SI VINCE INSIEME
Inaudita violenza
Dopo gli incredibili fatti di inaudita
violenza delle scorse settimane, pare si stia diffondendo la “voglia di punire”
da un lato e la militarizzazione dei territori dall’altro. La punizione può
affascinare in quanto correla una reazione legittima e indiscutibile a un
comportamento sbagliato. La parola ha un etimo interessante: deriva da poena,
termine latino che rimanda a una radice indoeuropea che significa “pagare” che
rinvia a sua volta allo scambio, molto rinforzato dalla cultura mercantile. Una
punizione perché sia efficace deve iscriversi all’interno di una relazione
educativa che sempre pone al centro il favor minoris, poiché la persona è al di
sopra della norma e la stessa è al servizio della persona; l’azione del punire
deve perseguire la rieducazione e la redenzione come recita la Costituzione.
Educare e ri-educare, nel senso di tornare a
educare, riteniamo che costituisca la chiave di volta per orientarci verso
orizzonti di speranza attiva. Solamente un cambiamento dei contesti di vita per
delineare diversi sfondi di rappresentazione di sé e degli altri può portare a
una ricerca seria di una via ricostruttiva. Considerata la complessità della
sfida non è pensabile che la responsabilità ricada su una sola istituzione o
soggetto sociale, ma è indispensabile la costruzione di un tessuto di
correlazione dialogica e di un’alleanza di corresponsabilità. Troppo spesso i
singoli mondi tendono a essere autocentrati tanto da ritenersi autosufficienti;
ciò forse rasenta il delirio di onnipotenza che, in modo particolare in
educazione, non funziona. Infatti, educare è azione “politica” nel senso che
mobilità la città nella costruzione di una comunità educante.
Una mobilitazione pedagogica
La prima “mobilitazione pedagogica” riguarda
gli adulti ai vari livelli, nella delineazione di una progettualità formativa
“aperta” che chiamerà in causa una partecipazione attiva degli stessi ragazzi e
giovani. Famiglia, scuola, parrocchia, forze dell’ordine, consultorio, servizio
sociale e sanitario, mondo sportivo… sono chiamati a costruire un sistema
educativo integrato, basato sulla stima reciproca tra i diversi soggetti
coinvolti e sulla leale collaborazione.
Costruire sfondi valoriali
Come Fism sperimentiamo nelle nostre realtà
come attraverso l’ascolto attivo e la costruzione di sfondi valoriali di
significati “agiti” quali la solidarietà, il rispetto reciproco, anche di
genere, la gentilezza, la prosocialità e la mutualità siano ingredienti che
fanno vivere la condivisione e la fratellanza a piccoli e adulti. Nel quadro
complessivo del processo educativo e della sua progettualità, ci pare che la
formazione affettivo-sessuale sia dimensione costitutiva. Certamente assistiamo
a una erotizzazione precoce e diffusa che mina alla radice la costruzione della
personalità, espungendo il codice dell’amore che è tenerezza, incontro con
l’altro, scambio di sentimenti ed emozioni. Non possiamo abbandonare i nostri
bambini e via via preadolescenti e giovani a un analfabetismo emotivo affettivo
che riduce l’uomo al genitale e al consumo per il proprio piacere egocentrico
ed egolatrico. Va interrotto il gioco al rimpallo tra famiglia, scuola e altri
soggetti che alla fine rinforza l’omissione degli adulti che si rifugiano nel
silenzio. L’educazione affettivo-sessuale è educazione alla vita e deve
iniziare, a misura dell’età, sin dall’infanzia, mobilitando la partecipazione e
il coinvolgimento della famiglia, nel segno dell’umanizzazione.
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