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lunedì 9 ottobre 2023

NON SO

 ELOGIO 

DEL NON SO 

- di José Tolentino Mendonça

Il tempo non è l’avversario con cui più sentirsi a proprio agio sul ring, dato che in fondo ben sappiamo che sarà lui, alla fine, a vincere.

Anche noi siamo fatti di tempo, siamo impastati della sua argilla, ci percepiamo come attraversati da substrati temporali in tensione, da tempi di natura differente che, a modo loro, ci misurano e ci spiegano.

Siamo un istante in transito fra passato, presente e futuro. Ma del tempo noi sappiamo soltanto una briciola.

Questa coscienza ci sfida a guardare con occhi riconciliati a ciò che ignoriamo. Ho riletto nei giorni scorsi il discorso che Wisława Szymborska pronunciò alla cerimonia di consegna del Nobel, nel 1996. All’epoca non mancarono i commenti che si era trattato del discorso più corto mai ascoltato dall’Accademia Svedese, ma la verità è che la sapienza che esso mostra è enorme.

Che cosa propone Szymborska? L’elogio del «non so». Ricorda che i dittatori, i fanatici e i demagoghi di ogni specie «sanno, e ciò che sanno gli basta una volta per tutte».

Quello che non sanno, però, è che, quando la conoscenza cessa di produrre nuove domande perde quella temperatura che conserva in sé il torrenziale flusso della vita.

Così la scrittrice controbatteva: «Per questo apprezzo tanto due piccole paroline: “non so”.

Piccole, ma alate. Parole che estendono la nostra vita in territori che si trovano in noi stessi e in territori in cui è sospesa la nostra minuta Terra».

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