma legati a Gesù e alla legge del noi; sorridete in un tempo di
tanto vittimismo egocentrico e superficiale. E continuate a cantare e fare
cantare assieme, a cantare la vita nella gioia e nel dolore. Siete laboriosi,
cioè non fatalisti, non approssimativi o pigri che si salvano da soli e hanno
tempo da perdere perché non hanno nessuna da amare. Siete economi, cioè attenti
con tante buone prassi all’ambiente umano e naturale e non con la stoltezza del
benessere. E infine siete puri di pensieri, parole ed azioni. Puri? Siete puri
perché liberi da una verità ipocrita e senza vita, perché siete capaci di
sporcarvi per amore, perché questa è la purezza cristiana.
Voi dimostrate che è
possibile vivere una vita felice, non perché senza problemi, ma perché con un
amore più forte delle avversità. Questo era il sogno di Baden-Powell – un uomo
segnato dalla terribile esperienza della guerra – e questo rimane e si conferma
il sogno che anche voi, qui a Verona, volete rinnovare. Non siete per niente
“anime belle”, ma belle e forti anime in un mondo che la trova poco! Non siete
ingenui, ma – proprio perché sapete come va il mondo – lo volete cambiare! Non
siete diventati cinici osservatori, turisti, ma sempre esploratori. Generate
tanta felicità. Qualcuno, anche all’interno della vostra Associazione, ha
ironizzato su questo tema, giudicandolo un po’ naif. In realtà il tema della
felicità ci riporta al cuore del Vangelo, che è annuncio di gioia e via di
felicità, vera, di pace, giustizia, amore. La via della felicità non è
benessere a poco prezzo o garanzia di non avere problemi! Anzi! È una parola
dura perché ferisce l’orgoglio e libera dalle difese, chiede di metterci in gioco
e ci fa affrontare le paure. Voi avete fatto vostra quell’espressione che
Baden-Powell scrisse nel suo ultimo chiaro, semplice, sempre nuovo messaggio
agli Scouts del mondo: “il vero modo di essere felici è quello di procurare la
felicità agli altri”, il segreto umile ed esigente della felicità. Così si
costruisce la pace, “specialità” che è richiesta a tutti! “Chiunque segue
Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo” (GS 41).
A nome dei Vescovi
italiani desidero manifestare il più grande affetto, la stima e la gratitudine
per ciò che siete e per ciò che fate. In questo nostro tempo di guerra siate
testimoni di pace! I vostri gruppi siano luoghi in cui si costruisce e si custodisce
la pace attraverso un’accoglienza vera per sconfiggere l’odio e il pregiudizio,
l’ignoranza e la violenza nelle parole, nelle menti e nelle mani, disponibilità
a relazioni riconciliate tra voi e con tutti. Così si disarmano le menti, i
cuori, le mani. Viviamo in un tempo di emergenza educativa: siate capaci di
scelte coraggiose, di essere riferimenti, specie verso quelle ragazze e quei
ragazzi che sono più emarginati! Ritornate allo spirito di Baden-Powell che
pensò allo scautismo per i ragazzi più emarginati di Londra. La grande stima
che godete presso le famiglie e le istituzioni non vi renda mai una realtà
lontana dalla realtà, borghese; non vi accontentate di accogliere chi vi cerca,
ma andate voi a cercare quelle ragazze e quei ragazzi che non verrebbero mai o
le cui famiglie non inserirebbero i loro figli in una lista di attesa.
Recuperate lo spirito missionario dello scautismo accogliendo tutte e tutti e
condividendo con loro la bellezza della vostra esperienza.
Viviamo in un tempo di
sinodalità ecclesiale: siate partecipi di questo percorso che la Chiesa sta
vivendo! Non siete mai ospiti in parrocchia. Voi siete una associazione
ecclesiale, ma non clericale; la vostra esperienza di democrazia associativa vi
rende esperti di processi in cui ognuna e ognuno è chiamato a contribuire,
senza esibizione e protagonismo, ma con tanta responsabilità. Condividete con
le vostre Diocesi i percorsi sull’educare alla vita cristiana e
sull’iniziazione cristiana. Fatevi voce nella Chiesa delle domande e delle
provocazioni di coloro che si sentono ai margini e siate per quelle stesse
persone il volto di una Chiesa che accoglie tutti e che propone a tutti un
cammino di felicità nella sequela di Cristo, che non si conosce in astratto, in
laboratorio, ma nella vita.
Viviamo in un tempo di
crisi della democrazia e della partecipazione democratica: siate nelle vostre
comunità custodi del bene comune e testimoni di un agire politico concreto,
davvero disinteressato perché con un unico interesse: la persona. Non accontentatevi
di slogan e sfuggite alla pericolosa e colpevole polarizzazione o vuota
proclamazione di valori, ma si traduce in azione concreta a favore dei più
fragili e dei più bisognosi, in particolare i ragazzi e i giovani.
Viviamo un tempo in cui
nel nostro Paese è ancora forte e insidiosa la pratica dell’illegalità e delle
scorciatoie compiacenti in nome della convenienza personale. In questo anno in
cui celebriamo i trent’anni dell’omicidio di don Peppe Diana, parroco di Casal
di Principe e Assistente ecclesiastico dell’Agesci, continuate ad essere
testimoni e educatori di legalità e di giustizia, senza compromessi e senza
impegni a spot o per i sondaggi, come condizione essenziale per costruire il
bene comune e insegnare ad amarlo e difenderlo tutti i giorni.
Viviamo in un tempo in
cui si evitano le scelte perché sembra intollerabile rinunciare a qualcuna
delle infinite esperienze volatili e a poco prezzo che ci vengono offerte.
Seguendo la testimonianza di don Giovanni Minzoni, sappiate scegliere e educare
alla vera libertà, affrontando ogni fascismo, totalitarismo e violenza come le
Aquile Randagie, senza paura di rinunciare per scegliere e trovare ciò che è
buono e bello, ciò che Cristo e la coscienza ci indicano come giusto.
In questo contesto fluido
e con sempre meno punti di riferimento stabili, ma con tanti tecnici e
assistenti interessati, siate testimoni umani e credibili di scelte definitive
e libere, solo per amore e per servizio, senza il timore che siano “per sempre”,
anzi con la preoccupazione che non siano “per un po’” nel matrimonio, nel
sacerdozio ministeriale o nella vita consacrata, nella professione,
nell’impegno politico. Non mezze scelte, sempre timorose, perché è la scelta
che fa crescere, non perché risolve tutto, ma troverà chi non lascerà mai solo
e darà la forza per affrontare la strada. Non “a tempo determinato” ma dono,
pienezza perché l’amore ha paura di non donarsi completamente e possiede l’arte
di riparare tutto. In un tempo di tanto individualismo e dittatura dell’“ego”,
siate educatori e testimoni di condivisione nella comunità, della bellezza del
lavorare e camminare insieme, del costruire insieme un mondo più fraterno e
amichevole e, per questo, libero e liberante dalle tante dipendenze, vere tiranniche
schiavitù. Viviamo in un tempo in cui l’esperienza religiosa e la fede sono
relegate al privato e sono ritenute lontane dalla vita, restrittive della
coscienza personale e limitative dell’io: siate testimoni di una vita cristiana
che favorisce la bellezza di ogni espressione dell’umano, che non ha paura di
legarsi per amore e non per possedere, sentendosi a casa nella Chiesa e
amandola non perché sia una realtà perfetta, ma perché famiglia di peccatori
perdonati che seguono colui che insegna ad amare, parola di vita eterna.
Buona strada, carissimi
cape e capi dell’Agesci. Il Signore porti a compimento l’opera che ha iniziato
con voi e in ciascuno di voi, cantando, camminando, con speranza e felicità!
Nessun commento:
Posta un commento