Al di là del merito, si deve investire
nella scuola per una società felice
Se c’è una variabile che risulta significativa ed importante in ogni tipo di ricerca per il benessere di un Paese quella è l’istruzione. E non parliamo dei corsi di eccellenza frequentati dagli allievi migliori, ma del livello di istruzione medio.
I nostri risultati dipendono da quattro fattori (sorte, nascita o condizioni di partenza, talento, impegno) e solo l’ultimo di questi può essere “attribuito” all’individuo
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- di LEONARDO BECCHETTI
Un
dato di partenza su cui tutti concordano è che, ritornando ad una nota
tassonomia proposta da un economista liberale come Buchanan, i nostri risultati
dipendono da quattro fattori (sorte, nascita o condizioni di partenza, talento,
impegno) e solo l’ultimo di questi può essere “meritato”. Nessun dubbio infatti
(anche se non infrequentemente possiamo confondere talento e merito) che
Maradona o Pelè non hanno fatto nulla per meritare il talento calcistico con
cui sono nati. Luigino Bruni argomenta, non senza ragioni, che anche il
rendimento dell’impegno risente dell’influenza degli altri fattori (un conto è
studiare in un ambiente che crea le condizioni più favorevoli per farlo, conto
in un monolocale abitato da una famiglia numerosa). S e ci pensiamo la cultura
dello sport paralimpico è molto attenta a creare categorie omogenee di atleti
per condizioni di partenza per ogni singolo tipo di gara. In analogia con le
disabilità fisiche anche le disabilità sociali molto spesso fanno sì che l’idea
di partecipare tutti alla medesima gara sia un’illusione.
In studi ancora più recenti emerge in quasi tutti i Paesi europei una classe di “arrabbiati” che si sentono a torto o a ragione vittime della globalizzazione e alimentano complottismi, negazionismi e reazioni identitarie indebolendo la fiducia nelle istituzioni. Caratteristica comune di questa classe è il basso livello d’istruzione che aumenta il rischio di cadere in semplificazioni consolatorie che identificano nella causa dei propri mali una classe di potenti o di scienziati che trama contro il popolo. Per tutti questi motivi il primo obiettivo che le stesse élite dovrebbero perseguire per favorire lo sviluppo economico, sociale e civile di un paese riducendo al minimo conflitti e tensioni sociali non è certo quello di limitare l’accesso agli studi ma è quello dell’istruzione obbligatoria per tutti, almeno fino al termine della scuola superiore. Investendo in modo significativo per contrastare l’abbandono scolastico, una piaga che alimenta il fenomeno dei Neet (giovani che non lavorano né studiano) che assume proporzioni drammatiche nel sud del nostro paese. Purtroppo, l’investimento in istruzione che è forse la cosa più importante e un potente strumento di correzione delle diseguaglianze ex ante e di promozione delle pari opportunità non rende elettoralmente perché i suoi risultati sono differiti nel tempo. Più facile mettere qualche decina o centinaia di euro in busta paga una tantum degli elettori. Cosa che puntualmente accade in ogni legge finanziaria di destra o di sinistra.
I sostenitori della meritocrazia hanno una freccia importante al loro arco. Dobbiamo incentivare e premiare chi genera risultati positivi per il paese. Qui parliamo di merito che va oltre il periodo scolastico. E per risultati positivi dobbiamo intenderci. Conquistare fette maggiori di torte a somma zero è indice di aggressività più che di merito, migliora la condizione di chi riesce a farlo ma non accresce il benessere di un paese. Ciò che andrebbe premiata è la generatività, ovvero la capacità della propria azione di generare impatti sociali positivi (attività che gli ultimi studi sulla felicità rivelano essere in parte già premio a sé stessa) proprio favorendo accesso ed inclusione ad esempio. L’economia civile da sempre investe anche in comunicazione per far emergere buone pratiche, premiarle, mettere in rete i generativi in modo che possano aumentare il loro impatto. Se proprio dobbiamo parlare di merito allora ci piace avere a riferimento la logica e la teoria dell’Uomo ragno: a grandi poteri corrispondono grandi responsabilità.
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