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martedì 20 agosto 2024

ALLA RICERCA DELLA LIBERTA'

Per essere liberi bisogna uscire 

da sé stessi

-       - di Riccardo Maccioni

 

Se affrontato in due un cammino in salita sembra meno faticoso

Saper ascoltare per camminare insieme

   

L’estate può essere l'occasione per visitare luoghi sconosciuti e lontani, che desideravamo tanto conoscere. Esiste però un viaggio che non richiede bagagli né l’acquisto di biglietti aerei ma che, malgrado questo, è il più pesante e costoso che ci sia. Si tratta dell’impegno a uscire da sé stessi per aprirsi agli altri. Perché non c’è niente di più difficile che combattere il proprio narcisismo, che rinunciare a considerare il nostro io come metro di giudizio del mondo. E questo malgrado il Vangelo esalti gli ultimi, i piccoli, i bisognosi e metta invece in guardia i prepotenti, i superbi, gli ingrati. In questo suo scritto spirituale, l’arcivescovo brasiliano Helder Camara (1909-1999), padre conciliare al Vaticano II, sottolinea l’importanza del viaggio di liberazione dalle prigioni del nostro egoismo e ragiona su come viverlo.

«Partire è anzitutto uscire da sé. Rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro "io". Partire è smetterla di girare in tondo intorno a noi, come se fossimo al centro del mondo e della vita. Partire è non lasciarsi chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo: qualunque sia l'importanza di questo nostro mondo l'umanità è più grande ed è essa che dobbiamo servire. Partire non è divorare chilometri, attraversare i mari, volare a velocità supersoniche. Partire è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farci loro incontro. Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il fiato di un buon camminatore.

È possibile viaggiare da soli. Ma un buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita ed esso esige dei compagni. Beato chi si sente eternamente in viaggio e in ogni prossimo vede un compagno desiderato. Un buon camminatore si preoccupa dei compagni scoraggiati e stanchi. Intuisce il momento in cui cominciano a disperare. Li prende dove li trova. Li ascolta, con intelligenza e delicatezza, soprattutto con amore, ridà coraggio e gusto per il cammino.

Camminare è andare verso qualche cosa; è prevedere l'arrivo, lo sbarco. Ma c'è cammino e cammino: partire è mettersi in marcia e aiutare gli altri a cominciare la stessa marcia per costruire un mondo più giusto e umano».

 www.avvenire.it



 

 

 

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